Cronache marziane, di Bradbury (1950) è una straordinaria raccolta di racconti di fantascienza. Queste sono solo cronache economiche di accadimenti collegati alla pandemia in corso, soprattutto vista dall’Italia e dall’Europa. Prima di tutto il tema della moneta, “stampare banconote”, come vedremo, oppure buttare moneta dall’elicottero.
Primo passo, stampare banconote
Un elicottero si aggirerà sull’Italia buttando pacchi di soldi sui cittadini? Certamente no, anche perché i depositi bancari rappresentano la stragrande maggioranza dei soldi o, detto meglio, della moneta. La moneta cartacea, e le monete metalliche che sono poca cosa, ammontano a circa 1.100 miliardi nell’area euro, i depositi nella sola Italia, a vista o vincolati a tre mesi, a 2700. Quindi dall’elicottero dovrebbero cascare degli estratti conto, con accrediti inattesi!
Che cosa è allora la monera dall’elicottero di cui si parla ora? L’immagine della helicopter money compare in un saggio di Milton Friedman pubblicato nel 1969 [1], con il seguente esperimento mentale:
Supponiamo ora che un giorno un elicottero sorvoli questa comunità e lasci cadere 1.000 dollari addizionali in biglietti dal cielo; i biglietti sono, ovviamente, raccolti in fretta dai membri della comunità. Supponiamo inoltre che tutti siano convinti che si tratti di un evento unico che non si ripeterà mai.
Il principio di base è che se una banca centrale vuole aumentare l'inflazione e la produzione in un'economia che sta operando sostanzialmente al di sotto del potenziale, uno degli strumenti più efficaci sarebbe semplicemente quello di fornire a tutti trasferimenti diretti di denaro. In teoria, le persone vedrebbero questo come un'espansione una tantum permanente della quantità di denaro in circolazione e inizierebbero quindi a spendere più liberamente, aumentando l'attività e spingendo l'inflazione verso l'obiettivo della banca centrale.
Dal punto di vista economico, in questo terribile momento il punto centrale è che si deve sostenere la domanda. Sergio Ricossa, grande pensatore del liberalismo, nel 1964 faceva leggere ai suoi studenti il radiomessaggio di Keynes alla BBC nel 1931 [2], nel pieno della crisi del ’29. È spesso citata l’esortazione alle casalinghe patriottiche:
Pertanto, o casalinghe patriottiche, uscite domani presto nelle strade e correte alle meravigliose vendite che sono pubblicizzate ovunque. Vi farete del bene - perché le cose non sono mai state così economiche, economiche oltre i vostri sogni. Portate via una pila di biancheria per la casa, lenzuola e coperte per soddisfare tutte le vostre esigenze. E abbiate la gioia che state aumentando l'occupazione, aumentando la ricchezza del paese perché state riavviando attività utili, portando una possibilità e una speranza nel Lancashire, nello Yorkshire e a Belfast.
Come aiutare ora le persone a fare ciò, in un momento in cui a tantissimi cittadini mancherà parte dei redditi, in moltissimi campi di attività?
Lo strumento ideale è quello che l’Economist proponeva nel maggio 2018 [3], indicando l’opportunità che ogni cittadino abbia un conto individuale presso la Banca Centrale Europea, per consentire iniezioni di moneta quando la recessione colpisce l’economia. Proposta profetica. Ora non c’è tempo per montare quel sistema, ma tutti o quasi, in Italia, lavoratori dipendenti o no, hanno una relazione sicura e certificata con una banca, con la Posta, con l’INPS, con le carte di credito, …
Le voci contrarie non mancano e sono di coloro che temono l’inflazione … Spesso risuonano in tedesco, anche con accento austriaco, e in olandese … Quasi una rinata Lega anseatica!
All’opposto, il grande esperimento involontario degli anni dell’ultima terribile crisi, quando con la crisi i banchieri centrali hanno pompato moneta oltre ogni limite, dovrebbe averci insegnato che, se non corre la domanda finale, i prezzi non aumentano. La cosiddetta teoria quantitativa della moneta [4] ha valore di descrizione ex post e nient’altro.
Secondo passo, la dimensione del problema
Quanti interventi relativi all’economia, nella grande discussione sul Covid-19, ci confondono! La prima regola, che applico innanzi tutto a me, è smorzare i toni. Quando i momenti sono molto difficili, occorre smorzare i toni per non aggiungere tensioni.
Due argomenti principali a proposito dei quali si legge tutto e il contrario di tutto: come farà l’economia a rimettersi in moto? Quanto debito creeranno i provvedimenti per il sostegno delle famiglie e per la ripresa? Raccogliamo del materiale su cui riflette, per discuterne e poi anche per tentare di aiutare chi deve decidere.
Quanto è diminuita in questo momento l’attività economica in termini generali, ad esempio in Italia? Una stima la si può trarre dai consumi elettrici [5], con un -20% per l’Italia e un -28% per l’area Nord. Che cosa succede in termini di attività economica in un normale mese di agosto? Con i consumi elettrici è difficile dirlo, perché i dati mensili sono solo aggregati e i consumi per i condizionatori spingono i mesi estivi verso il tetto dell’utilizzazione. Possiamo però osservare il dato grezzo dell’indice della produzione industriale [6] e notare che per il totale dell’industria il calo produttivo di quel mese è un po’ più del 30%, pur comprendendo la produzione di energia che si trova, come detto, in uno dei picchi dell’anno.
Dunque 28% il calo ora e 30% quello di un normale agosto? Il confronto diretto non è possibile: in agosto gran parte del terziario produce al massimo, mentre il turismo ora è totalmente fermo; agosto dura 31 giorni, la fermata attuale non sappiamo quanto durerà. Ma sono comunque due numeri che servono per attribuire una dimensione al problema.
Per una lettura analitica di quel che succede nel sistema economico rimando a un interessante testo del giovane studioso – economista e matematico, provenendo dalla fisica – Marco Pangallo [7], il quale annota che se l’economia non fosse un sistema complesso [8] la situazione non sarebbe molto preoccupante: come se mettessimo nel freezer il sistema, tranne alcune attività essenziali; poi, quando lo si scongela, tutto ritorna a funzionare. Purtroppo non è così proprio per l’azione della complessità e l’autore elenca alcune delle cause che possono frenare la rimessa in moto, dalle aspettative pessimistiche, ai ritardi nelle riassunzioni se ci sono stati licenziamenti, ai ritardi nelle catene di fornitura, alle difficoltà del credito, alla caduta del mercato azionario con effetti sui consumatori.
Nulla cui non si possa porre rimedio e l’autore elenca anche metodi e modelli per realizzare l’analisi economica necessaria.
Terzo passo, accelerare le risposte
Romano Prodi, già presidente della Commissione Ue e primo ministro italiano l’ha detto con chiarezza esemplare [9]. A un cronista che chiedeva soluzioni all’emergenza economica legata all’epidemia Prodi ha risposto:
Perché non stampare moneta. Se l’Europa è una forza unita potrebbe ben stampare banconote”.
L’ex premier ha invitato a fare “attenzione” alla velocità di risposta “o la caduta sarà così forte che i mezzi” per contrastarla “non basteranno.
Tre punti: unità dell’Europa, creazione di moneta, velocità
Giustissimo invocare l’unità dell’Europa, ma intanto il tempo corre: non è l’Europa che non agisce, ma sono alcuni governi che mantengono con ostinazione posizioni che, già errate in passato – ad esempio, gli infiniti ostacoli contro l’azione di Draghi –, sono ora drammaticamente negative. Non che in quelle nazioni ci sia unanimità, come mostrano alcune reazioni in Germania: l’importante Spiegel International, edizione online in inglese di Der Spiegel (la rivista settimanale tedesca con la maggior tiratura in Germania) pubblica in italiano l’editoriale del 7 aprile, ad opera del redattore capo, con il titolo “Il rifiuto tedesco degli Eurobond è non solidale, gretto e vigliacco” [10].
Con l’immagine di “stampare banconote” evocata da Prodi, si ritorna alla moneta dall’elicottero: significa dotare gli Stati di un credito in euro, acquistando direttamente o indirettamente (tramite le banche) titoli pubblici o, meglio ancora, conferendo direttamente agli Stati accrediti di moneta; ma purtroppo pochi considerano questa possibilità della moneta direttamente conferita ai beneficiari, nonostante la straordinaria difficoltà della situazione.
L’Economist prova a spiegare quel che sta accadendo, con un articolo che tratta di cicale e formiche [11]:
La mentalità della formica è ancora forte in alcuni paesi. Olaf Scholz, il ministro delle Finanze tedesco, si vanta del fatto che solo la precedente rettitudine fiscale ha permesso una risposta così ampia alla crisi "senza battere ciglio". [...] La portata della crisi Covid-19 offre una svolta nichilistica alla favola di Esopo. A volte un inverno è così rigido che il comportamento precedente diventa irrilevante. L'imminente crisi distruggerà le finanze dei paesi dell'UE, sia che fossero precedentemente parsimoniosi o golosi.
Forse la nuova lettura della favola di Esopo sta raggiungendo anche gli stati formica, con la possibilità di un accordo Europeo che, pur oscurato da una nebbia fitta di parole tecniche, consenta di stampare le banconote, dimenticando l’inesistente pericolo dell’inflazione [12].
Velocità: le azioni devo essere rapidamente attuate, in particolare quelle come la decisione italiana di un ingente aiuto per salvare la situazione finanziaria delle imprese con garanzie verso le banche erogatrici dei prestiti. Funziona solo se non si introducono troppi passaggi formali. Gli abusi saranno sanzionati, certo, ma non chiediamo ora requisiti e informazioni troppo macchinose. Il decreto è di 87 pagine, il che già fa capire la complessità delle proceduto, e impone condizioni di comportamento complicatissime, con il decadimento delle garanzie in caso di violazione. In questo modo, le garanzie valgono pochissimo agli occhi di chi deve concedere i prestiti.
Le dimensioni in gioco sono imponenti, ma ricordiamoci non travolgenti. Olivier Blanchard, grande studioso, che è anche stato capo economista del Fondo Monetario Internazionale, in una magistrale conferenza diffusa dal Bendheim Center for Finance della Princeton University, ha ben dimensionato il problema [13]. Il peso economico è notevole, ma può essere gestito.
Mentre questa nota sta per essere conclusa, l’Eurogruppo [14] – cui tocca stilare l’accordo più o meno nebuloso e sfumato cui si fa cenno sopra – sta faticosamente tentando di trovare un accordo. L’accordo deve andare oltre, almeno come principio e prospettiva, all’uso degli strumenti tradizionali, con la creazione di nuova moneta a favore dell’emergenza, grazie a nuovi strumenti tecnici, siano gli eurobond o altra tecnicalità che si voglia trovare. Si deve trovarla, perché l’insuccesso cancellerebbe, e giustamente, dalla coscienza degli europei le pur importanti azioni compiute nella prima fase di gestione dell’economia nel tempo della pandemia.
Proviamo a riassumerle:
- un imponente programma di liquidità della BCE, per 1.100 miliardi;
- la revisione delle soglie di sorveglianza bancaria, per consentire l’erogazione di maggiore credito;
- 200 miliardi di garanzie da parte della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), con destinazione le piccole e medie imprese;
- la sospensione del patto di stabilità per consentire di finalizzare un maggiore deficit del bilancio pubblico agli interventi straordinari necessari in questo momento;
- aumentati gli aiuti di stato consentiti, il che permette ad esempio alla SACE di gestire l’ingente massa di garanzie previste per le imprese italiane (sino a 400 miliardi);
- utilizzazione immediata dei cosiddetti fondi strutturali, circa 37 miliardi per l’Italia;
- interventi speciali per la cassa integrazione dei salari.
Certo, tutto rischia di passare in secondo piano se non si trova l’accordo europeo per la grande terapia della crisi, con una azione solidale e comune di tutta l’Europa.