“Bruchi, scarafi, pidocchi” è un
libro che racconta del formicolante mondo delle brutte bestiole. E’ perfetto
per bambini che si divertono a costruire case per lumache e a catturare
“ragnosi” ragni! E’ un viaggio esilerante alla scoperta degli aspetti più
insoliti e raccapriccianti di insetti, vermi e ragni.
Nel primo capitolo viene
introdotto il concetto di classificazione degli esseri viventi in specie,
generi e famiglie e così fino alle classi. Per ogni classe trattata vengono indicati i caratteri
morfologici utilizzati per la classificazione. Nei capitoli successivi sono
presentate le diverse bestiole singolarmente. Tra la descrizione di una specie
e l’altra il piccolo lettore viene interrogato su numeri e abitudini
dell’animale in esame attraverso domande a risposta multipla. Originale la
sezione in cui il bambino è stimolato ad entrare in azione per fare amicizia
con la bestiola di turno; per esempio gli viene spiegato come incantare un
lombrico o come capire se un onisco è un animale furbo o come imparare a
mangiare come un insetto!
Il libro termina con una lezione
ambientalista rivolta agli uomini, unici animali capaci di distruggere
intenzionalmente il proprio ambiente.
Un libro di scienza o meglio di
brutta scienza come precisa l’autore Nick Arnold adatto a bambini (dagli otto
anni) e ai loro genitori curiosi di imparare a riconoscere le bestiole del
prato e a studiarne le abitudini.
“Bruchi, scarafi, pidocchi” E altre meravigliose bestiole
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Di latticini, biotecnologie e latte sintetico
La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.
Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.