fbpx La citizen science in Italia e in Europa | Scienza in rete

La citizen science in Italia e in Europa

Il 2024 è un anno di traguardi importanti per il mondo della citizen science: ripercorriamo in questo articolo gli obiettivi, i traguardi e gli eventi delle due principali associazioni di riferimento a livello nazionale ed europeo.

Nell'immagine di copertina: il convegno di Citizen Science Italia, tenutosi a Pisa a novembre 2023. Crediti immagine: Citizen Science Italia ETS

Tempo di lettura: 7 mins

Quali azioni posso mettere in campo per monitorare lo stato di salute di un fiume o per la diffusione di malattie come la dengue? Quali specie di formiche vivono in città? Come possiamo organizzarci per cercare frammenti di meteore a terra? Dal monitoraggio della biodiversità, alla qualità dell’aria e dell’acqua, alla salute pubblica, fino al campo astronomico; sono davvero tanti i settori delle scienze dove i progetti di citizen science prendono forma. Sia in ambito italiano che in ambito europeo, il 2024 è un anno di importanti traguardi per la citizen science: l’associazione nazionale Citizen Science Italia ETS (CSI) compie il suo primo anno di attività, mentre la European Citizen Science Association (ECSA) è al suo decennale. Unite dallo stesso fil rouge, entrambe le realtà mirano a sostenere la diffusione e lo sviluppo della scienza dei cittadini, una modalità diversa di fare scienza, in continua espansione che permette di tessere un legame nuovo tra scienza e società.

In Italia

A oggi, l’Italia risulta il primo e unico Paese europeo ad aver istituito un’associazione nazionale dedicata al tema, mentre nelle altre nazioni esistono altre forme di coordinamento, centri di riferimento e network. «Tutto è nato a Berlino durante la prima conferenza internazionale, organizzata da ECSA nel 2016, dove alcuni degli italiani presenti hanno colto l’occasione per creare un gruppo informale, con l’intenzione di diffondere la scienza partecipata in Italia, allora ancora poco conosciuta», racconta Andrea Sforzi, Direttore del Museo di Storia Naturale della Maremma.

Negli anni seguenti sono stati diversi i momenti di incontro e confronto per avviare il processo di diffusione e strutturazione della citizen science nel territorio italiano. Fondamentale è stato il contributo nel 2018 del progetto H2020 DITOs, che ha consentito di aprirsi al contesto europeo tramite due tavole rotonde rivolte ai portatori di interesse nazionali e lo sviluppo di linee guida per la strategia nazionale di citizen science. Nel 2021, il convegno Verso l’organizzazione del network, tenutosi a Grosseto, ha posto le basi per la nascita, che avverrà a febbraio del 2023, dell’associazione Citizen Science Italia ETS. Contestualmente vengono ufficialmente consegnate le Linee guida per lo sviluppo della citizen science in Italia al Ministero dell’Università e della Ricerca.

Un modello, quello dell’associazione italiana, che si ispira molto a quello europeo, dove ci si rivolge a un pubblico ampio (singolo privato, istituzioni, progetti e associazioni) con lo scopo di promuovere un coordinamento tra progetti e creare opportunità di interscambio tra la società e il mondo scientifico. E un nuovo modo di fare scienza: la scienza partecipata, nella quale vengono create attività scientifiche basate sulla raccolta dati e nella quale, inoltre, scienziati e cittadini coinvolti traggono vantaggio nel prendere parte ai progetti. Un altro aspetto caratteristico è quello di stimolare i partecipanti a porre domande sperimentali provenienti dal loro vissuto, fornire loro dei feedback nel medio e lungo periodo e riconoscere il loro contributo nei risultati dei progetti e nelle pubblicazioni in formato open access.

«L’associazione vuole essere un punto di riferimento per supportare e dare supporto a coloro che vogliono fare citizen science a livello nazionale», spiega Sforzi. «Tra le maggiori sfide dell’associazione c’è quella di voler partecipare a bandi europei per ottenere fondi e allo stesso tempo di costruire un centro nazionale di riferimento per la citizen science».

Un’ulteriore opportunità di intessere legami tra numerose realtà territoriali è stato il primo convegno nazionale I primi passi per il network nazionale tenutosi lo scorso novembre a Pisa, che ha visto coinvolte 180 persone provenienti da ambiti di competenza diversi: docenti, ricercatori, professionisti della comunicazione scientifica e responsabili dei musei. Tre giornate caratterizzate da brevi presentazioni orali, a workshop e focus tematici con un’area marketplace dedicata a iniziative di citizen science ed eventi per il pubblico. Il materiale condiviso durante il convegno lo si trova raccolto all’interno del Book of abstract, consultabile sul sito del Museo di Storia Naturale della Maremma, sede attuale di CSI. La stessa piattaforma offre inoltre la possibilità di scoprire una parte dei progetti attivi in Italia attraverso un repository online dando l’opportunità, a chi lo volesse, di inviare la richiesta per inserire il proprio progetto. L’aumento di interesse e di maggiore consapevolezza sul tema è stato confermato dalle numerose richieste di partecipazione al convegno e dal numero dei soci dell’associazione, che è in costante crescita.

In Europa

Credere in un mondo nel quale le persone siano in grado di apportare un cambiamento positivo attraverso la scienza è parte della visione dell’European Citizen Science Association, un’organizzazione nata nel 2014, con sede a Berlino, che mira ad aumentare la democratizzazione della scienza, a incoraggiare la crescita della citizen science in Europa e a sostenere la partecipazione del pubblico in generale ai processi di ricerca. In questi primi dieci anni di attività ha creato un network che supera le 350 realtà con cui ha progetti in corso, dei quali 21 sono finanziati dall’Unione Europea.

Quest’anno, dal 3 al 6 di aprile, si terrà a Vienna la conferenza internazionale, andata sold out in poche settimane dall’apertura delle iscrizioni e il cui tema è Change. «Dal 2021, in Europa l’interesse nei confronti della citizen science sta crescendo in modo esponenziale», racconta Simona Cerrato, communication and community manager di ECSA. «Quest’anno saranno oltre 500 le persone partecipanti, e potremmo arrivare probabilmente fino a 800». La squadra europea non si aspettava di ricevere una richiesta di partecipazione così vasta. Così, per chi non potrà essere presente sarà possibile seguire gli interventi anche online. All’interno del programma non mancano anche momenti dedicati al pubblico, con il festival dedicato alla citizen science dentro il Museo di Storia Naturale di Vienna.

Tra i numerosi progetti rivolti al supporto e alla diffusione della citizen science sul territorio europeo c’è IMPETUS, che da là possibilità a piccole realtà di farsi conoscere all’interno del network internazionale e di ricevere un supporto monetario per realizzare attività di ricerca coinvolgendo i cittadini. Anche il progetto ECS (European Citizen Science) ha creato nell’ultimi mesi una rete di ambassador della citizen science per ogni paese europeo, incluso il Regno Unito, con lo scopo di trasmettere l’esperienza europea a livello locale e di recepire i bisogni, le aspettative e le idee della cittadinanza per creare una rete di scambio di esperienze reciproche. Per vedere quali sono i progetti di citizen science attivi in Europa e rimanere aggiornati si può consultare la piattaforma eu-citizen.science, all’interno della quale verrà lanciata a breve l’ECS Academy di citizen science, dove chiunque potrà usufruire di corsi gratuiti sul tema.

«Uno degli scogli principali con cui la citizen science deve confrontarsi è la riluttanza da parte del mondo accademico ad aprirsi verso questo nuovo approccio di fare ricerca», spiega Cerrato. «Siamo rimasti al deficit model, che una buona parte della comunità scientifica non ha ancora abbandonato, cioè una concezione antiquata di intendere il proprio ruolo nel dialogo tra scienza e società».

Per contrastare questi ostacoli serve lavorare sulla comunicazione, seguire un’azione di training capillare rivolta al mondo scientifico e cercare alleati nella comunicazione della scienza. «Non c’è citizen science senza le persone, la società civile, le associazioni, gli e le attiviste, le scuole. Non è facile cogliere e favorire l’interesse, reclutare i partecipanti, coinvolgere le persone per periodi medi o lunghi. Non si tratta di partecipare a una giornata di porte aperte, o assistere a una conferenza, o visitare una mostra. Si tratta di essere parte di un progetto di ricerca, che significa tempo, dedizione, perseveranza».

Un terreno fertile dove poter diffondere il valore della scienza partecipata sono le scuole, luoghi essenziali per aiutare ad avvicinare i ragazzi e le ragazze alle materie scientifiche. «Gli studenti che cominciano a intuire il legame tra scienza e società sui banchi di scuola avranno maggiori probabilità di diventare cittadini consapevoli di questa relazione in futuro e di partecipare negli ambiti di ricerca di loro competenza e interesse», spiega Cerrato.

Sono già stati evidenziati in alcuni studi i benefici per le persone coinvolte in esperienze di scienza partecipata: aumento dell’interesse per la scienza, maggiore consapevolezza dei suoi metodi e maggiore sensibilità per alcune tematiche, come la conservazione della natura. I risultati raggiunti fino a oggi mostrano come sia possibile contribuire alla creazione di una scienza più aperta e accessibile, dove però la partecipazione di ognuno risulta preziosa per il suo raggiungimento. Unirsi al gruppo diventando un membro dell’associazione italiana ed europea potrebbe essere un primo passo per spingere verso quella direzione.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Una voce dall’interno dei Pronto Soccorso: ecco perché i medici oggi se ne vogliono andare

Ingresso di un Pronto Soccorso con la scritta EMERGENCY in rosso

Sovraffollamento, carenze di organico, personale oppresso dal lavoro che scappa dalla medicina di emergenza. Intervista a Daniele Coen, medico di Pronto Soccorso per quarant’anni, che nel suo ultimo saggio Corsia d’emergenza racconta e aiuta a capire i problemi connessi alla gestione di queste cruciali strutture sanitarie, strette tra i tagli ai posti letto ospedalieri e le carenze della medicina territoriale. Eppure capaci di ottenere risultati impensabili anche solo pochi anni fa. E offre qualche proposta (e sogno) su come si può migliorare la situazione.
Crediti immagine: Paul Brennan/Pixabay

Se c’è una struttura sanitaria per eccellenza che il cittadino vede soprattutto dall’esterno, da tutti i punti di vista, questa è il Pronto Soccorso: con regole di accesso severe e a volte imperscrutabili; che si frequenta (o piuttosto si spera di non frequentare) solo in caso di emergenza, desiderando uscirne al più presto; per non parlare di quando si è costretti ad aspettare fuori i propri cari, anche per lunghe ore o giorni, scrutando l’interno attraverso gli oblò di porte automatiche (se gli oblò ci sono), tentando (spesso invano) di intercettare qualche figura di sanitario che passa f