Lo scorso 8 aprile è scomparso, all’età di 95 anni, Giorgio Salvini,
a cui gli eredi della Scuola di Roma, Edoardo
Amaldi e Gilberto Bernardini, avevano affidato, con la rinascita della fisica italiana nell’ambito
del nascente INFN, la realizzazione del
progetto lungamente vagheggiato dalla scuola di Fermi, di un acceleratore di
particelle con cui continuare la già fiorente attività svolta nel campo dei raggi cosmici: la
scelta era caduta su un elettrosincrotrone
da 1000 MeV, di cui Salvini divenne responsabile e direttore all’età di soli trentatré
anni.
Le sue qualità si rivelarono subito nella brillante idea di reclutare i
migliori giovani fisici, ingegneri e periti tecnici industriali appena laureati o diplomati, quindi poco più che ventenni.
Salvini seguiva le attività di ciascuno esaminando personalmente i risultati e intervenendo nelle scelte. Nonostante le difficoltà, i Laboratori Nazionali di Frascati ebbero
il sincrotrone pronto nel 1959 e
l’attività di ricerca iniziò immediatamente, con il contributo di ricercatori
provenienti da tutte le regioni
d’Italia, e con la collaborazione di colleghi stranieri, interessati alla novità, provenienti da
Cornell e Cal Tech negli USA, Bonn
in Germania, Uppsala in Svezia.
Salvini non mancò mai di ascoltare i suggerimenti per far crescere la comunità di Frascati, particolarmente la proposta di Bruno Touschek del 1960, con la quale iniziò la serie degli anelli di accumulazione elettrone-positrone, che attecchì in tutto il mondo, e a Frascati con AdA e Adone. A quel punto, Giorgio Salvini salì fino alla presidenza dell’INFN e continuò instalcabilmente la sua attività di ricercatore e di strumentista. Si prodigò per l’insegnamento universitario e per i rapporti con le grandi organizzazioni internazionali come il CERN.
Con lui perdiamo un esponente della comunità conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. I suoi ultimi anni sono caratterizzati da una grande curiosità per tutto ciò che, di nuovo, accadeva nel settore delle particelle elementari. Dette un importante contributo all’Anello protone-antiprotone che poi culminò nel Nobel assegnato a Rubbia e van der Meer per i mesoni elettrodeboli identificati al CERN.