fbpx Fukushima: emergenza radiazioni, interviene il governo | Page 5 | Scienza in rete

Fukushima: emergenza radiazioni, interviene il governo

Read time: 3 mins

Shinzo Abe, il primo Ministro giapponese, ha dichiarato mercoledì scorso che il suo governo interverrà in modo più diretto nelle operazioni di bonifica dell'area colpita nel 2011 dall'incidente della centrale nucleare di Fukushima.
A un anno di distanza dalla pubblicazione del report ufficiale sulle responsabilità dell'incidente,  continuano a salire le concentrazioni di elementi radioattivi e non c'è modo di arginare il flusso di acqua contaminata che finisce nell'oceano dalle falde acquifere. La presa di posizione del governo appena insediato arriva dopo l'ammissione della TEPCO - la società che gestisce il nucleare giapponese - che circa 300 tonnellate di acqua radioattiva si sono riversate nell'oceano Pacifico.
Qualche settimana fa, Greenpeace ha reso pubblici a tal proposito i risultati di 25 campionamenti nell'acqua di mare subito antistante la centrale, registrando tassi di radioattività anche a 55 km di distanza. E ancora prima, lo scorso gennaio, è stato dimostrato che la fauna ittica giapponese contiene una quantità di radiazioni superiore di 2500 volte il limite consentito.

Quello di Abe è il primo intervento di questo tipo da parte di un esponente governativo dal 2011 a oggi e dà in qualche modo la misura di quanto sia grave la portata della crisi, non solo ambientale, in seguito all'incidente. Nonostante il report rilasciato nel 2012 ammetta le responsabilità umane e di gestione, infatti, la credibilità dei referenti politici e tecnici e la fiducia della popolazione non sono mai state così basse. La decisione di intervenire per via politica può essere interpretata quindi anche come un tentativo di ricucire questa distanza e riacquistare consenso, marginalizzando la TEPCO, che ha intanto negato ogni correlazione tra l'inquinamento da radiazioni e la recente morte per cancro all'esofago di Masao Yoshida, l'ex capo della centrale nucleare: "Non è un problema che possiamo lasciare solo nelle mani della Tepco, ma va affrontato a livello nazionale", ha dichiarato Abe.

La  TEPCO ha tentennato nelle operazioni di bonifica fin da subito dopo l'11 marzo 2011, esitando per esempio ad aggiungere acqua di mare per raffreddare i reattori, e ha ammesso ufficialmente per la prima volta la presenza di inquinamento radioattivo nell'oceano solo poche settimane fa, dopo l'ennesima fuoriuscita di vapore radioattivo, minimizzando comunque il fattore di rischio. Questo succedeva all'indomani dell'elezione del nuovo governo. La coincidenza ha messo in allarme alcuni osservatori sulle reali intenzioni di TEPCO, dal momento che il premier, nonostante il suo partito, è tra i maggiori sostenitori dell'industria nucleare.
Ma secondo Eiji Yamaguchi, professore di politica scientifica e tecnologica alla Doshisha University di Kyoto, le parole di Abe non lasciano dubbi: "Si tratta di una ammissione da parte del governo che Tepco ha gestito male la pulizia e disinformato il pubblico", ha dichiarato al Ny Times "Il governo non ha altra scelta che offuscare due anni di cattiva gestione della TEPCO".

Rimane però aperta l'ipotesi che possa essere anche una scelta mediatica per facilitare agli occhi della cittadinanza l'accetazione di un possibile, se non inevitabile, scarico forzato delle acque contaminate in mare, e che le possibilità effettive di intervento del governo dal punto di vista tecnico siano molto limitate. TEPCO, in sostanza, potrebbe continuare ad avere potere decisionale, oltre che una copertura finanziaria. A meno che il governo non decida, dopo numerose e pressanti richieste degli esperti in materia, di assumere una posizione più forte all'interno della stessa, aumentado le quote di partecipazione pubblica.

Autori: 
Sezioni: 
Dossier: 
Nucleare

prossimo articolo

Gli sprechi nel Servizio Sanitario Nazionale: è possibile fornire raccomandazioni per combatterli?

medico con stetoscopio

La crisi del SSN italiano è aggravata non solo dal sottofinanziamento, ma anche da sprechi strutturali. Tra le principali cause vi sono inefficienze gestionali, acquisti non ottimizzati e inappropriatezza nell'erogazione di servizi sanitari. Per affrontare il problema, è necessario un approccio scientificamente fondato che includa raccomandazioni su politiche sanitarie più mirate, come la razionalizzazione della rete ospedaliera e l'adozione di modelli assistenziali innovativi.

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è in crisi e la salute è diventato uno dei problema che preoccupa di più gli italiani. La crisi della sanità pubblica ha portato questi giorni a uno sciopero di 24 ore del personale della sanità, promosso da alcune sigle sindacali e che si potrebbe definire “da esaperazione”. Un'esasperazione ampiamente giustificata. Nel quotidiano dibattito politico, tecnico e mediatico sulla crisi del SSN trova giustificatamente un grande spazio il tema del sottofinanziamento, mentre una scarsa attenzione viene riservata alla lotta agli sprechi.