fbpx L’anello che chiude il cerchio tra Ricordi e Medestea | Scienza in rete

L’anello che chiude il cerchio tra Ricordi e Medestea

Primary tabs

Tempo di lettura: 6 mins

Sul palcoscenico dove si rappresenta la tragedia camuffata da farsa del cosiddetto Caso Stamina, i riflettori non hanno ancora illuminato le protagoniste femminili, che per ora si tengono nell’ombra. O forse vi sono tenute dagli attori uomini: la star, Davide Vannoni; la spalla, Marino Andolina; il deus ex machina, Gianfranco Merizzi, presidente di Medestea, la società che detiene i diritti per lo sfruttamento del cosiddetto “metodo Stamina”.

Le donne tuttavia sono importanti in questa storia. Sullo sfondo si staglia sempre l’ombra di Elena Schegelskaya, la ricercatrice ucraina spesso citata come la “biologa russa”, che Davide Vannoni, in cerca di una cura per la sua paralisi faciale, avrebbe incontrato a Kharkov e portato a Torino insieme al collega Vyacheslav Klymenko, per introdurre anche in Italia il metodo i cui risultati, allo specchio, erano a lui sembrati tanto soddisfacenti. Indagata come il professore, sembra volersi tenere alla larga da questa vicenda.

Ancora in prima linea, seppur sfuggente agli occhi delle telecamere, c’è invece l’italiana Erica Molino, che in qualità di biologa di punta della Stamina Foundation (è lei che prepara le cellule anche agli Spedali civili di Brescia) avrebbe raccolto il testimone dell’ucraina una volta che questa (per motivi ancora poco chiari) è rientrata al suo Paese. Sue sarebbero le innovazioni apposte al metodo originario tanto da pensare di poter brevettare la metodica, senza però ricordarsi di togliere dalla domanda -- mai accolta, è bene ricordarlo -- le fotografie dei presunti neuroni ottenuti con il vecchio sistema dalla collega, anni prima che venisse in Italia e cominciasse a collaborare con Vannoni, come ho raccontato all’epoca.

La terza donna, quella di cui finora ancora non si è sentito parlare, si chiama Giulia, e potrebbe dimostrare che il coinvolgimento di Camillo Ricordi nella vicenda, o almeno i suoi rapporti con Medestea, precedono di molto la sua comparsa sulla scena mediatica. Di cognome Giulia fa Merizzi, proprio come il presidente di Medestea, il manager che non fa mistero degli interessi economici che muovono l’intera operazione. Si dice sia la figlia, ma quel che è certo – almeno in base al suo profilo LinkedIn – è che lavora dal 2008 proprio per la società cosmetico-farmaceutica. L’azienda già in passato era stata indagata da parte del procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, lo stesso che oggi indaga su Stamina, per un prodotto anticellulite, il Cellulase, considerato pericoloso e per questo fatto ritirare dal commercio. Cose vecchie, che risalgono alla seconda metà degli anni Novanta, quando si compravano i prodotti Medestea sotto i marchi Sant’Angelica e Clinians senza sapere in che direzione avrebbe finito per muoversi l’azienda torinese.

Dopo che entra in azienda Giulia, laureata in chimica e tecnologia farmaceutica, le prospettive cambiano. Ora si punta molto più in alto, fino a quelle terapie cellulari che, come sostiene il sito internazionale della società, sono "by far the project with the highest business potential", il grande affare del futuro. Non più solo creme e integratori alimentari, ma vaccini contro l’AIDS e cure contro il cancro. La stessa Giulia Merizzi risulta aver chiesto di brevettare due prodotti per bocca o per spray nasale capaci di togliere l’appetito e di risollevare l’umore, in linea con la tradizionale battaglia di Medestea contro la cellulite e la pancia gonfia, ma anche anticorpi monoclonali contro l’HIV, che potrebbero aprire in futuro un nuovo fronte di mercato nel caso con Stamina non funzionasse.
I legami tra Medestea e Stamina non sono un segreto, anche se, come suggerisce l’Espresso, dalle gemelle società svizzere Biogenesis potrebbe saltar fuori qualche nuova sorpresa. Quelli tra Stamina e Camillo Ricordi, a capo del Diabetes Research Institute and Cell Transplant Center di Miami, sono emersi in questi mesi. Giulia Merizzi potrebbe essere l’anello mancante della catena, quello che lega Camillo Ricordi a Medestea, almeno tre anni prima della sua offerta di validare le caratteristiche delle cellule di Stamina nel suo centro di Miami.

Il primo elemento che sembra suggerire un interesse di Ricordi nel caso Stamina è la mail riservata, ma che noi abbiamo potuto vedere, con cui, nel mezzo della tempesta mediatica della primavera 2013, l’esperto di diabete, informato al pari di altri colleghi sul contenuto del decreto in discussione, si rivolge al ministro Balduzzi. Gli presenta gli obiettivi di Cure Alliance per allentare la severa regolamentazione nel campo delle terapie avanzate, si fa portavoce delle iniziative che in questo senso sta portando avanti anche in Israele Arnold Caplan, fondatore di Osiris Therapeutics, una delle più importanti companies al mondo a trattare cellule staminali mesenchimali, e si mette a disposizione per partecipare a qualsiasi commissione, gruppo di studio o comitato qualora venisse reputato utile il suo contributo (naturalmente a titolo gratuito). Pochi giorni dopo verrà votato al Senato il decreto, poi modificato alla Camera, che, come avevamo già allora raccontato, in linea con la posizione espressa esplicitamente da Ricordi in un’altra mail, equiparava i trattamenti con cellule staminali ai trapianti, sottraendoli alla più severa regolamentazione sui farmaci.
Arriva l’estate e si scoprono le carte. Come ha raccontato Giuseppe Remuzzi su Scienzainrete, all’International Symposium of the Cell Transplant Society che si tiene a luglio a Milano, organizzato proprio da Ricordi, l’esperto di diabete prende la parola difendendo la qualità di un protocollo che evidentemente, e diversamente dagli altri scienziati, aveva avuto modo di vedere. Come aveva potuto accedere al riservatissimo documento se non grazie a un rapporto privilegiato con Vannoni o altre persone che facevano capo alla Stamina Foundation? Il resto, con la proposta di analizzare le cellule di Brescia a Miami, è cronaca recente.
Ma riavvolgiamo un attimo la pellicola del tempo e torniamo a un altro congresso, anche questo organizzato da Ricordi, che si è tenuto nell’ottobre del 2011 a Miami. In quell'occasione Giulia Merizzi – che, lo ricordiamo, a quell’epoca era già a Medestea da tre anni -- risulta coautrice di tre lavori insieme con Ricordi e suoi collaboratori come Carmen Fotino, Antonello Pileggi, che nell’istituto di Miami è a capo dei Pre-clinical Cell Processing and Translational Models e Luca Inverardi, che proprio in quegli anni, insieme a Ricordi, indagava le potenzialità delle cellule staminali mesenchimali per la cura del diabete.
Una collaborazione di vecchia data, quindi, del tutto lecita -- sia ben chiaro -- ma che forse avrebbe meritato una disclosure nel momento in cui Ricordi è stato indicato come lo scienziato indipendente che avrebbe potuto fare da arbitro in questa spinosa vicenda. 

P.S. In quel congresso di Miami fu invitato da Ricordi a parlare anche Mauro Ferrari, oggi designato a capo della (ancora da nominare) nuova commissione tecnico-scientifica. A chi pensa che l’ingegnere che presiede il Methodist Hospital Research Institute di Houston non sia competente nel campo in questione, ricordo che il titolo del suo intervento fu “Nanotechnology and tissue repair”. C’è un forte legame infatti tra la materia di cui Ferrari è uno dei massimi esperti al mondo, le nanotecnologie, appunto, e la medicina rigenerativa, di cui le staminali sono strumento: si tratta in entrambi i casi di terapie molto innovative, piene tanto di potenzialità quanto di incognite. Se la partita si gioca sul terreno della regolamentazione, la questione riguarda entrambi.

Per cercare di capire di più facendo #chiarezzasustamina puoi aiutarci contribuendo qui

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Gli sprechi nel Servizio Sanitario Nazionale: è possibile fornire raccomandazioni per combatterli?

medico con stetoscopio

La crisi del SSN italiano è aggravata non solo dal sottofinanziamento, ma anche da sprechi strutturali. Tra le principali cause vi sono inefficienze gestionali, acquisti non ottimizzati e inappropriatezza nell'erogazione di servizi sanitari. Per affrontare il problema, è necessario un approccio scientificamente fondato che includa raccomandazioni su politiche sanitarie più mirate, come la razionalizzazione della rete ospedaliera e l'adozione di modelli assistenziali innovativi.

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è in crisi e la salute è diventato uno dei problema che preoccupa di più gli italiani. La crisi della sanità pubblica ha portato questi giorni a uno sciopero di 24 ore del personale della sanità, promosso da alcune sigle sindacali e che si potrebbe definire “da esaperazione”. Un'esasperazione ampiamente giustificata. Nel quotidiano dibattito politico, tecnico e mediatico sulla crisi del SSN trova giustificatamente un grande spazio il tema del sottofinanziamento, mentre una scarsa attenzione viene riservata alla lotta agli sprechi.