fbpx Chi partecipa e chi vince in Europa | Scienza in rete

Chi partecipa e chi vince in Europa

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

L'European Research Council (ERC) è nato il 2 febbraio 2007. Ha due anni e poco più di vita. La sua missione è quella di finanziare la ricerca di base o, come si dice oggi, curiosity-driven: mossa dalla curiosità del ricercatore e senza finalità di applicazione immediata.

In circa trenta mesi l'ERC ha lanciato e già finanziato due call per progetti di ricerca curiosity-driven, una - la Starting Independent Researcher Grant - è stata lanciata nel 2007 nell'ambito del progetto Ideas e specificamente dedicata ai più giovani.

La call ha prodotto 9.167 domande: 4.406 (48%) nell'ambito delle scienze fisiche e dell'ingegneria; 3.399 (37,1%) nell'ambito delle scienze della vita e 1.362 (14,9%) nell'ambito delle scienze sociali e più in generale delle discipline umanistiche.

I ricercatori  italiani sono quelli che hanno presentato più domande: 1.625. Seguiti da inglesi (1.144) e tedeschi (1.038). Il 40% delle domande italiane sono state proposte da giovani ricercatrici.

I progetti vincitori sono stati 300. Gli italiani, con 35 progetti finanziati, sono risultati secondi solo ai colleghi tedeschi (40 progetti finanziati). Seguono francesi (32) e inglesi (28).

Situazione molto diversa nella classifica dei paesi ospiti: ovvero i paesi scelti dai vincitori come luoghi ove realizzare il loro progetto: prima di gran lunga la Gran Bretagna (ospiterà 59 progetti), seguono la Francia (38), la Germania (31) e l'Olanda (27). L'Italia è solo quinta, ospiterà solo 25 progetti. I pratica molti ricercatori italiani hanno deciso di realizzare all'estero i loro progetti. Quasi nessuno straniero ha scelto l'Italia come luogo adatto a realizzare il proprio progetto.

Nell'anno 2008 si è conclusa la seconda call, l'Advanced Investigators Grant, aperta a tutti. Sono state presentate 2.167 domande. Ancora una volta  i ricercatori italiani sono quelli che hanno presentato più domande: 301 quelle che sono state ammesse alla selezione, contro le 299 della Gran Bretagna, le 200 della Germania e le circa 172 della Francia. La classifica dei vincitori è risultata diversa: primi gli inglesi (46 progetti vincitori), secondi i tedeschi (36), terzi i francesi (32) e quarti gli italiani (26). Se gli italiani per così dire junior hanno ottenuto un'ottima performance, quella dei senior, anche se non brillantissima, non è certo negativa. In fondo l'universo dei ricercatori in Gran Bretagna, Germania e Francia è molto superiore a quello italiano. Per capacità dei singoli il nostro paese ha dimostrato di saper accedere ai fondi ERC. Il sistema paese invece ne esce penalizzato. Anche nel caso dei senior infatti molti italiani (pari al 27% dei vincitori) hanno scelto un altro paese per realizzare il loro progetto (4 la Svizzera, 2 la Gran Bretagna e 1 la Spagna); mentre un solo straniero ha deciso di venire in Italia.

Intanto è partita una nuova call, la Starting Grant 2009. Di nuovo per giovani ricercatori. E ancora una volta l'Italia risulta prima per numero di domande (si veda il rapporto preliminare di Salvatore Settis): 434, contro le 347 degli inglesi, le 256 dei tedeschi, le 228 dei francesi e le 227 degli spagnoli. Tra qualche mese sapremo chi saranno i vincitori.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Siamo troppi o troppo pochi? Dalla sovrappopolazione all'Age of Depopulation

persone che attraversano la strada

Rivoluzione verde e miglioramenti nella gestione delle risorse hanno indebolito i timori legati alla sovrappopolazione che si erano diffusi a partire dagli anni '60. Oggi, il problema è opposto e siamo forse entrati nell’“Age of Depopulation,” un nuovo contesto solleva domande sull’impatto ambientale: un numero minore di persone potrebbe ridurre le risorse disponibili per la conservazione della natura e la gestione degli ecosistemi.

Nel 1962, John Calhoun, un giovane biologo statunitense, pubblicò su Scientific American un articolo concernente un suo esperimento. Calhoun aveva constatato che i topi immessi all’interno di un ampio granaio si riproducevano rapidamente ma, giunti a un certo punto, la popolazione si stabilizzava: i topi più anziani morivano perché era loro precluso dai più giovani l’accesso al cibo, mentre la maggior parte dei nuovi nati erano eliminati.