La fibrosi cistica è una malattia grave, legata a una mutazione genetica recessiva. Se è presente su una sola copia del gene interessato non dà problemi. Se però entrambi i genitori sono portatori sani del gene mutato, possono passare le due copie al figlio o alla figlia, che in questo caso svilupperà la malattia. In Italia sono circa due milioni i portatori sani di fibrosi cistica, nella quasi totalità dei casi senza saperlo. La Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica sta conducendo una campagna informativa sul test del portatore sano, che consente ai futuri genitori di acquistare consapevolezza del proprio stato.
Se due genitori con gli occhi scuri hanno entrambi un gene degli occhi chiari nel proprio patrimonio genetico, c’è una probabilità su quattro che lo passino entrambi a un figlio e abbiano così discendenza con gli occhi chiari. Questo è un fatto abbastanza noto, che si studia a scuola a proposito dei caratteri recessivi e dominanti, e che fa sperare a molti genitori con gli occhi scuri, ma nonni o bisnonni con gli occhi celesti, di ritrovare nei pargoli l’azzurro degli occhi degli antenati.
Anche con la fibrosi cistica è così, ma in questo caso purtroppo: perché se entrambi i genitori, pur essendo perfettamente sani, hanno ereditato senza saperlo un gene mutato in questo caso la probabilità del 25% è quella che passino entrambi il difetto genetico al figlio, che nasce con entrambe le copie del gene mutato e quindi con la fibrosi cistica.
Come spiega Carlo Castellani, pediatra, direttore scientifico della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, la fibrosi cistica è una delle malattie genetiche gravi più frequenti in Italia: uno ogni 3.000 neonati nasce con questa malattia, che costringe a molte cure, anche complesse, quotidianamente, per tutto il corso della vita, fin da bambini. Nelle fasi più avanzate può rendere necessario il trapianto di polmone. Tutto questo si riflette sull'aspettativa di vita, che oggi arriva ai cinquant'anni. I principali sintomi riguardano i polmoni e le vie respiratorie, ma può comportare anche una crescita rallentata, diabete e infertilità maschile. Ad oggi non esistono cure definitive per la fibrosi cistica, anche se negli anni la gestione dei sintomi è molto migliorata, a tutto vantaggio di qualità e aspettativa di vita. I progressi della medicina hanno portato allo sviluppo di nuovi farmaci che stanno dando ottimi risultati; purtroppo sono efficaci per chi ha alcune mutazioni che provocano la fibrosi, ma non per tutte.
Avere un figlio con la fibrosi cistica
Come sottolinea Castellani, nella maggior parte dei casi la nascita di un figlio con la fibrosi cistica è oggi un evento inaspettato, oltre che traumatico, perché benché chi ha questa malattia nasca da due portatori sani, nella maggior parte dei casi i genitori non sapevano di esserlo e in famiglia non si trova alcun caso conosciuto di fibrosi cistica.
Per scoprirlo, c’è un test, in grado di identificare la maggior parte dei portatori sani di fibrosi cistica: è il test del portatore sano.
Il test del portatore sano indaga se nel patrimonio genetico di una persona ci sono mutazioni a carico di un gene, detto CFTR, che, se mutato, può provocare la fibrosi cistica. Come tutti i geni, anche il gene CFTR è presente nel nostro DNA in due copie: una ereditata dal padre e una dalla madre. Dato che il portatore non ha la malattia, sicuramente ha almeno un gene sano: quindi non avrà i sintomi né si ammalerà di fibrosi cistica. Il test serve esclusivamente a scoprire se, nel caso incontrasse un partner a sua volta portatore sano di fibrosi cistica, può trasmettere la malattia ai figli. Il test del portatore sano oggi in Italia è richiesto dal medico di famiglia ed è a carico del Servizio sanitario nazionale solo per chi ha parenti malati o portatori sani di fibrosi cistica. Ma tutti possono eseguirlo, da soli o in coppia, parlandone con il proprio medico: il costo è legato alle diverse politiche regionali.
Un test per creare consapevolezza
Come spiega Faustina Lalatta, medico genetista, il test del portatore sano è estremamente efficace e può aiutare chi desidera avere un figlio a prendere scelte consapevoli in merito alla gravidanza. C’è anche un precedente che fa scuola: quello del test del portatore sano di talassemia (anemia mediterranea).
Spiega Lalatta: «Benché se ne parli poco, tra i test di routine relativi alla gravidanza c’è anche il test del portatore sano di talassemia, la malattia di origine genetica più diffusa in Italia: un test che ha portato a una riduzione drastica delle nascite di bambini malati. Allo stesso modo acquisire la consapevolezza di essere portatori sani di fibrosi cistica può portare a scelte che fanno sì che non nasca un bambino malato. Di certo la nascita di un bambino malato non è più subita inconsapevolmente».
Quando una coppia, prima dell’inizio della gravidanza, scopre che entrambi i futuri genitori sono portatori del gene mutato, può organizzarsi per identificare il percorso più idoneo per sé.
Spiega Lalatta: «La probabilità che da due genitori entrambi portatori sani nasca un bambino malato è una su quattro (25%). La procedura che oggi queste coppie preferiscono tentare è il ricorso alla procreazione medicalmente assistita con fecondazione in vitro, accompagnata dall’analisi genetica preimpianto degli embrioni. Questo consente il trasferimento in utero degli embrioni non affetti dalla malattia, cioè senza la doppia mutazione. Purtroppo è una procedura disponibile in pochi centri pubblici, quindi l’accessibilità può essere difficoltosa e i tempi lunghi, anche per motivi tecnici legati alla complessità del test, ma dovrebbe essere garantita alle coppie ad alto rischio genetico, cioè formate da due portatori sani. Se la coppia scopre l’alto rischio quando la gravidanza è già iniziata, può ricorrere alla villocentesi per identificare o escludere la malattia. Nel 75% dei casi il feto risulterà non affetto. Se non fosse così, c’è la possibilità di chiedere una interruzione volontaria di gravidanza: la coppia sceglierà come comportarsi in base alle proprie convinzioni, e sarà comunque una scelta consapevole. Ci sono poi altre possibilità, meno praticate in Italia: quella di procreare correndo il rischio ed evitando controlli prenatali; di ricorrere alla fecondazione eterologa, con ovulo o sperma di un donatore; ovvero di rivolgersi a un’adozione o anche di rinunciare ad avere figli. La consapevolezza rende comunque più salda qualsiasi scelta: anche la scelta di non fare nulla pur conoscendo il rischio è lecite e deve essere difesa. Così come deve essere rispettata la scelta di non proseguire la gravidanza se si accertasse che il feto ha entrambi i geni mutati e quindi il bambino manifesterà inesorabilmente la malattia dopo la nascita».
L’importanza del supporto medico
È fondamentale non sottoporsi ad alcun test genetico senza il supporto di un medico esperto (genetista, ginecologo, pediatra), che prima della sua esecuzione ne spieghi la valenza, i limiti, la qualità, le problematiche di interpretazione.
Parallelamente alla scarsa conoscenza su questo argomento, che fa sì che la maggioranza dei portatori sani di fibrosi cistica non sappiano di esserlo, è oggi in aumento esponenziale quella che si può definire “autoinformazione”. Come spiega Lalatta: «Spesso oggi le persone decidono di sottoporsi a un test genetico in totale autonomia, perché ne hanno sentito parlare o perché l’ha fatto un amico. Certo, una maggiore sensibilità delle persone su questi temi è di per sé positiva, ma d’altra parte può creare difficoltà nella interpretazione e gestione dei risultati. Non solo. Anche per quanto riguarda il test del portatore è facile imbattersi in informazioni non indipendenti, ovvero veicolate dalle aziende che producono i test. Purtroppo la normativa in Italia non è sufficiente a difendere i cittadini dalla crescente propaganda che arriva dalle aziende produttrici. Il cittadino è così spinto a sottoporsi a una batteria di test genetici che riguardano anche malattie rarissime, centinaia di patologie, e fatica a comprendere che questo tipo di test non è meglio del test standard, che riguarda solo le malattie più diffuse, scelte in base a criteri epidemiologici. Ci sono promozioni che arrivano a proporre un test su mille malattie genetiche, che può comportare tra l’altro la spesa di migliaia di euro. I risultati di questi test rischiano poi di creare confusione, anche perché di fronte a casi dubbi, esiti incerti, aspetti non chiari le aziende non si occupano di seguire le problematiche e il cittadino di ritrova solo».
Nel caso del test del portatore sano, c’è anche un altro aspetto da capire bene: che le mutazioni del gene CFTR che portano alla malattia sono centinaia. E cosiddetti i test genetici di I livello non le ricercano tutte. Spiega ancora Lalatta: «C’è un pannello di mutazioni, le più frequenti, che sono quelle ricercate con i test genetici di I livello. La raccomandazione oggi è di ricercare come minimo 70 mutazioni: il rischio residuo di essere comunque portatori dopo un test negativo è quindi basso, ma non nullo. Per questo il test deve essere presentato da un medico esperto ed eseguito in un centro accreditato. Ci sono infatti sul mercato anche proposte di test a basso prezzo, che ricercano anche soltanto 30 mutazioni: attenzione però, si tratta di test sotto lo standard, non affidabili. Sono da evitare anche le aziende che si propongono di fare il prelievo a domicilio. Meglio rivolgersi a uno specialista, ginecologo o genetista, e accertarsi che il laboratorio di analisi partecipi ai controlli di qualità».
Come ricorda Lalatta, oltre al test del portatore sano della fibrosi cistica, che dovrebbe essere incluso di routine negli screening pregravidanza, come già avviene non solo in diversi Paesi del Nord Europa, ma anche in una regione italiana, il Veneto, bisognerebbe proporre a tutte le coppie che progettano di avere figli il test del portatore sano anche per le altre tre malattie genetiche più diffuse: SMA (Atrofia Muscolare Spinale), Sindrome della X fragile e distrofia muscolare di Duchenne.
Come la fibrosi cistica, sono malattie gravi, con sintomi rilevanti, di cui bisogna essere bene informati. L’identificazione di queste malattie, qualora si aggiunga la talassemia, rappresenta il 75% delle diagnosi di malattia ereditaria nei nuovi nati: ecco perché è così importante trovare i portatori sani.
Si tratta di argomenti che riguardano questioni cruciali, con una valenza etica importante e fondamentali per la salute delle persone.
Nel quadro della campagna “1 su 30 e non lo sai” mercoledì 17 aprile alle ore 18 si terrà il webinar “Malattie genetiche e test del portatore”, organizzato dalla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, rivolto a medici e mediche di famiglia, ginecologia e ostetricia, genetica medica, medicina generale e ostetrici e ostetriche. Per iscriversi e per ulteriori informazioni si può andare a questo link.