fbpx Comunicazione della scienza: fare rete | Scienza in rete

Per fare rete tra i comunicatori della scienza

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Con questa lettera, partendo dalla vicenda legata a un recente bando dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), vorremmo portare all’attenzione delle istituzioni scientifiche italiane l’importanza della comunicazione pubblica e istituzionale della scienza e, in particolare, del ruolo professionalizzante dei Master in Comunicazione della Scienza italiani.

Lo scorso 23 marzo, infatti, l’AIFA ha pubblicato un bando per l’assunzione di quattro funzionari della comunicazione a tempo indeterminato. Tra i requisiti per l’ammissione vengono indicati corsi di laurea della sola area umanistico-sociale: Sociologia, Scienze della comunicazione, Lettere e Filosofia. Non solo vengono esclusi i titoli di studio di area scientifica, ma non vengono presi in considerazione nemmeno i percorsi formativi post-laurea in comunicazione della scienza. Viene tuttavia dato un punteggio maggiore a chi detiene titoli relativi alla formazione post-laurea, come dottorato e Master, in ambito farmaceutico: situazione che difficilmente si verifica nel caso di laureati in materie umanistiche e che non assicura inoltre una formazione o una competenza specifica nel settore della comunicazione della scienza.

Eppure in Italia, da diversi anni, sono attivi Master universitari di I e II livello che hanno l’obiettivo di formare professionisti del settore. A questi corsi può accedere chiunque abbia una laurea. Tra i laureati nelle discipline di area STEM si registra, in questi anni, un crescente interesse. Anche Master più giovani, rispetto a quello storico attivato presso la SISSA di Trieste, hanno ormai maturato una rilevante esperienza didattica. Basti pensare che il Master in Comunicazione della scienza dell’Università di Milano-Bicocca ha appena concluso il suo decimo ciclo e quello dell’Università di Ferrara è al suo ventesimo ciclo. È stata inoltre recentemente istituita una Laurea magistrale in Didattica e comunicazione delle scienze sia presso l’università di Modena e Reggio Emilia che presso l’Università di Bologna. Esiste, quindi, su tutto il territorio nazionale, un numero sempre maggiore di professionisti che possiedono competenze specifiche: rivolgersi al pubblico efficacemente e interfacciarsi con il mondo della ricerca, compresi quindi i settori biomedico e farmaceutico.

Nello specifico, l’AIFA è un’istituzione scientifica in cui confluiscono competenze e conoscenze di vario tipo: farmacologia, chimica, tossicologia, medicina, biologia, biotecnologie, ecc. Quanto per la comunicazione interna tanto per quella pubblica, sono pertanto necessarie competenze e conoscenze altrettanto trasversali, fornite proprio dai Master in comunicazione della scienza. In generale, nella situazione di incertezza e di enorme esposizione mediatica in cui la scienza si trova, il ruolo sociale della comunicazione scientifica è talmente importante che valorizzando queste specifiche figure professionali si trarrebbe vantaggio per tutti. Il problema non è quindi che a questi bandi si ammettano i laureati in Scienze della comunicazione o in Filosofia, ma che non si valuti la formazione complessiva post-laurea. Nemmeno una laurea in Medicina o in Biologia, infatti, fa di chi la consegue un comunicatore scientifico, come si è potuto purtroppo constatare durante questo anno pandemico. Chi si occupa di comunicazione della scienza proviene infatti da differenti percorsi formativi, portando nozioni e strumenti che derivano da ambiti disciplinari diversi e che arricchiscono le opportunità di crescita di quel campo.

È perciò necessario, oggi più che mai, promuovere un dialogo tra comunicatori della scienza, affinché essi possano far sentire la propria voce. Siamo convinti che i Master universitari attivi in Italia possano fungere da catalizzatori; non sono molti, ma sono conosciuti e spesso condividono anche gli stessi docenti. Vorremmo quindi invitare i responsabili di questi Master a unirsi in questo sforzo e a ideare, se dovesse servire, un nuovo progetto condiviso che permetta di dare un’identità chiara ai professionisti della comunicazione della scienza, quindi anche in ambito istituzionale. Vogliamo altresì invitare tutti i comunicatori della scienza italiani attivi in ogni campo a supportare questa idea e dare seguito alle intenzioni già più volte espresse. Chiediamo uno sforzo per il bene della cultura scientifica e della società italiane. Si può fare, si deve fare, con la collaborazione di tutti.

 

Segnaliamo sul tema una petizione lanciata su Change.org: https://www.change.org/p/nicola-magrini-direttore-generale-agenzia-italiana-del-farmaco-aifa-si-apra-anche-ai-comunicatori-della-scienza

 

Firmatari

Riccardo Lucentini, Master in Comunicazione della scienza e dell’innovazione sostenibile, Milano-Bicocca

Antonio Scalari, Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza, Ferrara

Nicole Ticchi, Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza, Ferrara

Jacopo Mengarelli, Master in Comunicazione della scienza e dell’innovazione sostenibile, Milano-Bicocca

Serena La Rosa, Master in Comunicazione della scienza e dell’innovazione sostenibile, Milano-Bicocca

Silvia Rapisarda, Master in Comunicazione della scienza e dell’innovazione sostenibile, Milano-Bicocca

Asia Moretti, Master in Comunicazione della scienza e dell’innovazione sostenibile, Milano-Bicocca

Giulia Tincani, Master in Comunicazione delle scienze, Padova

Chiara Sabelli, Master in Comunicazione della scienza, Trieste

Anna Romano, Master in Comunicazione della scienza, Trieste


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: «Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.