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Aspettando Origins 2013

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Durante la nona edizione della Notte della ricerca, un evento nell'evento organizzato da CERN e ESO, con la collaborazione di INFN e INAF tra i protagonisti italinai affronterà il tema dell’origine dell’Universo: ORIGINS 2013, occasione che riunisce le principali istituzioni di ricerca europee. L’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande sono i due temi che verranno affrontati per raccontare la fisica delle particelle e l’astrofisica, con l'aiuto di scienziati famosi, giovani ricercatori e premi Nobel che condurranno il pubblico in un viaggio lungo la vita dell'Universo, a partire dal Big Bang fino alle osservazioni del satellite Planck e la scoperta del bosone di Higgs.

L’evento italiano, in programma venerdì 27 settembre a Bologna a partire dalle ore 18.00 (e che si affianca alle sedi di Ginevra e Parigi), potrà essere seguito in diretta web anche con l'interazione dei social network, ponendo direttamente le domande alle ricercatrici e ai ricercatori, utilizzando l'hashtag ufficiale #originsnight (includendo l'account @cern).

Tra gli interventi previsti, per il topic relativo all'origine dell'universo Licia Verde, per la Missione Planck Jean-Michel Lamarre e Reno Maldolesi, per LHC e bosone di Higgs Steve Myers e Julien Lesgourges e per l'esperimenti CMS e ATLAS Joe Incandela e Fabiola Giannotti.


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Ricerca pubblica: un piano ventennale per un’Europa più equa e competitiva

Immagine di uno scienziato al microscopio con pile di monete e il simbolo dell'Unione europea sullo sfondo

Se la leadership statunitense non pare più credere nella ricerca, tanto da indurre molti ricercatori a pensare seriamente di abbandonare il Paese, forse è arrivato il momento per l'Europa di rafforzare finalmente la sua competitività nel campo della ricerca e dello sviluppo, finora oscurata dai Stati Uniti e Cina. Un gruppo di scienziati europei di primo piano – Ugo Amaldi, Roberto Antonelli, Luciano Maiani e Giorgio Parisi – ha proposto recentemente un Programma ventennale per la ricerca pubblica europea (2026–2045), con l’obiettivo di portare tutti i paesi membri a investire almeno lo 0,75% del proprio PIL in ricerca pubblica.

Se la leadership statunitense non pare più credere nella ricerca, tanto da indurre molti ricercatori a pensare seriamente di abbandonare il Paese, forse è arrivato il momento per l'Europa di rafforzare finalmente la sua competitività nel campo della ricerca e dello sviluppo, finora oscurata dai Stati Uniti e Cina. A dire il vero è da molto tempo che l'Europa accarezza l'idea di una società basata sulla conoscenza.