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Comunità energetiche: una petizione per sollecitare i decreti attuativi

Un gruppo di palazzine con pannelli solari sui tetti

L’associazione Rinascimento Green ha lanciato una petizione per chiedere al Governo i decreti attuativi che consentano la partenza delle Comunità Energetiche, una risorsa importante, prevista da una direttiva europea già recepita, che incentiva il ricorso alle energie rinnovabili e contrasta la povertà energetica. Che cosa stiamo aspettando?

Crediti immagine: Solarimo/Pixabay

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Dopo lunghi e vani mesi di attesa dal recepimento della direttiva europea sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), siamo ancora in attesa dei decreti attuativi, necessari a diffonderle. Per questo l’associazione Rinascimento Green alza la pressione sul Governo lanciando la petizione "Chiediamo i decreti attuativi! Sì alle Comunità Energetiche!".
Nonostante gli impegni assunti nelle sedi europee e le proclamate intenzioni di favorire una transizione industriale verso fonti di energia pulita, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica non ha ancora emanato i decreti attuativi che devono dare concretezza alla normativa sulle Comunità Energetiche Rinnovabili. Per questo l’organizzazione Rinascimento Green invita i cittadini a sostenere le CER aderendo alla petizione. Un’iniziativa che ha già trovato il supporto di diversi rappresentanti di comunità energetiche rinnovabili in tutta Italia.
La denuncia di Stephanie Brancaforte, direttrice di Rinascimento Green, è esplicita: «Le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano una risorsa strategica per il contrasto alla povertà energetica, la diffusione di ricchezza sui territori e la lotta alla crisi climatica. Il Governo sta privando gli italiani di questo enorme potenziale, mentre dal Sud al Nord del paese decine di progetti sarebbero già pronti a partire. Il decreto legislativo 199/2021, recependo la direttiva europea 2018/2011, ha introdotto il soggetto giuridico delle comunità energetiche rinnovabili, delineando strumenti e regolamentazione, ma soprattutto i finanziamenti a fondo perduto e gli incentivi, oltre due miliardi di euro del PNRR, per favorirne l’adozione anche in Italia. Tutto questo però resta solo su carta, fin quando non verranno pubblicati gli agognati decreti attuativi, in ritardo crescente ormai di mesi”.

Con le comunità energetiche si autoproduce l'energia che si usa

Come spiega Alessio Petronelli, di Rinascimento Green: «La comunità energetica è un soggetto giuridico che ha una propria identità e riunisce soggetti privati o pubblici (gruppi di cittadini, piccole e medie imprese, attività commerciali, enti e organizzazioni), che uniscono le forze per autoprodurre la propria energia ottenuta da fonti rinnovabili, come pannelli solari o turbine eoliche: in questo modo produttore e consumatore coincidono, per indicarlo si usa il nuovo termine “prosumer”; questo dà luogo ad un reale meccanismo di autosufficienza energetica ed economia circolare su scala locale. Grazie all’autoproduzione chi aderisce diventa di fatto indipendente dalle oscillazioni del prezzo dell’energia, che come è noto sono state molto accentuate negli ultimi anni e non sono controllabili. Oltre a questo, se viene prodotta energia extra può anche essere rivenduta alla comunità circostante».
Una comunità energetica può nascere su iniziativa autonoma di un gruppo di cittadini, per esempio di un condominio che si associa ad altre realtà locali, oppure può essere proposta a un gruppo di cittadini da un’azienda, che segue la parte tecnica relativa agli impianti e le pratiche. Ma il ritardo nell’emanazione dei decreti mette sabbia negli ingranaggi. I decreti attuativi dovrebbero infatti dettagliare concretamente quanto stabilito dal decreto legislativo, definendo gli incentivi, tra cui due miliardi e duecento milioni provenienti dal PNRR, le questioni tecniche, la regolamentazione. Come spiega Petronelli: «In mancanza dei decreti attuativi, centinaia di progetti che sarebbero già pronti non possono partire. Manca la regolamentazione precisa sulla potenza, per esempio, e questo nonostante il decreto sia uscito ormai da un anno. Le CER sono una risorsa importante per almeno tre motivi: in primo luogo, perché abbassano il costo dell’energia. Dobbiamo pensare che in Italia la povertà energetica è un fenomeno importante, l’Oipe (Osservatorio italiano sulla povertà energetica) negli ultimi rapporti calcola che ci siano oltre due milioni di famiglie che non sono in grado di sostenere il costo delle bollette, di cui circa la metà con minori, e quindi riscaldano la casa in maniera insufficiente. C’è poi l’aspetto relativo alla transizione ecologica, la necessità di rendere la produzione di energia più sostenibile, mantenendo gli impegni assunti dall’Italia alla riduzione delle emissioni di CO2: una CER è un sistema estremamente pratico e concreto per contribuire, basato su tecnologie già esistenti e disponibili. L’energia viene prodotta dove viene consumata, non si incentiva il sistema del fossile, anche dal punto di vista economico si favorisce la comunità locale invece delle grandi aziende energetiche. Infine, ma non meno importante, la CER crea anche tessuto sociale, favorisce i rapporti e l’aggregazione tra cittadini: soprattutto in alcune zone delle grandi città, per esempio alcuni quartieri periferici, è un aspetto da non sottovalutare».
 

Non è una questione tecnica, le comunità energetiche sono una risposta concreta

Ci sono temi ambientali che scaldano maggiormente il cuore, nota Petronelli, perché riguardano magari la tutela del mare o coinvolgono la fauna, anche con incidenti a danno di animali di cui si parla molto, e quindi coinvolgono emotivamente. Ma Rinascimento Green spera che la petizione abbia successo anche se la questione è apparentemente più tecnica, perché le CER sono una soluzione di supporto alla sostenibilità estremamente pratica e concreta, con molti vantaggi, che è giusto che i cittadini sostengano.
Rinascimento Green sta cercando di mettersi in contatto con le diverse comunità energetiche già in corso di formazione, anche per organizzare iniziative di sensibilizzazione comuni. Tra la prime realtà che hanno manifestato il loro sostegno all’iniziativa figura CER Vitinia, la prima comunità energetica nata a Roma, che coinvolge cinquanta famiglie. Come spiega il promotore della CER, Michele Moretti: «Da troppo tempo ormai cittadinanza, associazioni e imprese di settore sono prigionieri di un limbo, in attesa che il Governo emani una volta per tutte i decreti attuativi che permettano di trasformare le comunità energetiche rinnovabili in una realtà diffusa e concreta. Il potenziale delle CER è enorme, tantissimi soggetti si dimostrano interessati alle possibilità che questo strumento può offrire. Procedere all’approvazione dei decreti attuativi, quindi agevolare concretamente lo sviluppo delle comunità energetiche, significherebbe agire in favore della crescita dei territori e delle economie locali». L’iniziativa è stata sostenuta anche con un webinar tenuto il 25 ottobre scorso, che ha visto la partecipazione di Jacopo Fo, Michele Moretti, Marco Vignola, responsabile per l’energia dell’Unione nazionale consumatori, Cecilia Consalvo, di Duegradi e Luca Iacoboni, responsabile delle strategie per la decarbonizzazione del think tank Ecco.

«Ogni giorno che passa è un giorno in più in cui i cittadini italiani vengono privati degli enormi benefici che le comunità energetiche rinnovabili possono offrire. Non si parla soltanto di una questione climatica, di per sé fondamentale, ma anche di lotta alla povertà, aiuto concreto alle innumerevoli famiglie messe alle strette dall’aumento dei prezzi dell’energia e da una crisi economica che morde e minaccia il benessere di troppe persone. I cittadini italiani hanno il diritto di accedere ai benefici delle comunità energetiche rinnovabili, il Governo ci ascolti e non precluda questa grande possibilità per il futuro del nostro paese», ha dichiarato Brancaforte.


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