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Donne e cultura dell'innovazione in Italia

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L'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali (Sveva Avveduto, Loredana Cerbara e Adriana Valente) del CNR ha realizzato il rapporto su La cultura dell'innovazione in Italia 2010. L'indagine, giunta al suo secondo anno, è stata realizzata per Cotec e Wired, su un campione di 4000 italiani in età compresa tra i 30 ed i 44 anni, utilizzando il sistema CATI. Il Rapporto di quest’anno è stato ideato seguendo un taglio di genere, per legare le analisi sull’innovazione e la tecnologia alla percezione della presenza o meno di stereotipi e discriminazioni.

Passi avanti ne sono stati fatti, ma dai pregiudizi non ne siamo ancora del tutto fuori: è vero infatti che il 92% degli italiani ritiene che l’istruzione universitaria sia ugualmente importante sia per un ragazzo che per una ragazza, ma un italiano su tre pensa che le donne siano più adatte allo studio delle discipline umanistiche piuttosto che di quelle scientifiche. La crisi che incombe forse ha influenzato la convinzione del 30% degli italiani che in un momento di crisi è più importante che siano gli uomini piuttosto che le donne a conservare il posto di lavoro.

Un tratto distintivo dell’indagine è dato dalla comune percezione di un futuro più problematico del presente. Se l’innovazione è vista con grande convincimento come elemento importante nell’aver elevato la qualità della vita delle donne di oggi rispetto alle loro madri, con molte più riserve si pensa che possa rendere migliore il futuro delle nostre figlie. L’equazione più tecnologia uguale migliore futuro per le donne non regge sotto i colpi di una crisi in atto che colpisce anche in questo senso.

Il 67% degli italiani pensa che gli uomini sappiano sfruttare meglio delle donne i vantaggi offerti dalla tecnologia nell’ambiente di lavoro e il 70% che sia utile per conciliare vita personale e professionale e per sfruttare meglio il tempo.

La tecnologia è dunque un’opportunità per diminuire lo svantaggio delle donne nel mondo del lavoro? Il 28% è d’accordo, il 22% d’accordo solo in parte, il 45% in diasaccordo. Ci sono allora possibili "trappole tecnologiche" per le donne? Se è vero che la tecnologia aiuta le donne a conciliare la vita personale e professionale è altrettanto vero che di fatto determina un aumento del tempo dedicato al lavoro: sempre connesse, sempre reperibili, le "trappole tecnologiche" si confermano.

Tutti affermano però che in media che non ci sono differenze attitudinali tra uomini e donne riguardo l'uso e le capacità di sfruttamento delle nuove tecnologie.

Qualche accenno all’atteggiamneto rispetto ad una selezione di nuove scoperte o applicazioni che abbiamo proposto all’attenzione dei rispondenti. Si è ottenuta la conferma di una visione positiva ed ottimistica dell'utilizzazione di cellule staminali, percepite come un'occasione da cogliere da una percentuale elevata e quasi uguale di uomini e donne (64%). Il nucleare invece fa ancora paura: ben disposto è risultato solo il 24, 5% degli uomini e il 16,7% delle donne, confermando i risultati dello scorso anno.

In un'ipotetica "bilancia tecnologica" dei rischi-benefici percepiti relativa a opzioni in cui si sono sviluppate nuove tecnologie (Energia solare ed energie rinnovabili, internet, telefonia mobile, energia nucleare per la produzione di elettricità, medicine e nuove tecnologie mediche, treni ad alta velocità, inceneritori, termovalorizzatori e OGM) solo gli OGM e l’energia nucleare presentano un saldo negativo. Le altre opzioni sono tutte in saldo attivo della bilancia, in quanto i benefici superano i rischi percepiti.

Anche se la propensione verso l'innovazione è alta, un'ampia maggioranza mostra di ritenere che procedere con un'eccessiva velocità nel rendere disponibili sul mercato prodotti e servizi innovativi non sia la strada da perseguire (le donne sono risultate più restie degli uomini rispettivamente 86,4 e 81,2%). Più del 70% (71,7 uomini e 76 donne) è a favore del principio di precauzione nell'uso delle moderne tecnologie.

Pur se il contesto in cui si inscrive il Rapporto è caratterizzato fortemente dalla crisi economica che non sembra dare consistenti segnali di inversione, all’innovazione viene comunque data una connotazione positiva. Il concetto di innovazione è infatti sempre associato a quello di progresso, di miglioramento, di promettenti nuovi sviluppi in particolare nella tecnologia e nella ricerca.


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