fbpx Fukushima: radiazioni e dubbi in aumento | Scienza in rete

Fukushima: radiazioni e dubbi in aumento

Read time: 2 mins

Non si ferma la fuga di radiazioni dallo stabilimento di Fukushima. Dal 22 agosto, infatti, il livello record di inquinamento nucleare è aumentato di circa 18 volte (1800 millisievert all'ora a fronte del limite di 50 stabilito dalla legislazione giapponese per la tutela dei soli operatori delle centrali). Si tratta di una quantità incontrollabile, in grado di uccidere nel giro di quattro ore chiunque ne sia esposto. Dopo l'annuncio di un suo intervento più diretto, il governo giapponese ora mette sul tavolo le cifre, confermando un suo appoggio a TEPCO: circa 500 milioni di dollari per la bonifica, compresa una quota destinata alla costruzione di una barriera di ghiaccio in grado di arginare le perdite di acqua radioattiva e la contaminazione dell'oceano. Questa opera di emergenza consisterebbe, in sostanza, in una barriera per proteggere l'oceano dall'acqua radioattiva, un muro ottenuto di liquido refrigerante e suolo raffreddato collocato in profondità, in posizione strategica per fermare il flusso dell'acqua di scarico da terra verso mare. Il 'muro di ghiaccio' sarebbe comunque una soluzione temporanea, non totalmente sicura dal punto di vista tecnologico, per via del rischio di black out nella centrale.


Le intenzioni e il programma del governo non riescono tuttavia a convincere del tutto osservatori ed esperti, come segnala un dossier del NyTimes. Ken O. Buessele del Woods Hole Oceanografic Institution fa notare che la persistenza delle perdite rappresenta il principale ostacolo a un'operazione di bonifica, considerando che la contaminazione continuerà inevitabilmente fino a quando non si potrà fermere del tutto il flusso di acqua sotterranea (potrebbero essere necessari addirittura degli anni). E in generale a essere messa in discussione è l'affidabilità di governo e TEPCO per le loro incerte competenze gestionali e tecniche.

Autori: 
Sezioni: 
Nucleare

prossimo articolo

Sanità più sostenibile: le raccomandazioni SIAARTI per una anestesia green

Immagine di una sala operatoria con un anestesista e un paziente addormentato sullo sfondo di elementi vegetali

Nel contesto della campagna Green Choosing Wisely, sostenuta da Slow Medicine, con la finalità di rendere i sistemi sanitari più sostenibili, la Società italiana di anestesia ha pubblicato le cinque raccomandazioni per rendere le attività legate all’anestesia e all’analgesia meno impattanti sull’ambiente. A partire dalla scelta dei gas utilizzati per addormentare i pazienti, di cui alcuni hanno un effetto serra che supera di migliaia di volte quello della CO2.

Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni: il 5% circa delle immissioni in atmosfera di gas clima-alteranti di origine antropica è riconducibile ai servizi sanitari, un valore equivalente a circa il doppio delle immissioni legate all’intero trasporto aereo mondiale (si veda, per questi dati, il Lancet).