Shinzo Abe, il primo Ministro giapponese, ha dichiarato
mercoledì scorso che il suo governo interverrà in modo più diretto nelle
operazioni di bonifica dell'area colpita durante l'incidente della centrale
nucleare di Fukushima, nel 2011.
A un anno di distanza dalla pubblicazione del report
ufficiale sulle responsabilità dell'incidente, continuano a salire le concentrazioni di
elementi radioattivi e non c'è modo di arginare il flusso di acqua contaminata
che finisce nell'oceano dalle falde acquifere. La presa di posizione del
governo appena insediato arriva dopo l'ammissione della TEPCO, la società che
gestisce il nucleare giapponese dal 1960, che circa 300 tonnellate di acqua radioattiva
si è riversata nell'oceano Pacifico.
Qualche settimana fa, Greenpeace ha reso pubblici a tal proposito i risultati
di 25 campionamenti sull'acqua di mare subito antistante la centrale, registrando
tassi di radioattività anche a 55 km di distanza. E ancora prima, lo scorso
gennaio, è stato dimostrato che la fauna ittica giapponese contiene una
quantità di radiazioni superiore di 2500 volte il limite consentito.
Quello di Abe è il primo intervento di questo tipo da parte di un esponente governativo
dal 2011 a oggi e dà in qualche modo la misura di quanto sia grave la portata
della crisi, non solo ambientale, in seguito all'incidente. Nonostante il
report rilasciato nel 2012 ammetta le responsabilità umane e di gestione,
infatti, la credibilità dei referenti politici e tecnici e la fiducia della
popolazione non sono mai state così basse. La decisione di intervenire per via politica può essere interpretata quindi
anche come un tentativo di ricucire questa distanza e riacquistare consenso,
marginalizzando la TEPCO, che ha intanto negato ogni correlazione tra l'inquinamento
da radiazioni e la recente morte per cancro all'esofago di Masao Yoshida, l'ex
capo della centrale nucleare.
" Non è un problema che possiamo lasciare solo nelle mani della Tepco, ma va affrontato a livello nazionale.", ha dichiarato Abe.
La TEPCO ha tentennato nelle operazioni di bonifica fin da subito dopo l'11 marzo 2011, esitando per esempio ad aggiungere acqua di mare per raffreddare i reattori, e ha ammesso ufficialmente per la prima la presenza di inquinamento radioattivo nell'oceano solo poche settimane fa, dopo l'ennesima fuoriuscita di vapore radioattivo, minimizzando comunque il fattore di rischio. Questo succedeva all'indomani dell'elezione del nuovo governo. Questa coincidenza ha messo in allarme alcuni osservatori sulle reali intenzioni di TEPCO, dal momento che il premier, nonostante il suo partito, è tra i maggiori sostenitori dell'industria nucleare.
Ma secondo Eiji Yamaguchi, professore di politica scientifica e tecnologica a Doshisha University di Kyoto, le parole di Abe non lasciano dubbi: "Si tratta di una ammissione da parte del governo che Tepco ha gestito male la pulizia e disinformato il pubblico", ha dichiarato al NyTimes "Il governo non ha altra scelta che offuscare due anni di cattiva gestione della TEPCO".
Rimane però aperta l'ipotesi che possa essere anche una scelta mediatica per facilitare agli occhi dell'opinione pubblica l'inevitabile scarico forzato delle acque contaminate e che le possibilità effettive di intervento del governo dal punto di vista tecnico siano molto limitate. TEPCO, in sostanza, potrebbe continuare ad avere potere decisionale, oltre che una copertura finanziaria. A meno che il governo non decida di assumere una posizione più forte all'interno della TEPCO