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Decarbonizzazione: le strategie basate su un mix di politiche sono le più efficaci

Inquinamento, smog, CO2, Decarbonizzazione

Un'analisi di circa 1.500 politiche climatiche ne ha individuate 63 che hanno portato a riduzioni significative delle emissioni, diminuendole in media del 19%. Utilizzare il giusto mix di politiche è più importante che utilizzare molte politiche. Per esempio, l'eliminazione graduale delle centrali elettriche a carbone nel Regno Unito ha funzionato perché è stata utilizzata insieme alla tassazione delle emissioni di anidride carbonica.

Photo by Daniel Moqvist on Unsplash

Tempo di lettura: 9 mins

Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, i governi di tutto il mondo stanno adottando varie politiche di decarbonizzazione volte al raggiungimento degli obiettivi climatici dell'accordo di Parigi. Sebbene l'accordo cerchi di limitare l'aumento della temperatura media globale a «ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 °C», il suo successo dipende in modo rilevante dall'attuazione di politiche climatiche efficaci a livello nazionale. 
Tuttavia, analizzando le politiche volte alla riduzione delle emissioni climalteranti elaborate dai singoli Paesi, emerge che esse non sono sufficienti al raggiungimento delle riduzioni delle emissioni richieste. Secondo stime delle Nazioni Unite, infatti, entro il 2030 ci sarebbe un divario di emissioni, tra l’obiettivo prefissato e la riduzione di emissioni effettivamente raggiungibili con le politiche attuali, di circa 23 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti. Questo divario di emissioni non è causato solo da una scarsa ambiziosità delle politiche volte alla riduzione delle emissioni, ma anche da un divario tra i risultati attesi e i risultati effettivi che le politiche adottate raggiungono in termini di riduzioni delle emissioni. Non tutte le politiche, infatti, hanno avuto lo stesso successo, e la loro efficacia varia notevolmente a seconda del contesto economico, sociale e tecnologico.

Lo studio Climate policies that achieved major emission reductions: Global evidence from two decades pubblicato su Science esplora come le diverse combinazioni di politiche influenzino la decarbonizzazione. 

Lo studio fornisce una valutazione ex post globale e sistematica su 1.500 politiche climatiche implementate tra il 1998 e il 2022 in 41 Paesi di sei continenti, per identificare le combinazioni di politiche che hanno portato a grandi riduzioni delle emissioni. I ricercatori hanno identificato 63 interventi di successo con riduzioni totali delle emissioni tra 0,6 miliardi e 1,8 miliardi di tonnellate di CO2.

Alla ricerca della formula per la riduzione delle emissioni

Nonostante oltre vent’anni di esperienza con migliaia di strategie applicate in tutto il mondo per fronteggiare il cambiamento climatico, non è chiaro quali misure siano significativamente efficaci nella riduzione delle emissioni. Ciò evidenzia la necessità di una valutazione globale dettagliata delle politiche sul clima che presti molta attenzione sia alle diverse strategie sia alla loro complementarità.

La realizzazione di un simile inventario, che raccolga le politiche climatiche più efficaci a livello globale, è stata finora ostacolata da due fattori principali: in primo luogo, nonostante vi sia una gran quantità di dati sui quadri normativi e sulle promesse di riduzione delle emissioni nazionali, mancano dati sistematici e comparabili a livello transnazionale sui tipi e le combinazioni specifiche di strumenti implementati; in secondo luogo, gli strumenti empirici sono in genere adattati per isolare l'effetto di singole misure e sono prevalentemente applicati a politiche che i ricercatori ritengono soggettivamente particolarmente rilevanti. Di conseguenza, solo pochi strumenti ricevono molta attenzione. 
Per esempio, la tassazione delle emissioni di carbonio è ampiamente studiata nei Paesi ad alto reddito, mentre innumerevoli strumenti alternativi rimangono scarsamente valutati, in particolare nei Paesi a basso reddito.

Ultimo ma non meno importante, ci sono pochi strumenti per valutare empiricamente gli effetti delle combinazioni di più politiche attuate simultaneamente. 
I dati sulle politiche ambientali dell'OCSE rivelano un aumento costante del numero di politiche climatiche implementate in tutti i settori tra il 1998 e il 2022 (Grafico A), con una media compresa tra quattro e otto provvedimenti per Paese. Allo stesso tempo, vi è una notevole variabilità nei tipi di misure adottate sia tra i vari settori sia nei diversi Paesi (Grafico B). Con 270 casi, le misure che regolamentano un determinato settore, per esempio definendo i limiti delle emissioni e gli obblighi tecnologici, sono le politiche più frequentemente utilizzate in tutti i settori, a eccezione dei trasporti. 

Le politiche basate sul mercato sono principalmente concentrate nelle economie sviluppate e più diffuse nel settore dei trasporti. Tra queste, i sussidi sono i più diffusi, mentre politiche sul prezzo del carbonio, come le tasse sul carbonio e sistemi di scambio delle emissioni, rimane limitata, con un totale di 116 casi, di cui 88 nelle economie sviluppate.

Aumento numero di politiche di decarbonizzazione dati OCSE

Le politiche per la decarbonizzazione: l’importanza del policy mix

Lo studio sottolinea l'importanza dei policy mix, ovvero la combinazione di vari strumenti come meccanismi basati sul prezzo del carbonio, regolamentazioni e sussidi. Secondo gli autori, i policy mix risultano essere molto più efficaci nel ridurre le emissioni rispetto all'adozione di singole politiche isolate, infatti, la maggior parte (70%) delle riduzioni significative delle emissioni sono abbinate a due o più politiche.

Nel settore della produzione dell’energia elettrica, gli studiosi hanno rilevato per il Regno Unito due momenti, nel 2015 e nel 2016, in cui si sono registrate riduzioni significative delle emissioni. Queste seguono l'introduzione a metà del 2013 del Carbon Price Floor (CPF) che ha imposto un prezzo minimo del carbonio per i produttori di energia del Regno Unito per supportare il sistema di scambio delle emissioni dell'UE.

Sebbene la letteratura esistente abbia attribuito la maggior parte delle riduzioni delle emissioni ottenute al CPF, lo studio ha rivelato che il provvedimento faceva parte di un ampio mix di politiche che andavano dall'espansione delle energie rinnovabili a norme più severe sull'inquinamento atmosferico, oltre all'annuncio dell'eliminazione graduale delle centrali elettriche a carbone. A questi provvedimenti si aggiungevano altri incentivi come le aste per le energie rinnovabili.

Analogamente la Cina nel 2016 ha registrato un significativo crollo delle emissioni nel settore industriale sebbene con un po’ di ritardo rispetto all’implementazione di un sistema di scambio di quote di emissione introdotto nel 2013. I precedenti studi attribuivano proprio a quest’ultimo il drastico calo delle emissioni osservato, senza considerare invece il ruolo giocato dall’introduzione di incentivi per l’efficienza energetica nel 2015 e la riduzione dei sussidi alle fonti fossili del 2016.

Diversi strumenti molto utilizzati, come sussidi, norme edilizie e per l’efficienza energetica, sono efficaci solo se adottatati insieme ad altre politiche, mentre producono un effetto minore se sono applicati come provvedimenti singoli e non coordinati tra loro. Per esempio, nel settore edilizio se le politiche di phase-out e i divieti di specifiche attività, prodotti o tecnologie dannose per l'ambiente, vengono attuati come parte di un policy mix, l'effetto sulla riduzione di emissioni di CO2 è di circa il 32%, mentre è solo del 13% se le stesse politiche fossero applicate singolarmente. L’efficacia dei policy mix dipende fortemente dal settore in cui vengono applicate. 
Al contrario, la tassazione delle emissioni di carbonio rappresenta in tal senso un’eccezione, infatti questa misura da sola risulta essere efficace nella riduzione delle emissioni in tutti i settori.

La capacità di riduzione delle emissioni mostrata dai mix di provvedimenti come la tassazione delle emissioni di carbonio o la riduzione dei sussidi ai combustibili fossili, uniti a politiche come il phase-out o l’introduzione di divieti, suggerisce che nella maggior parte dei casi le politiche sul prezzo del carbonio sono lo strumento che consente riduzioni più efficaci delle emissioni. 
Inoltre, lo studio rivela che anche la regolamentazione, tra le politiche applicate singolarmente, è una strategia molto efficace.

L’efficacia delle politiche dipende anche dal grado di sviluppo economico del Paese che le attua

Un altro aspetto cruciale evidenziato nello studio è la differenza nell'efficacia delle politiche tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Nelle economie avanzate, le strategie basate sul prezzo del carbonio, come le tasse sul carbonio o i sistemi di scambio delle emissioni, sono particolarmente efficaci nel ridurre le emissioni di CO₂ quando applicate da sole. In particolare, il 20% degli interventi che hanno avuto successo in termini di riduzione delle emissioni sono stati associati esclusivamente a politiche basate sul prezzo del carbonio. I sussidi invece sono particolarmente efficaci quando vengono utilizzati insieme ad altri strumenti, specialmente in combinazione con i meccanismi che sfruttano il prezzo del carbonio, ciò è stato riscontrato nel 33% degli interventi di successo analizzati dallo studio.

Al contrario, nelle economie in via di sviluppo, la politica più efficace è la regolamentazione, sia quando è utilizzata da sola sia quando è applicata in combinazione con sussidi e politiche basate sul prezzo del carbonio. Nelle economie sviluppate non sono stati riscontrati sussidi efficaci da soli. 

Nel settore industriale, le politiche basate sul prezzo del carbonio giocano un ruolo prominente. Sono più efficaci singolarmente nelle economie sviluppate (43%) e mostrano la maggiore sinergia con altre politiche nelle economie in via di sviluppo (50%). Tuttavia, i sussidi possono essere complementi efficaci in entrambi i contesti. Nel settore dell’edilizia, i risultati suggeriscono che un ampio set di strumenti può essere altrettanto efficace, ma i sussidi dominano leggermente, sia come provvedimenti singoli e sia in combinazione con altre politiche, nelle economie sviluppate; mentre nelle economie in via di sviluppo è la regolamentazione la politica leggermente più efficiente.

In netto contrasto con le economie sviluppate, non sono state trovate politiche basate sul prezzo del carbonio che abbiano portato a riduzioni significative delle emissioni nel settore elettrico nei Paesi in via di sviluppo, nonostante circa il 13% delle politiche adottate o rafforzate siano di questo tipo. Questo risultato è coerente con la mancanza di mercati liberalizzati e la presenza di altre distorsioni dei prezzi che possono limitare l'efficacia di questi strumenti. È anche in linea con la teoria del policy sequencing, che afferma che, in una prima fase delle politiche climatiche, le regolamentazioni e i sussidi sono efficaci nel costruire interesse economico verso le tecnologie verdi e nel ridurne il costo. Tuttavia, è importante considerare che l’analisi per i Paesi in via di sviluppo condotta dagli studiosi si basa su un campione limitato, dato il numero ridotto di politiche rilevate, in particolare nel settore elettrico.

I diagrammi di Eulero politiche decarbonizzazione efficaci per economie sviluppate ed economie non sviluppate al confronto

I diagrammi di Eulero mostrano quali combinazioni di tipi di politica sono efficaci in ciascun settore separatamente per le economie sviluppate e in via di sviluppo. Fonte

Prospettive future

Lo studio sottolinea l'efficacia di alcuni dei policy mix analizzati, ovvero di quelle politiche basate sulla combinazione di vari strumenti. Ciò suggerisce che alcuni di questi strumenti, già ampiamente utilizzati, sono complementari ad altri strumenti o addirittura rafforzano l’effetto complessivo, mentre gli stessi strumenti applicati da soli hanno spesso una portata limitata.

In secondo luogo, i risultati evidenziano che i policy mix di successo variano a seconda dei settori e che i decisori politici dovrebbero concentrarsi sulle best practice specifiche dei vari settori quando progettano le politiche climatiche piuttosto che seguire un approccio unico per tutti i settori.
Dallo studio emerge che le strategie basate sul prezzo del carbonio sono una politica particolarmente efficace nelle economie sviluppate, in particolare in quei settori dominati da aziende che massimizzano i profitti, come l'industria e il settore della produzione dell’energia elettrica.
Al contrario, per il settore edile e in parte anche per quello dei trasporti, che includono entrambi una quota elevata di consumatori privati, soggetti a fattori comportamentali, risultano più efficaci le politiche che attuano più strumenti in sinergia. In questi settori sono necessari incentivi ampi, come il rinnovo degli impianti di riscaldamento o delle auto.

In conclusione, i risultati offrono una prospettiva chiara ma preoccupante sugli sforzi politici necessari entro il 2030 per colmare il divario di emissioni pari a 23 Gt CO2 equivalenti. 

Utilizzando le dimensioni medie e massime delle riduzioni delle emissioni rilevate, sono stati ipotizzati due scenari possibili entro il 2030: nel primo scenario supponendo che tutti i 41 paesi del campione esaminato nello studio ottengono riduzioni delle emissioni pari alla dimensione media delle riduzioni osservate, si avrebbe una diminuzione dell’attuale divario delle emissioni pari al 26% entro il 2030; nel secondo scenario, presumendo che gli stessi paesi ottengono riduzioni delle emissioni pari alla dimensione massima delle riduzioni osservate, il divario si ridurrebbe del 41%. 

Tuttavia, anche se tutti i Paesi del campione fossero in grado di replicare i successi passati, sarebbe necessario un impegno più che quadruplo nel primo scenario, o di una volta e mezza nel secondo scenario, rispetto a quanto osservato finora per colmare completamente il gap di emissioni entro il 2030.
Pertanto, concludono i ricercatori, estendere le buone prassi identificate nello studio a ogni settore degli altri Paesi può rappresentare a breve termine una potente strategia di mitigazione climatica. 

Questo evidenzia anche la necessità di altre ricerche che forniscano prove sistematiche su quali combinazioni di politiche climatiche siano le più efficaci per stimolare lo sviluppo necessario di tecnologie a basse emissioni di carbonio per arrivare a un'economia a emissioni nette zero.
 


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