Arriva
al Pronto Soccorso del mio Ospedale un ammalato con un ictus del
cervello. Si esprime con difficoltà, non muove bene un braccio e
nemmeno una gamba. Un trombo in un'arteria sottrae al suo cervello
parte dell'ossigeno. Si deve fare un trattamento e con ogni
probabilità lo si deve fare subito ma trattamenti ce ne sono
diversi. Su che base il suo dottore sceglierà il trattamento A
piuttosto che il trattamento B? A rigore di logica si dovrebbe
scegliere il trattamento che darà a questo ammalato la migliore
probabilità di sopravvivere o addirittura di guarire ma un medico
che sia informato e conosca tutta la letteratura quale sia questo
trattamento non può saperlo, ed è così per la maggior parte delle
malattie. Il Presidente degli Stati Uniti e quelli che con lui
lavorano per la riforma del Sistema Sanitario se n'è accorto. E'
appena passata una legge che assegna 1,1 miliardi di dollari al
Sistema Sanitario degli Stati Uniti per comparare fra loro l'effetto
dei vari trattamenti con l'idea di valutare - malattia per
malattia - quello che a parità di efficacia costa meno, che spesso
non è l'ultimo farmaco messo in commercio ma farmaci che sono in
circolazione da tempo, quasi sempre usciti dal brevetto di cui si
conoscono però molto bene pregi e difetti (che per i farmaci vuole
dire effetti indesiderati anche gravi). Questi soldi verranno
divisi fra tre agenzie che distribuiranno i fondi privilegiando le
malattie che gravano di più sulla salute della gente. Finora la
distribuzione dei fondi per la ricerca sui farmaci era influenzata
molto da diverse lobbies incluse quelle dell'industria e chi era
più organizzato nel presentare ai membri del congresso le proprie
esigenze finiva per ottenere più soldi. Comparare i farmaci e
scegliere quello che a parità di efficacia costa meno avrà una
ricaduta positiva sulla salute della gente e consentirà grandi
risparmi (il sistema sanitario negli Stati Uniti costa più di 2000
miliardi di dollari per anno). Più di un miliardo di dollari per
comparare farmaci per la stessa indicazione a noi sembra tantissimo,
ma uno studio clinico controllato di certe dimensioni può costare
10, anche 20 milioni di dollari. Un nuovo farmaco anti cancro
costa centinaia o migliaia di dollari e prolunga la vita di pochi
mesi. Gli stessi soldi potrebbero aiutare migliaia di persone ad
evitare il cancro o tanti ammalati che il cancro ce l'hanno già a
vivere meglio gli ultimi anni della loro vita. Quando si comparano
trattamento A e trattamento B, il trattamento A può essere meglio
per la popolazione, ma i medici curano gli ammalati, non le
popolazioni e per chi ha certe caratteristiche genetiche potrebbe
essere meglio il trattamento B. Anche questo si vorrebbe fare con i
soldi di Obama, un altro modo per dare cure migliori e risparmiare.
Quello dei farmaci è solo un esempio. La legge di Obama prevede che
si spendano più di 19 miliardi di dollari per la tecnologia
informatica applicata alla prevenzione e alla cura delle malattie. 17
miliardi di dollari solo per gli Ospedali perché tutti riescano
finalmente ad utilizzare la stessa cartella clinica. Insomma al di là
dell'oceano i politici hanno capito che un modo per uscire dalla
crisi ed avere a lungo termine anche dei vantaggi è quello di
investire in educazione e tecnologia attraverso il finanziamento alla
ricerca scientifica. Solo per la ricerca scientifica ci sarà nei
prossimi due anni un "incentivo" di 15 miliardi di dollari in
più. 3 andranno alla National Science Foundation e 3,5 al National
Institute of Health. "E' poco" si lamenta in un editoriale di
Nature Cell Biology Elias Zerhouni che è stato direttore dei
National Institutes of Health fino a pochi anni fa, ma è comunque un
modo per partire. E' chiaro che negli Stati Uniti la crisi è
un'opportunità, non si sarebbero mai potuti lanciare così in
fretta programmi tanto ambiziosi nel campo della salute se non sotto
la spinta della crisi economica.
Torniamo in Italia, pensiamo a quante cose si potrebbero fare se qualcosa del genere si facesse anche da noi. Ma è necessario che gli scienziati si mettano insieme tutti con qualche politico illuminato per provare a far capire al governo che il modo di uscire dalla crisi è quello di lanciare progetti di ricerca nel campo delle scienze della vita, della fisica, della matematica, dell'agricoltura, dell'ambiente e nel campo delle scienze sociali. Si creerebbero nuovi posti di lavoro e il governo potrebbe realizzare grandi risparmi e ridurre il deficit.
Perché non ci proviamo, noi del Gruppo 2003, e chiunque altro abbia voglia di mettersi con noi?