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Sì al metodo Stamina: la posizione del Gruppo2003

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Il Gruppo 2003 che raccoglie, fra gli altri, i medici e i ricercatori più citati nella letteratura scientifica internazionale, esprime un profondo sconcerto per la decisione del Ministro di consentire la prosecuzione di terapie con cellule “staminali” secondo il metodo Stamina. Il Gruppo 2003 ribadisce i principi già espressi nel documento delle società scientifiche nazionali e internazionali.

1) Esprimiamo innanzitutto solidarietà e comprensione per le famiglie dei pazienti. Riteniamo che proprio in un ottica di rispetto delle sofferenze dei pazienti e delle loro famiglie sia essenziale che le terapie innovative vengano sviluppate con metodi rigorosi e trasparenti, in contesti di provata certificazione a livello internazionale.

2) Riteniamo che approvare scorciatoie per metodi che non rispettano i criteri di sicurezza, trasparenza e qualificazione medico-scientifica, non sia rispettoso nei confronti delle ansie  e delle  sofferenze dei pazienti e delle loro famiglie. 

3) Riteniamo che sia doveroso dare speranza ai pazienti, ma che la vera speranza consista nella ricerca medica rigorosa e trasparente, al di fuori della quale si alimentano illusioni prive di fondamento come già tante volte è successo in passato.

4) Esprimiamo preoccupazione che il principio che viene introdotto apra la porta alla creazione di situazioni di fatto per l’uso di terapie prive di ogni fondamento, con grave danno per la salute di tutti.

5) Infine, è motivo di grave preoccupazione il fatto che, come già successo in passato (caso Di Bella), risorse pubbliche vengano utilizzate per sperimentazioni o pseudo sperimentazioni,  non qualificate per metodologia e contenuti, una preoccupazione ancora più grave in una fase di tagli alla spesa sanitaria e di difficoltà ad avere accesso a terapie innovative di provata efficacia per i pazienti.

Alberto Mantovani per Il Gruppo 2003 per la Ricerca Scientifica


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La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.