Una convinzione profondamente radicata in tutti noi è che siamo liberi e che decidiamo liberamente che cosa fare. Questa nostra convinzione non è determinata dalla ragione, che ci dice che liberi non possiamo essere (Laplace, A Phylosophical Essay on Probabilities, 1840), ma dall’esperienza che nella vita di tutti i giorni alcune decisioni su come agire nascono in noi, altre ci sono imposte. Il vero contrasto quindi con libertà è costrizione. “Actions are constrained when one person compels another to act, by, for example, threats of force, hypnosis, or deceit.” (Ayer, Freedom and necessity, 1954). Accanto ai motivi indicati da Ayer, vi sono altre limitazioni alla nostra libertà. Nel secolo scorso il pericolo di perdere la nostra libertà, nel senso di Ayer, era visto nella possibilità che gruppi di potere potessero “condizionare” la maggioranza della popolazione ad agire secondo i loro voleri. Aldous Huxley nel suo romanzo “Brave New Word” immagina il condizionamento classico (Pavloviano) come il metodo usato da una classe dirigente “buona” per rendere tutti felici. Tutti sono felici perché condizionati a pensare che la loro condizione sociale sia la migliore possibile. L’uso libero di sesso e droga rafforza questa convinzione. L’eroe, pur mediocre, del romanzo si accorge dell’inganno, di essere condizionato da altri in tutto ciò che pensa e di entrare in conflitto con la società se ha un’idea propria. E ne soffre. Il condizionamento operante (Skinneriano) è stato l’incubo dei libertari del Novecento, specie durante i moti degli anni sessanta. Skinner, critico del sistema capitalista, fu tacciato addirittura di fascismo. Il condizionamento operante consiste nel dare un rinforzo biologico (cibo, sesso, ecc.) o sociale (lode, premio in denaro, promozione in carriera) quando un individuo, uomo o animale, fa una determinata azione (un operante). E’ un metodo di condizionamento molto efficace, se si riesce a controllare le variabili in cui si trova l’individuo da condizionare. Con il trionfo della psicologia cognitiva negli anni settanta il condizionamento operante era sparito dalla scena mediatica. E’ ritornato di moda sotto altro nome (terapia cognitivo-comportamentale) in questi ultimi anni per il controllo di comportamenti patologici in bambini autistici a basso quoziente intellettivo. Viene surrettiziamente proposto come “terapia dell’autismo”. Un meccanismo che può limitare la nostra libertà è stato individuato dal genetista inglese Richard Dawkins. Nel 1989 nel suo libro The selfish gene, Dawkins ha descritto una entità che ha chiamata “meme” e che ha definito come “an idea, behavior, or style that spreads from person to person within a culture.” Il meme si autopropaga e porta espressioni, idee, simboli o pratiche che si trasmettono attraverso la scrittura il linguaggio, gesti o altri fenomeni imitabili.
Prima di esaminare la validità scientifica del concetto, esaminiamo alcuni esempi elementari di memi. “Portare avanti il discorso”. E’ un frase che dice poco ai giovani, ma era un meme popolarissimo negli anni 60. Significa: “Non abbiamo deciso niente, riprendiamo a discutere nella prossima assemblea”. Ultimamente è sparito. “Fare un passo indietro”. E’ una frase che forse non ha inventato Bersani, ma che ha comunque usato in maniera ossessiva durante la campagna elettorale. Poi è diventato un meme per chiedere le dimissioni di qualcuno. Questi sono memi innocui. Pericolosi sono invece i memi con contenuto etico o politico. In Italia ad esempio è stata attaccata e “svergognata” la classe politica, perché ha varato una legge antidemocratica che non lascia ai “cittadini” la scelta dei deputati. “Le liste bloccate sono una vergogna antidemocratica che solo noi in Italia abbiamo”. Chi non ha sentito o letto questa frase? In realtà la lista bloccata è stata introdotta per evitare forme di corruzione che candidati, liberi di competere, compivano. Ma, lasciamo perdere le motivazioni che hanno portato alla legge, il problema è se è vero che la lista bloccata è una “vergogna” italiana. La risposta è no. Questa è la legge elettorale inglese per l’elezione nel Parlamento Europeo. Ecco il testo. “The Closed Party List system is used to elect Members of the European Parliament. A voter marks a cross on the ballot paper next to the party’s name they wish to support. As voters choose parties rather than candidates, it is for the parties to determine the order in which candidates appear on the list and are then elected.” Che antidemocratici questi inglesi! Ma non era una vergogna italiana?
I memi sono solo una curiosa invenzione di un genetista o hanno una base neurale? E’verosimile che sia vera la seconda ipotesi. I primati sono dotati di un meccanismo chiamato “meccanismo mirror”. Il meccanismo mirror trasforma l’informazione sensoriale in informazione motoria. Se vedo una persona afferrare una tazzina, nel mio cervello si attiva in programma motorio “afferrare la tazzina”. Se sento delle parole, nel mio cervello si attivano programmi motori per ripetere i fonemi che le formano. Se vedo una persona soffrire si attivano gli stessi circuiti neurali che sono responsabili del mio soffrire quando ricevo uno stimolo doloroso. Il meccanismo mirror sia nei primati non umani sia nell’uomo serve primariamente a capire cosa fanno o sentono gli altri. Nell’esempio del dolore non ho bisogno di centri cognitivi che mi dicano che uno soffre, la visione della sofferenza altrui fa soffrire immediatamente anche me. E’ stato proposto da un famoso neurologo americano Ramachandran che, ad un certo punto dell’evoluzione, circa 100.000 anni fa, il sistema mirror, originariamente un sistema per capire, sia diventato un sistema anche per imitare e che questo momento sia stato fondamentale per il tumultuoso sviluppo della nostra specie. La capacità di imitare divide, infatti, in maniera netta l’uomo dai primati, inclusi i primati superiori. Se si fa vedere ad uno scimpanzé un congegno che si apre mediante una sequenza di movimenti, lo scimpanzé imparerà ad aprirlo, ma con sforzo e talvolta fallirà del tutto. Un bambino invece imparerà a farlo in pochi minuti. L’uomo è una macchina per imitare. Questa capacità porta ad una conseguenza fondamentale: la cultura. Se un individuo inventa qualche cosa ed un altro individuo sa imitare, la sua invenzione resterà nel tempo e diventerà patrimonio di tutti. Se nessuno sa imitare l’invenzione fatta da un singolo individuo, finirà nel nulla. La comparsa delle capacità imitative ha trasformato Homo sapiens da una specie che si evolve seguendo le leggi dell’evoluzione Darwiniana in una specie che si evolve intellettualmente seguendo le leggi dell’evoluzione Lamarkiana. Modificazioni acquisite (scoperte, invenzioni) sono trasmesse alle altre generazioni. L’imitazione è utile, ma può essere anche dannosa. Pensate a un portiere in una squadra di calcio. Se dovesse imitare quello che fa un attaccante sarebbe un disastro. Per evitare che questo accada esistono dei meccanismi di controllo. L’azione degli altri entra in noi ma è bloccata da freni posti nel lobo frontale e, come scoperto di recente a Londra, anche da meccanismi intrisici al meccanismo mirror. I memi rappresantano la patologia di un meccanismo, la codifica di comportamenti altrui e la sua ripetizione, che hanno permesso lo sviluppo della cultura. Sono imitazioni parassite che compiamo senza volere.
I memi competono tra di loro e la loro propagazione dipende da molteplici fattori. Uno è la ricezione di memi quando le capacità critiche di chi li riceve sono diminuite. Negli anni trenta del secolo scorso, un mezzo molto efficace per propagare memi è stata la radio. Gli storici concordano che l’abilità di Goebbels nell’uso della radio, come mezzo di propaganda, è stato un fattore fondamentale per diffondere le idee naziste e fare entrare nella mente dei tedeschi memi del tutto irrazionali (i presunti complotti del capitalismo “ebraico”, la superiorità della “razza” ariana, ecc). Oggi radio e televisione sono esperienze che coinvolgono molto meno l’ascoltatore o lo spettatore. La radio non ha più quella capacità “magnetica” che aveva durante il periodo prebellico. E così pure la televisione. Il fattore nuovo e veramente pericoloso per la nostra capacità di essere liberi (di non esser eterodiretti) è internet nel suo aspetto interattivo. L’essere esposti ad un bombardamento di memi in blogs, di cui si è parte, determina la mancanza di quei processi cognitivi che accompagnano la lettura o anche la visione della televisione. I memi di internet si propagano immediatamente ed influenzano centinaia se non migliaia di persone. Internet interattivo non è un esempio di democrazia, ma viceversa un forte limite alla nostra libertà di pensiero. L’esperienza italiana del movimento “cinque stelle” è un esempio sulla possibilità di trasmissione di memi assurdi e della loro influenza sulla vita politica di una nazione.