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2035: verso quale energia? Meno petrolio più rinnovabili

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La storia ci ha dimostrato a più riprese quanto si riveli spesso erroneo basare le proprie scelte su previsioni numeriche, per quanto complesse, soprattutto se i protagonisti coinvolti giocano su scala mondiale e se la questione di cui si parla poggia le fondamenta su dinamiche dalla portata incommensurabile, come gli interessi economici, la finanza, la geopolitica.

Quello degli investimenti futuri legati alla domanda e alla produzione di energia è uno dei casi principe di questa difficoltà, e al contempo uno degli ambiti dove viene dipinto il maggior numero di scenari possibili, più o meno catastrofici. Per cercare di far convergere le statistiche elaborate fino a oggi, di recente l'International Energy Agency (IEA) all'interno del World Energy Outlook ha pubblicato un nuovo report speciale che cerca di tirare le fila su ciò che paiono raccontare i vari scenari che si prospettano per il nostro pianeta da qui al 2035.
A livello metodologico il dossier si caratterizza per lo sforzo di sintetizzare due scenari, considerati come i più significativi a cui fare riferimento: il New Policies Scenario e lo scenario 450: il primo, usato solitamente dall'IEA come riferimento, tiene conto degli impegni di massima delle politiche e dei piani nazionali che sono stati annunciati dai vari paesi, rispetto alla riduzione delle emissioni di gas serra, il secondo invece è uno scenario presentato nel World Energy Outlook che definisce un percorso energetico coerente con l'obiettivo di limitare l'aumento globale della temperatura a 2°C, limitando la concentrazione di gas serra in atmosfera di circa 450 parti per milione di CO2.
Con l'esclusione dei costi relativi a ricerca e sviluppo e ai costi si smaltimento, e facendo riferimento solo alle spese che riguardano pianificazione, costruzione, materiali e permessi, secondo l'IEA da qui al 2035 l'investimento richiesto ogni anno per venire incontro alla domanda energetica mondiale salirebbe verso i 2000 miliardi di dollari, mentre la spesa annua sull'efficienza energetica arriverebbe ai 550 miliardi di dollari. Cifre così alte finiscono spesso per confondere, per non dar conto realisticamente di quanta energia stiamo parlando. È sufficiente però pensare che all'inizio del millennio, quasi 15 anni fa, gli investimenti per l'approvvigionamento energetico su scala mondiale non arrivavano a 800 miliardi di dollari, per toccare i 1000 miliardi solo nel 2004.
A essere interessante però è come si investono i capitali, e in particolare chi investe in che cosa. È qui che emergono le divergenze tra i due scenari, talvolta più, altre volte meno grandi; tuttavia, anche con le differenze che li distinguono, incrociare entrambi questi due scenari futuri, il NPS e lo Scenario 450, permette comunque di individuare – anche senza la pretesa di descriverla con precisione apodittica - qual è la direzione verso cui stiamo andando. Tratteggiare insomma i percorsi del “chi investirà e in che cosa”.

 

Riguardo agli investimenti sul carbone, sembra saranno l'Asia e l'Oceania a trainare l'economia. A seguire gli investimenti che riguardano il petrolio, che secondo le stime continueranno a interessare soprattutto il nord America. Per quanto riguarda invece gli investimenti sui biocarburanti, le cifre rispetto ai miliardi di dollari investiti su carbone, petrolio, gas ed elettricità sono ancora praticamente inesistenti e in questo caso le differenze presentate dall'uno e dall'altro scenario sembrano importanti.
Saranno però gli investimenti per la produzione di energia elettrica a rappresentare l'impronta più significativa dei nostri futuri investimenti. In particolare nella regione dell'Asia-Oceania, che in entrambi gli scenari pare rappresenterà il traino della produzione mondiale. Secondo lo scenario 450 infatti, gli investimenti in questa forma di energia saranno in media di molto maggiori rispetto a quelli prospettati dal NPS: 304 miliardi di dollari nel nord America rispetto ai 100 stimati dal NPS, 137 miliardi di dollari investiti in Europa, a fronte di 37 miliardi citati nel NPS. E ancora 151 miliardi su 63 in Asia-Oceania.
Raggiungere gli obiettivi dello scenario 450 significherebbe infatti un diverso tipo di investimenti. Esso richiederebbe 53 trilioni di dollari di investimenti cumulativi da qui al 2035, di cui circa 40 per alimentazione energetica, una cifra comparabile ai numeri forniti da NPS, ma con minori investimenti sui combustibili fossili e maggiori sulle energie rinnovabili. I rimanenti 14mila miliardi di dollari andrebbero invece a costituire la spesa per l'efficienza energetica.
È però nel settore della produzione di energia elettrica che si misurerà la virata verso le risorse rinnovabili e a livello mondiale secondo le stime di entrambi gli scenari da qui al 2035 gli investimenti maggiori riguarderanno l'eolico.


Tremila miliardi di dollari investiti nell'eolico su scala mondiale, il doppio di quelli che in entrambi gli scenari si prospetta saranno gli investimenti nel settore nucleare. Al secondo posto sostanzialmente alla pari gli investimenti su idroelettrico e carbone, mentre il solare si attesta solo al quarto posto. Anche l'Europa rifletterà secondo queste stime grosso modo la situazione mondiale, con il netto dominio dell'eolico, tuttavia gli investimenti nel settore dell'energia solare saranno in proporzione di più rispetto alla media mondiale.
In generale comunque in Europa da qui al 2035 gli investimenti sembra saranno orientati per la maggiore verso il settore delle rinnovabili, questo almeno secondo gli scenari dipinti dall'IEA.


Interessante in questo senso è anche incrociare i dati relativi al miliardi di dollari investiti nel settore, in generale e su scala mondiale, con quelli relativi alla produzione di impianti suddivisi per continente a seconda del tipo di fonte utilizzata, forniti dal NPS. Verranno investiti 726 miliardi di dollari dai paesi dell'area asiatica e in Oceania per nuovi impianti nel settore dell'eolico, mentre nel Nord America non si arriverebbe a 400 miliardi. In questo senso pare che il Vecchio Continente supererà, seppur di poco, i cugini americani.
Quello che emerge globalmente è che riguardo alle risorse rinnovabili i continenti più poveri, cioè l'Africa e l'America Latina investiranno molto meno rispetto alle aree cosiddette più industrializzate.
Nel solare per esempio il Nord America investirà, secondo le previsioni IEA, 234 miliardi di dollari, mentre nel continente africano si toccheranno a malapena i 50 miliardi e in Sud America i 32 miliardi di dollari. I paesi che il mondo sta tenendo sott'occhio però non sono né in Nord America, né in Europa.
Sono i cosiddetti BRIC, acronimo di Brasile, Russia, India e Cina, che insieme ai neo entrati Sudafrica e Turchia sono considerati oggi “paesi emergenti”, che secondo le aspettative mondiali e le premesse fin qui registrate, domineranno la scena economica mondiale nei prossimi vent'anni.

 

Partiamo dal Brasile. Il più grande tra i paesi sudamericani concentrerà i propri investimenti energetici sul petrolio: una media di 2mila miliardi di dollari a fronte dei 550 miliardi in media per la produzione di energia elettrica. La Russia invece sembra fornire una situazione più equilibrata, tra petrolio, energia elettrica e il tanto discusso gas. In India gli investimenti si concentreranno per la maggiore sulla produzione di energia elettrica – circa quanto il Brasile investirà nel petrolio – mentre la Cina si conferma leader indiscussa per gli investimenti sull'energia elettrica, con una media di quasi 4mila miliardi di dollari.


Anche per i paesi BRIC si confermano inoltre le differenze tra l'andamento prospettato dal NPS e quello dipinto dallo scenario 450: secondo quest'ultimo gli investimenti per la produzione di energia elettrica saranno di molto maggiori rispetto a quelli stimati dal NPS, anche se a differenza del main trend mondiale, pare che i BRIC a eccezione della Cina non punteranno sull'eolico, ma maggiormente su idroelettrico (Brasile e India), nucleare (Russia e India) e carbone (India e Cina).
Per quanto riguarda le economie emergenti dunque, pare che il promettente settore del solare non sarà tra i motori trainanti della futura economia. Resta da vedere quanto queste previsioni rispecchieranno la realtà.


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