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Caldo e sicurezza sul lavoro: ricerca, adattamento e prevenzione

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Caldo e sicurezza sul lavoro: ricerca, adattamento e prevenzione

L'aumento dell'intensità, frequenza e durata delle ondate di calore dovuto al cambiamento climatico ha un impatto significativo sulla salute, e le persone che svolgono lavori outdoor sono tra le più vulnerabili. Il progetto Worklimate, coordinato da Inail e dal CNR, sviluppa strumenti per la previsione del rischio caldo per prevenire infortuni e promuovere la sicurezza sul lavoro. 

L’incremento di intensità, frequenza e durata delle ondate di calore è uno degli effetti del cambiamento climatico più evidenti e il cui impatto sulla salute è più riconoscibile. La comunità scientifica ha ripetutamente dimostrato e discusso le conseguenze delle ondate di calore in termini di morbidità e mortalità nella popolazione, con particolare rilevanza nei segmenti di popolazione vulnerabili, tra cui vi sono certamente lavoratori e le lavoratrici impegnate in attività outdoor. L’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC), l’agenzia attiva su questi temi nell’ambito delle Nazioni Unite, ha stimato globalmente l’estate del 2023 la più calda di sempre e i dati per il 2024 vanno nella stessa direzione: è dunque necessario porre attenzione all’impatto del cambiamento climatico, e in modo specifico dell’esposizione a temperature elevate, sulla salute e la sicurezza occupazionale.

Numerosi studi epidemiologici hanno mostrato come lavorare in condizioni di esposizione eccessiva al caldo aumenti la probabilità di infortunio, in ragione di condizioni fisiche e cognitive compromesse e della conseguente minore capacità di affrontare situazioni inattese e potenzialmente pericolose. La combinazione di fattori come la sudorazione delle mani, l’elevata temperatura delle superfici, condizioni di visibilità deteriorate, possono favorire scivolamenti, cadute, collisioni. L’affaticamento e la disidratazione possono compromettere sia la stabilità posturale che la concentrazione. Ma la connessione fra cambiamento climatico e rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori non si limita al solo incremento delle probabilità di infortunio sul lavoro, bensì coinvolge l’incremento dell’esposizione alle radiazioni solari, l’interazione fra esposizione a inquinanti, cancerogeni occupazionali e allergeni biologici.

L’International Labour Office (ILO) ha appena pubblicato un documento nel quale sono riportate le evidenze scientifiche in tema di impatto sulla salute e sicurezza dei lavoratori del caldo. In Europa e Asia centrale l’esposizione occupazionale a temperature eccessivamente alte ha subito un incremento del 17,3% negli ultimi dieci anni. Nel complesso, 231 milioni di lavoratrici e lavoratori sono stati esposti alle ondate di calore nel 2020, registrando un incremento del 66% rispetto al 2000. Il rapporto segnala che nove casi su dieci di esposizione al caldo eccessivo e l’80% degli infortuni sul lavoro causati dal caldo eccessivo si verificano in periodi nei quali non vi sono ondate di calore.

L’implementazione di misure di adattamento per la prevenzione degli infortuni sul lavoro associati al caldo estremo consentirebbe di ridurre globalmente i costi sociali e sanitari di oltre 300 miliardi di dollari. Le stime dell’ILO mostrano che le economie a basso e medio reddito sono le più colpite dal caldo eccessivo, con costi degli infortuni sul lavoro che possono raggiungere circa l’1,5% del PIL.

Sul tema degli infortuni sul lavoro correlati al caldo, la ricerca epidemiologica ha prodotto recentemente evidenze solidissime in molti Paesi, attraverso l’utilizzo delle serie temporali giornaliere di infortuni e temperature e modelli statistici non lineari. Le metanalisi che hanno sintetizzato tali risultati, confermando una coerenza di fondo nelle stime, mostrano un accresciuto rischio di infortunio per esposizione a elevate temperature, in particolare per i lavoratori di alcuni settori industriali (edilizia, agricoltura, delivering e trasporti), per i lavoratori più giovani e delle aziende di piccola dimensione. In Italia, sono stati condotti studi epidemiologici con le stesse modalità che hanno stimato in circa 4.000 casi/anno gli infortuni sul lavoro per i quali l’esposizione al caldo estremo ha avuto un ruolo causale.

Una riflessione essenziale riguarda le misure di prevenzione e di contrasto che è possibile adottare nei luoghi di lavoro per ridurre gli effetti dell’esposizione ad alte temperature. Gli studi di settore e gli operatori della prevenzione concordano che si tratti di misure di adattamento, che coinvolgono interventi sia strutturali (la predisposizione di zone ombreggiate nei luoghi di lavoro e la disponibilità di acqua potabile, soprattutto per i lavori agricoli e delle costruzioni) che organizzativi (la rotazione dei lavoratori esposti che favorisca acclimatamento e sopportabilità e la gestione delle pause e dei turni nei segmenti spaziali e temporali di rischio più intenso).

Come si vede, il tema della consapevolezza e della possibilità di disporre di strumenti per la previsione della distribuzione del rischio è una questione di fondamentale importanza. In Italia è attivo il progetto di ricerca Worklimate, coordinato dall'Inail e dall'Istituto per la bioeconomia (Ibe) del CNR, in collaborazione con l’Azienda Usl Toscana Centro, l’Azienda Usl Toscana Sud Est, il Dipartimento di epidemiologia della regione Lazio, il Consorzio LaMMA e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna. Worklimate ha sviluppato un programma di attività per l’analisi dell’impatto del cambiamento climatico sulla salute e sulla sicurezza del lavoro e di intervento per la prevenzione dei rischi e la riduzione degli effetti.

Tenuto conto che sistemi di previsione e allerta sono uno strumento essenziale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute e che in Italia è attivo un sistema nazionale rivolto alla popolazione generale, si è ritenuto di rilevanza primaria disporre di analoghi strumenti di previsione e allerta delle condizioni di maggiore rischio per la salute dei lavoratori. Il progetto Worklimate ha prodotto e reso disponibile un sistema operativo previsionale del rischio caldo valido per diversi scenari espositivi in vari contesti occupazionali, utilizzando l’indicatore Wet Bulb Globe Temperature (WBGT), che nella versione elaborata nell’ambito del nuovo progetto Worklimate 2.0 utilizza un modello meteorologico deterministico (MOLOCH) con un'elevata risoluzione spaziale (circa 2 km) e un intervallo temporale orario di previsione con un orizzonte di 72 ore. Le previsioni del rischio di esposizione al caldo sono personalizzate su soggetti sani, considerando un profilo di lavoratore standard (alto 175 cm, peso 75 kg), che svolge attività fisica moderata o intensa, esposto direttamente ai raggi solari o che lavora all’ombra, e sono disponibili per diversi momenti della giornata (ore 8:00; 12:00; 16:00 e 20:00). Il sistema consente inoltre una specifica ricerca per località con previsioni a tre giorni e ha registrato oltre 20.000 accessi giornalieri nei periodi di maggiore intensità del caldo.

La disponibilità di tali mappe di rischio ha innescato una serie di reazioni nell'ambito delle politiche di prevenzione e rappresenta uno stimolante paradigma di riflessione. Nel corso dell’estate 2024, in numerose regioni sono stati emanati provvedimenti di tutela dei lavoratori che hanno fatto esplicito riferimento ai risultati di ricerca e alle mappe di previsione del rischio caldo prodotte nell’ambito del progetto Worklimate. In particolare, nel corso del mese di giugno 2024 le autorità regionali di Calabria, Puglia, Basilicata e Lazio hanno deliberato l’interdizione delle attività lavorative dalle ore 12:30 alle ore 16:00 in agricoltura, edilizia e altri contesti occupazionali nelle zone in cui era previsto un livello di rischio alto sulla base della piattaforma previsionale Worklimate e analogo provvedimento hanno emesso nel corso del mese di luglio 2024 le regioni Campania, Toscana, Molise, Sicilia, Abruzzo, Sardegna, Emilia-Romagna, Umbria, Piemonte e Marche. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro e il Coordinamento tecnico delle Regioni per la salute e la sicurezza del lavoro hanno indicato i risultati del progetto come un riferimento essenziale nella pianificazione degli interventi di contrasto e adattamento al rischio di esposizione occupazionale al caldo.

Nel luglio 2023, il Decreto Legge n. 98/2023 ha reso più agevole il ricorso alla cassa integrazione ordinaria nel caso di emergenza climatica per i lavoratori dell’edilizia e dell’agricoltura e ha previsto che i Ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali e della Salute favoriscano la sottoscrizione di intese tra organizzazioni datoriali e sindacali per l’adozione di linee guida e procedure concordate di riduzione degli effetti del cambiamento climatico sulla salute e sicurezza dei lavoratori.

Il sistema di allerta è completato con la realizzazione di una web app, utilizzabile dalle figure preposte alla salute e sicurezza aziendali, in grado di fornire una personalizzazione completa del rischio caldo per località, calibrata sulle caratteristiche dei lavoratori, per vari scenari espositivi. Questo strumento permette anche la previsione della potenziale perdita di produttività lavorativa oraria legata al caldo per ciascuno dei profili occupazionali creati.

È auspicabile che l’insieme di queste misure e la loro sistematizzazione in un quadro coordinato e coerente di politiche regionali e nazionali possa contribuire alla considerazione dell’esposizione a temperature ambientali estreme come uno degli elementi essenziali nei processi di valutazione del rischio per i lavoratori, promuovendo le politiche di prevenzione.

Segnaliamo che è disponibile il corso FAD I rischi lavorativi dell'esposizione al caldo, pensato per medici del lavoro e tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, ma - per l'interesse trasversale del tema - è aperto anche a tutti gli operatori sanitari: https://www.saepe.it/corso/melaflash/lavoro-caldo

 


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