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Imitare la natura nella guerra contro il cancro

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Esistono rane in grado di resistere al congelamento, pesci dotati di straordinarie capacità rigenerative, organismi capaci di sopravvivere in condizioni di vita estreme. Per non parlare di quegli esseri viventi che non si ammalano di cancro e, al tempo stesso, hanno una vita piuttosto lunga.

Quali sono gli elementi genetici che consentono queste eccezionali capacità di adattamento a condizioni estreme? Cosa rende questi esseri viventi capaci di evitare quell’insieme di processi molecolari che inducono alcune cellule a riprodursi e a differenziarsi in maniera incontrollata? Su queste domande si basa la ricerca di Yuval Tabach, ricercatore alla Hebrew University di Gerusalemme. Nel suo laboratorio, Tabach applica metodi di genomica comparativa per confrontare i genomi di specie diverse per capire quali geni sono caratteristici di esseri viventi dotati di forme di resistenza o adattamento eccezionali, come i Tardigradi, l’axolotl o la talpa senza pelo.

Yuval Tabach (Hebrew University) – Intervista realizzata durante il corso Advances in Complex Systems, organizzato a Como dal Centro per la Complessità e i Biosistemi dell’Università di Milano.

Simili tratti sono infatti il prodotto di complesse reti di interazioni fra geni e il loro studio può consentire di identificare diverse molecole coinvolte nello sviluppo del cancro, nei processi di invecchiamento e in molte altre malattie di origine genetica, dalla corea di Huntington alla distrofia miotonica.

 


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Di latticini, biotecnologie e latte sintetico

La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.