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Ecco le nuove priorità ambientali lanciate dall'OMS a Ostrava

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Alla Sesta Conferenza ministeriale su ambiente e salute delle nazioni della regione europea dell’Organizzazione Mondale della Sanità, sono stati presenti come osservatori numerosi ricercatori italiani, oltre alla delegazione ufficiale (vedi anche articolo di Liliana Cori). Dipartimento ambiente e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, il Dipartimento Epidemiologia della regione Lazio i gruppi più rappresentati, oltre a un gruppo della Regione Friuli insieme al Sindaco di Udine, da lunga data impegnato sul tema degli impatti sulla salute. Molti degli argomenti sui quali i gruppi italiani sono più attivi sono usciti rafforzati dalla conferenza, elemento di soddisfazione e di stimolo a proseguire sulla strada tracciata.

L’aria è confermata nei lavori e nella dichiarazione finale quale uno dei più importanti fattori ambientali di rischio nella regione europea, e il richiamo ad intraprendere azioni per l’adesione alle linee guida WHO per la qualità dell’aria. Questa priorità europea è al vertice delle priorità in Italia, a causa delle condizioni critiche dell’area della pianura padana e di altre aree fortemente urbanizzate o con impianti industriali inquinanti, e l’uso delle linee guida WHO rappresenta un obiettivo e al contempo uno strumento di intervento, sul quale come si sa esistono criticità nazionali e locali a causa del non allineamento tra limiti normativi ambientali e soglie per la salvaguardia della salute.

Il richiamo all’accesso universale, equo e sostenibile a acqua potabile sicura e a servizi igienici per tutti attraverso una gestione integrata delle risorse idriche, assume un valore diverso a seconda dei Paesi. Anche in Italia il tema è rilevante, sia per la qualità delle acque potabili che per la gestione dei corpi idrici, senza dimenticarsi degli inquinamenti che su aree locali o regionali costituiscono elemento di rischio per la salute e di motivata preoccupazione pubblica. Basta citare le elevate concentrazioni di arsenico presenti nelle acque in ampie aree del Paese, dalla provincia di Viterbo ad alcune aree industriali; la situazione critica per gli elevati livelli di PFAS in Veneto o la presenza anomala di Tallio in Toscana.

A proposito dei prodotti chimici di sintesi, c’è una forte attenzione alla riduzione dell’esposizione di gruppi vulnerabili, ed in particolare durante la fase precoce dello sviluppo umano. Su questo punto è rilevante il richiamo fatto alla necessità di rafforzare la capacità di valutazione del rischio e di ricerca, finalizzati ad una migliore comprensione dell’esposizione umana e del carico di malattia (Burden of Disease). L’accezione sulla valutazione del rischio, è particolarmente stringente per il nostro Paese, dove è in corso da alcuni anni un confronto sul piano tecnico-scientifico e politico su come declinare la valutazione del rischio o risk assessment nella valutazione sulla salute o VIS e come questa procedura deve essere compenetrata nell’ambito delle valutazioni ambientali (VIA e VAS). Questo punto è centrale anche nella nuova normativa nazionale sulla VIA che deve recepire quanto previsto dalla direttiva 2014/52/UE.

Infine è significativo il richiamo all’applicazione del principio di precauzione, troppo spesso dimenticato o evocato in modo ideologico o rituale, anziché sfruttarne le potenzialità nei casi in cui le evidenze scientifiche sono ancora limitate.

Questi temi sono prioritari anche in Italia sia sul piano dell’avanzamento metodologico che delle applicazioni sul campo, come è emerso dai tanti studi svolti nelle aree inquinate, dove i concetti di vulnerabilità, di carico di malattia e di precauzione sono entrati nel vissuto e nell’agire corrente, ed essendo ormai entrati nel patrimonio conoscitivo pubblico o nell’agire comunicativo per dirla con Habermas, dovrebbero essere assunti dalle istituzioni pubbliche come statuto concettuale, metodologico e strumentale. Una tale assunzione teorico-pratica, in linea con un processo epistemologico che pare oggi piuttosto delineato, potrebbe anche permettere di arginare quei fenomeni, purtroppo crescenti, di uso della comunicazione pubblica non basata sulle prove o di disseminazione di post-verità che oggi genera non poche preoccupazioni.

Entrano tra le priorità di Ostrava 2017 i rifiuti e i siti contaminati, due temi sui quali la ricerca italiana su ambiente e salute, in collaborazione col WHO, ha dato uno specifico e, ci piace pensare, significativo contributo. Sui rifiuti è l’onda lunga degli studi iniziati sui rifiuti in Campania agli inizi degli anni 2000, come riportato anche nell’articolo pubblicato sul numero della rivista New Panorama dedicato alla Conferenza. L’ingresso tra le priorità dei siti contaminati premia anche il processo iniziato in Italia con lo studio Sentieri, prima sulla mortalità e poi via via sui ricoveri ospedalieri, sull’incidenza dei tumori e sull’occorrenza delle malformazioni congenite, che oggi vede varie iniziative di ricerca a livello europeo e una ampia rete collaborativa coordinata dall’ISS nell’ambito dell’azione COST Industrially Contaminated Sites and Health Network (ICSHNet).

Su rifiuti e siti contaminati nella dichiarazione finale si sottolineata la necessità di prevenzione e eliminazione di effetti avversi, costi e diseguaglianze attraverso la progressiva eliminazione di discariche incontrollate e traffici illegali, e una oculata gestione dei rifiuti e dei siti contaminati, leggi bonifiche, nel contesto della transizione ad una economia circolare.

Infine un altro argomento su cui numerosi gruppi italiani hanno dato un significativo contributo tecnico-scientifico e su cui c’è molta attività in corso è quello della pianificazione territoriale e urbanistica per rendere le città sicure, resilienti e sostenibili attraverso un approccio integrato, intelligente e promozionale di salute, per la gestione della mobilità. Per il raggiungimento di questi obiettivi la Conferenza indica la strada delle politiche efficaci e coerenti su livelli multipli di governo, di attuare una più forte capacità di dare conto delle decisioni (accountability), di maggiori scambi di esperienze e buone pratiche, in accordo con la visione condivisa stabilita dalla Nuova Agenda Urbana delle Nazioni Unite.

Molto altro di importante è stato detto e scritto, su cui molti gruppi italiani sono attivi, sulle politiche per la protezione della salute dei bambini, sulla sostenibilità ambientale dei servizi sanitari, sul rafforzamento delle capacità di resilienza ai rischi per la salute associati ai cambiamenti climatici e supporto delle misure di mitigazione in linea con l’accordo di Parigi. Per concludere da Ostrava si portano a casa importanti priorità e raccomandazioni , una serie importante di riconoscimenti a studi e elaborazioni di gruppi italiani, che sono promettenti per il futuro ma che hanno bisogno di una maggiore partecipazione della politica, presente in modo onestamente troppo debole a Ostrava.


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