
Aiutereste qualcuno che chiede soccorso se fosse evidente che non è in pericolo? Probabilmente no, e a quanto pare anche i pipistrelli si comportano allo stesso modo. Un nuovo studio pubblicato su Current Biology rivela che questi animali sono in grado di confrontare ciò che vedono od odorano con ciò che sentono, per determinare se una situazione sia autentica.
Nell'immagine un giovane maschio di Saccopteryx bilineata Crediti immagine: Michael Stifter
Immaginate di ricevere un messaggio vocale con una richiesta di aiuto da parte di un vostro stretto conoscente che dice di trovarsi in difficoltà (come avviene in questo periodo con i messaggi in cui un ipotetico figlio sostiene di aver perso il telefono), e di smascherare rapidamente la truffa perché la stessa persona siede tranquillamente al vostro tavolo. Ebbene, anche i pipistrelli sono in grado di fare un ragionamento simile. A dimostrarlo è uno studio condotto dai ricercatori del Museo di scienze naturali di Berlino e dell'Università di Napoli Federico II, che attesta la capacità dei pipistrelli di conciliare ciò che vedono oppure odorano con quello che ascoltano per valutare la veridicità di una situazione, dimostrando una complessa abilità cognitiva e sociale.
La vita sociale di S. bilineata
La specie oggetto dello studio è un piccolo chirottero insettivoro, Saccopteryx bilineata, che vive nelle foreste tropicali dell’America centro-meridionale e, come suggerisce il nome, è caratterizzato dalla presenza di due linee chiare che percorrono il dorso scuro. La specie va a caccia di notte e durante il giorno riposa all’interno di rifugi che possono essere cavità di tronchi, caverne e altri anfratti naturali, ma anche sottotetti e ponti, essendo adattabile a contesti più antropizzati. I maschi difendono da altri pretendenti un gruppo di femmine, l’harem, formando gruppi di cinque-dieci individui che si riuniscono in colonie più numerose che riposano nello stesso rifugio. Nello specifico, la colonia studiata conta 65 pipistrelli appartenenti a dodici gruppi differenti e vive sull’isola di Barro Colorado, a Panama, in una parte dell’edificio in cui ha sede lo Smithsonian Tropical Research Institute. È un’area di studio storica: gli animali sono abituati alla presenza dei ricercatori e a essere osservati da loro; inoltre, nel corso degli anni diversi pipistrelli sono stati marcati, consentendo così di distinguerli individualmente.
L’osservazione di questa colonia ha permesso di comprendere diverse affascinanti sfaccettature del comportamento di questa specie, che vanta un ricchissimo e complesso repertorio vocale. Per esempio si è visto che i canti dei maschi, territoriali e di corteggiamento, sono formati da una serie di elementi, le sillabe, che vengono combinate in vari modi, a creare una melodia. I giovani imparano questi canti per imitazione dai maschi adulti, e quando sono più piccoli lo fanno ripetendo più volte solo alcune sillabe, proprio come fanno i bambini. E oltre a essere un animale culturale che si trasmette per via orale le conoscenze, Saccopteryx bilineata è tra le poche specie in cui è stata dimostrata l’esistenza di un “linguaggio per infanti”: gli adulti si rivolgono ai propri piccoli utilizzando cioè un timbro specifico diverso da quello usato con altri adulti. Nello studio pubblicato su Current Biology, i ricercatori si sono focalizzati sui richiami di allarme, forti vocalizzazioni emesse in caso di pericolo imminente, per comprendere se i pipistrelli riescono a riconoscere un membro del loro gruppo che lo lancia, scoprendo che non solo sono in grado di farlo, ma valutano anche se il messaggio ricevuto è verosimile o si tratta di un imbroglio.
Il complesso linguaggio dei richiami d'allarme
Il gruppo di ricerca ha registrato i richiami di allarme di animali giovani appartenenti a gruppi differenti e ne ha analizzato le proprietà acustiche, scoprendo che contengono “firme vocali”: differenze individuali della struttura del segnale, piccole variazioni di frequenza a "timbro" che permettono di distinguere un individuo dall’altro sulla base della voce. Il passo successivo è stato quello di scoprire che significato avessero queste firme per i pipistrelli attraverso un esperimento di playback, in cui il segnale registrato veniva trasmesso da un punto non visibile dal rifugio diurno. Quello che hanno osservato è che i pipistrelli abbandonavano il rifugio per andare a controllare cosa fosse successo se il richiamo apparteneva a un membro del loro gruppo, ma solo nel caso in cui questo animale non fosse effettivamente dentro il rifugio. Ignoravano invece la richiesta di aiuto se il soggetto cui apparteneva era accanto a loro. Questo significa che i pipistrelli utilizzano una combinazione di più elementi, uditivi, visivi e olfattori per valutare la situazione, e intervengono solo nel caso di una emergenza plausibile. «La capacità di integrare le informazioni sensoriali per il riconoscimento individuale è una caratteristica tipica della cognizione avanzata, osservata in specie come primati ed elefanti», spiega Danilo Russo, professore di ecologia presso il dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II e coordinatore dello studio. «Il nostro lavoro contribuisce al crescente corpus di conoscenze sulla comunicazione animale e mette in luce le capacità cognitive dei mammiferi con una vita sociale complessa».
Ma perché i pipistrelli in difficoltà segnalano chi sono emettendo questi richiami? «Non lo sappiamo con certezza, almeno nei pipistrelli» spiega Russo. «Questi segnali potrebbero essere emessi da un individuo catturato semplicemente per disorientare il predatore, e in questo caso l'avvicinamento di altri individui significherebbe solo valutare la presenza di pericoli in un'area a loro familiare, per un proprio vantaggio. Un po' come quando il traffico rallenta sulla corsia opposta a quella di un incidente perché la gente deve "vedere che è successo", un comportamento umano sgradevole che, però, ha un retaggio evolutivo di questo tipo. All'estremo opposto, i segnali potrebbero servire a evocare un mobbing da parte dei compagni di colonia, cioè un respingimento del predatore grazie a un’azione di gruppo, ma esistono pochissime prove tra i pipistrelli che i richiami di allarme giochino questo ruolo. C'è poi, di mezzo, una zona piena di sfumature, di situazioni intermedie tra un vantaggio unilaterale e il mobbing cooperativo. La natura individuale dei segnali di stress di S. bilineata suggerisce che riconoscere l'individuo per loro faccia la differenza, strizzando l'occhio più a meccanismi cooperativi: mi muovo se l'individuo in pericolo mi interessa, insomma».
I pipistrelli Saccopteryx bilineata dimostrano di poter integrare diverse informazioni per riconoscersi tra di loro e di fare un ragionamento complesso, quello di investire energie per intervenire solo se la richiesta di aiuto è verosimile e proviene da un conoscente. I ricercatori hanno osservato una scala di priorità nell’intervento: i primi ad andare a controllare cosa sta succedendo se sentono un richiamo di allarme plausibile sono i maschi detentori dell’harem, seguiti da altri maschi “scapoli” e infine dalle femmine. Questo indica non solo il ruolo dei maschi all’interno del singolo gruppo, ma suggerisce anche una possibile forma di cooperazione tra gruppi della colonia. In questi pipistrelli, le femmine sono un po’ più grandi dei maschi e lasciano il luogo natale una volta divenute adulte, andando alla ricerca di un loro posto in cui stabilirsi per sempre (un comportamento che si chiama dispersione, nella maggior parte dei mammiferi sono i maschi a compierla). Invece la maggior parte dei maschi resta nel luogo di nascita, quindi la struttura generale della colonia è patrilineare. Da un lato, quindi, maschi più o meno strettamente imparentati competono per l’accesso ai territori riproduttivi; dall’altro è stato visto che collaborano per scacciare via eventuali estranei che puntano alla conquista degli harem. In questo caso, commenta l’articolo, il vantaggio di riconoscersi sulla base di più indizi è quello di potersi coalizzare e cooperare per il mantenimento del territorio.
Riconoscimento individuale: una finestra sulla cognizione animale
Il riconoscimento individuale, cioè la capacità di ricordare e riconoscere gli altri individui, è un aspetto cognitivo complesso e difficile da studiare in natura. Negli anni è stato osservato in diverse specie di mammiferi, uccelli e anfibi, con scale crescenti di complessità. Il caso più semplice è la discriminazione: per esempio, i maschi di rana toro nordamericana riconoscono i propri vicini e sono meno aggressivi verso di loro rispetto ai completi estranei. In queste forme più rudimentali di riconoscimento, il vantaggio è dato da una regolazione della difesa territoriale e dell'aggressività. In altri casi si può avere un riconoscimento unidirezionale: per esempio, nella gazza marina, uccello che atterra sulle coste solo nel periodo di nidificazione formando grandi colonie, è stato osservato che i genitori sono in grado di riconoscere il richiamo del proprio pulcino, ma non è vero il contrario. A livelli più complessi, il riconoscimento individuale rientra in diversi aspetti delle interazioni, regolando al contempo la territorialità e l'aggressività, la scelta del partner, le cure parentali, ponendo le basi per vari livelli di cooperazione.
Resta ancora molto da scoprire per comprendere la relazione tra riconoscimento individuale e struttura delle reti sociali. Per esempio: specie di pipistrelli con una socialità più fluida rispetto a S. bilineata si comporterebbero in maniera simile in uno studio analogo? In altre parole, il riconoscimento individuale è alla base di una maggiore complessità di legami individuali e delle società? Tutti gli individui sono uguali nel riconoscimento dei propri consimili o ci sono differenze? Domande aperte per un campo di studio in cui c’è ancora molto da esplorare per comprendere meglio le menti animali con cui condividiamo il pianeta e scoprire sempre più di non essere poi così speciali, unici e inimitabili per le capacità cognitive.