fbpx Italia 2040: lo zippo di Renzi, e il salvagente CNR | Scienza in rete

Italia 2040: lo zippo di Renzi, e il salvagente CNR

Primary tabs

Tempo di lettura: 5 mins

Matteo Renzi presenta al Piccolo teatro di Milano il futuro dell’Expo. Il pubblico delle grandi occasioni lo applaude, più che altro per gli elogi a Expo e a ciò che ha saputo fare Milano per ripartire dagli anni grigi. Ma quando il premier passa dal divertito ritratto di come eravamo negli anni ’90 (Andreotti, Schillaci, il walkman, il telefono 337 e l’enciclopedia “I quindici” che utilizzavamo per le ricerche) all’Italia del 2040, l’entusiasmo scema un po’. Perché è ancora tutto troppo vago. E i milanesi, se c’è una cosa che non sopportano, è la vaghezza.

Italia 2040 

Intanto il nome: il progetto che come una “scintilla” dovrebbe accendere la corsa scientifica del paese verso il futuro, si chiama Italia 2040 (in realtà semplificazione renziana di Human Technopole 2040). Il progetto, spiega il premier, vuol mettere le basi per creare un ecosistema dell’innovazione e vuole mettere la tecnologia a disposizione dell’essere umano. Un nuovo umanesimo interdisciplinare. Un progetto, concepito dall’IIT di Genova,  imperniato su nutrizione, salute e sostenibilità.

Genomica e big data 

Al centro di Italia 2040 ci sono la genomica e i Big Data, che convergono sui seguenti filoni: oncogenomica, malattie neurodegenerative, cibo, bioinformatica, modelli matematici, impatto socioeconomico. Con estensioni da chiarire verso il turismo e i beni culturali. Perché - dice Renzi - “non saremo mai una superpotenza militare, ma una superpotenza culturale la siamo già”.

No campanili 

Il progetto non vuol sentir parlare di gelosie da campanile, ben vengano da subito le università milanesi. Ma senza troppi indugi. “Perché noi possiamo partire anche subito”, spiega Renzi, agendo da primo nucleo di condensazione di centri di ricerca, imprese, amministrazione pubblica in quella che dovrebbe diventare una nuova Silicon Valley, o Boston Area. il più rapido a reagire è il CNR, che in una nota dell'11 novembre 2015, esprime apprezzamento, si mostra disponibile a entrare in gioco, e invita a lavorare in squadra. In sostanza, lancia un salvagente, che però modifica radicalmente l'asetto inizale del progetto (vedi riquadro sotto).

150 milioni 

La competizione è dura e noi dobbiamo porci al livello di una sfida mondiale della conoscenza e siamo disposti a mettere da domani, come Governo “se Regione e Comune vorranno”, 150 milioni di euro all’anno per dieci anni. Sopraccigli alzati.… 150 milioni all’anno, 1,5 miliardi in dieci anni: siamo abbastanza lontani, per esempio, dal rilancio della ricerca con il cluster Paris Saclay che - come ricordava ieri il rettore della Statale di Milano Gianluca Vago - ha messo sul tavolo: 7 miliardi di euro. O il progetto Medcity, che il sindaco di Londra ha proposto per colmare il gap con gli Stati Uniti, con un fondo di 10 miliardi di sterline. Stiamo a vedere se da quei 150 milioni, come scintille, si accenderà il fuoco di un finanziamento adeguato.

Conclusioni 

Il progetto Italia 2040 è una visione, ma il progetto non esiste ancora. Anche perché - come ci tengono a dire fonti IIT - è solo un Executive Summary. Il Piano “verrà elaborato con le nostre procedure, che comportano un panel internazionale”, etc. Insomma, ci vuole tempo e non si può patire subito. Anche se l'IIT assicura tempi rapidi.

I soggetti di Human Technopole 2040 sono certo di qualità. In particolare, l’IIT di Genova è molto attivo ma, rispetto agli altri enti di ricerca italiani, è di diritto privato, non fa parte del MIUR ma del Ministero dell’economia, le assunzioni non avvengono per concorso, ma per call internazionali. Il segnale del premier è chiaro e fortemente aggressivo verso il sistema della ricerca pubblica. Così come aggressiva è la decisione di non aver sentito preventivamente le realtà milanesi, che sui temi di Human Technopole hanno grandi eccellenze. La mossa del CNR rappresenta una meditata risposta - leggibile in controluce - a questa "provocazione" del premier.

Le risorse messe a disposizione dal governo sono una “scintilla”, e sono lontane per confrontarsi veramente con i grandi distretti scientifici europei, anche se considerevoli per il contesto italiano. Alcune società private e fondazioni hanno dato la loro adesione alla “visione”, ma non si conoscono ancora le disponibilità economiche messe in campo. Un’ultima considerazione: mentre gli altri grandi Paesi credono e investono nella loro ricerca pubblica e nelle loro università, il governo italiano conferma anche con l’ultimo Patto di stabilità l’intenzione di non volersi avvicinare agli standard europei nel finanziamento della ricerca, che rimane la peggiore d’Europa dopo la Grecia.

Human Technopole: il CNR si candida come protagonista
L’annuncio del Governo di destinare 70mila metri quadri degli spazi EXPO per realizzarvi un progetto ambizioso di integrazione e interazione fra i diversi campi del sapere vede il Consiglio Nazionale delle Ricerche, con i suoi 8 mila ricercatori e i suoi istituti di ricerca impegnati sulla frontiera scientifica e tecnologica, fortemente disponibile a contribuire alla piena riuscita di questa iniziativa
Il presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Luigi Nicolais, all’annuncio del Governo di destinare 70mila metri quadri degli spazi EXPO per realizzarvi lo Human Technopole, dichiara: “Accogliamo con grande interesse la notizia. Lo Human Technopole è un progetto ambizioso per portata e durata, ma soprattutto rappresenta un’apertura e un segnale di grande attenzione per tutta la comunità scientifica nazionale.
A tal fine il Consiglio Nazionale delle Ricerche con i suoi 8 mila ricercatori e i suoi istituti di ricerca impegnati sulla frontiera scientifica e tecnologica sono fortemente disponibili a contribuire alla piena riuscita di questa iniziativa. L’Ente registra eccellenze internazionali nelle tecnologie per il miglioramento della qualità della vita, dalle neuroscienze alle nanotecnologie, dalla biomedicina alle scienze della vita. In particolare, proprio ad Expo, il CNR ha realizzato un grande progetto scientifico, articolato in decine di eventi sui temi della nutrizione e del rapporto tra cibo e salute. Su questi stessi temi il CNR si colloca tra i centri di ricerca europei che hanno vinto più progetti sulle prime call di Horizon2020.
Va però ricordato che progetti del genere hanno successo se sanno mettere a sistema e valorizzare le competenze e le eccellenze presenti e impegnate, già da tempo, sugli stessi campi di ricerca sui quali hanno raggiunto importanti risultati internazionalmente riconosciuti. Nella ricerca, da sempre, paga e premia la collaborazione non certo la competizione. Per questo e per concretizzare uno degli assi più qualificanti il progetto stesso, ovvero l’integrazione e l’interazione fra i diversi campi del sapere, va tenuto conto del lavoro svolto dalla rete universitaria e dai centri di ricerca lombardi, ma non solo.
Il lavoro serio, qualificato e rigoroso di tutte le strutture scientifiche nazionali contribuisce ad accreditare la scienza italiana a livello internazionale e rende perseguibili progetti come lo Human Technopole. Rispondendo all’appello del Presidente Renzi, il CNR si candida a far parte del progetto e nelle prossime settimane proporrà alcune idee per la sua realizzazione”.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Perché ridiamo: capire la risata tra neuroscienze ed etologia

leone marino che si rotola

La risata ha origini antiche e un ruolo complesso, che il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi esplorano, tra studi ed esperimenti, nel loro saggio Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale. Per formulare una teoria che, facendo chiarezza sugli errori di partenza dei tentativi passati di spiegare il riso, lo vede al centro della socialità, nostra e di altre specie

Ridere è un comportamento che mettiamo in atto ogni giorno, siano risate “di pancia” o sorrisi più o meno lievi. È anche un comportamento che ne ha attirato, di interesse: da parte di psicologi, linguisti, filosofi, antropologi, tutti a interrogarsi sul ruolo e sulle origini della risata. Ma, avvertono il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi fin dalle prime pagine del loro libro, Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale (il Mulino, 2024):