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Italia, la terra dei miracoli

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Potrà mai l’Italia riguadagnare la sua posizione di eccellenza nella ricerca e nell’innovazione a livello europeo? Durante il Medioevo, il Rinascimento e l’Illuminismo, l’Italia era considerata all’avanguardia nelle scienze naturali e in medicina. Culla delle prime università al mondo, l’Italia fu il principale terreno di formazione per medici ed eruditi, come William Harvey, che venne a studiare anatomia e medicina all’Università di Padova con Girolamo Fabrici d'Acquapendente e Giulio Cesare Casseri agli inizi del Diciassettesimo secolo.
Il 15 giugno 1861, The Lancet scriveva: Il debito che l’Inghilterra ha contratto con l’Italia è incalcolabile”. (1) Come ha fatto quindi l’Italia a perdere questo enorme patrimonio di sapere? Cosa è successo a un Paese che ha dato i natali ad Alessandro Volta, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Marcello Malpighi, Camillo Golgi, Giovanni Morgagni e Antonio Scarpa? La prima metà del Diciannovesimo secolo è stato il periodo meno fertile per la scienza italiana, impegnata in un acceso dibattito interno al “braunismo”. Gli insegnamenti del medico scozzese John Brown non furono seguiti nel Regno Unito, ma dopo la sua morte trovarono molti seguaci in Europa, in particolare in Germania e in Italia. Uno dei più fervent sostenitori italiani fu Giovanni Rasori, un medico molto influente nella medicina accademica italiana, e grazie al suo supporto le teorie di Brown ebbero largo seguito. La disputa che ne seguì paralizzò per mezzo secolo un dibattito razionale in medicina in Italia, con conseguenze pesanti per il progresso medico nel paese. (2)

Solo molto lentamente i medici italiani adottarono i nuovi metodi diagnostici che intanto andavano diffondendosi nel resto d’Europa. L’invenzione dello stetoscopio da parte di René Laennec nel 1816 fu osteggiato dai medici italiani per almeno cinquant’anni. Per contro, in Germania e in Francia la medicina adottò rapidamente i nuovi metodi di osservazione clinica, fisica e diagnostica, seguendo il sentiero che era già stato tracciato dai lavori pionieristici del Morgagni nel Diciassettesimo secolo.

Anche la politica contribuì a questa stagnazione. L’Italia fu di nuovo divisa in staterelli con governanti impegnati a distruggere ogni memoria del passato napoleonico e insofferenti per ogni idea nuova e progressiva. Fra il 1839 e il 1847, i “Congressi annuali” degli scienziati italiani cercarono di riaprire un libero dibattito scientifico, trovando però molte resistenze nei governi locali. Nel 1839, ad esempio, Carlo Matteucci fu processato per aver preso parte al primo Congresso degli scienziati che si tenne quell’anno a Pisa perché il Papa temeva l’influenza degli “spiriti liberali e cospiratori” che lo animavano. Al punto che Matteucci dovette rispondere davanti alla Sacra congregazione romana dei contenuti di un libro di medicina che stava contribuendo a pubblicare. Dopo l’unità d’Italia nel 1861, il declino della medicina continuò, per il convergere di motivi politici e religiosi.

Ancora oggi la politica italiana continua a minare il progresso scientifico. Negli ultimi 15 anni, entrambi gli schieramenti politici che si sono contesi il potere hanno condizionato pesantemente decisioni importanti in medicina e bioetica - per citarne alcune: la riproduzione assistita, la ricerca sulle cellule staminali embrionali e le decisioni di fine vita. Questi gruppi hanno ostacolato la scienza semplicemente per accreditarsi presso la chiesa e averne qualche misero guadagno politico.

Nel passato ci sono state molte frizioni fra scienza e magistero ecclesiastico su temi eticamente sensibili, ma ora crediamo che un dialogo costruttivo su questi temi sia finalmente possibile. L’Enciclica papale Laudato si' sul cambiamento climatico pubblicata lo scorso anno fa pensare che ci possa essere un ambiente più favorevole al rifiorire della scienza in Italia. Le nuove posizioni del Vaticano e di Papa Francesco potranno contribuire a questo nuovo rinascimento scientifico in Italia?

Molte affermazioni dell’Enciclica lo fanno sperare. Papa Francesco ha scritto che “la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma [io] invito ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune”. (3) Questo atteggiamento positivo verso la scienza ci fa sperare che il nostro tentativo di ridare forza e prestigio alla scienza medica italiana possa avere successo. Nell’Enciclica, Papa Francesco continua così: “La scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe”. Speriamo davvero di trovare molti interlocutori che abbiano voglia di affrontare un dialogo di questo genere.

Noi pensiamo che sia venuto il momento di organizzare un incontro che dia il via a un vero dialogo fra scienziati italiani e Vaticano. Perché allora non metterlo in cantiere a Roma al più presto, coinvolgendo bioscienziati, filosofi, accademici interessati alla ricerca, insieme a membri della Chiesa? Lo scopo è di capire se ci sono le condizioni per dar vita al rinascimento di una libera cultura scientifica in Italia. Noi siamo pronti a un dialogo onesto e costruttivo, ma anche ad affrontare gli inevitabili disaccordi che sorgeranno nel momento in cui cerchiamo di far progredire le nostre ricerche per il benessere di tutti.

Note
1. Remuzzi G. Ethical disputes still beset Italian medicine 150 years after Count Cavour’s death. Lancet 2011; 379: 1068–73.
2. The Lancet. Count Cavour and contra-stimulant medicine in Italy. Lancet 1861; 77: 593–94.
3. Papa Francesco. Laudato Si’, Enciclica sula cura della casa comune. Città del Vaticano, 2015. http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-fra...

* (trad. Luca Carra) versione originale: The Lancet. Italy, the land of Holy Miracle-revisited, Vol 387 January 2, 2016


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