fbpx Una lettera di medici ed epidemiologi: le regioni padane non boicottino la nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria

Una lettera di medici ed epidemiologi: le regioni padane non boicottino la nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria

Mentre per molte società scientifiche europee il passaggio alle nuove (e più severe) soglie sugli inquinanti atmosferici previsto dalla Direttiva dell'ottobre 2022 è un passaggio obbligato, per le regioni italiane più inquinate, la reazione è opposta.

Crediti immagine: Jacek Dylag/Unsplash

Tempo di lettura: 3 mins

S’infuoca la polemica fra chi sostiene la proposta della nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, voluta dalla Commissione europea per ridurre l’inquinamento e la conseguente mortalità in tutto il continente, e i governatori delle regioni della Pianura Padana che vogliono annacquare i nuovi limiti perché ritenuti troppo restrittivi e di fatto irrealistici per l’area in questione, fra le più inquinate del mondo.

I fatti: nell’ottobre 2022 la Commissione europea propone una nuova direttiva con soglie di inquinati più restrittive, anche se ancora lontane dei valori più precauzionali suggeriti dell’Organizzazione mondiale della sanità (qui la documentazione). Solo per ricordare i cambiamenti principali, per il PM10 si passerebbe da una media annua di 40 µg/m3 a 20 (OMS suggerisce 15); per il PM2,5 si passerebbe da 25µg/m3 a 10 (OMS suggerisce 5) e per il biossido di azoto da 40 µg/m3 a 20 (OMS dice 10).

    Direttiva 2008/50/CE Linee guida OMS Nuova Direttiva
PM10 media annua 40 15 20
media giornaliera 50 45 45
massimo n. superamenti media giornaliera in un anno 35 3 18
PM2,5 media annua - 5 10
media giornaliera 25 15 25
massimo n. superamenti media giornaliera in un anno - 3 18
biossido di azoto media annua 40 10 20
media giornaliera - 25 50
massimo n. superamenti media giornaliera in un anno - 3 18

PM10, PM2,5 e biossido di azoto - Confronto tra limiti Direttiva 2008/50/CE, valori guida OMS e limiti Nuova Direttiva da raggiungere entro 1/1/2030

Il passaggio dalle soglie della direttiva del 2008 e le nuove dovrebbe avvenire entro il 2030, lasciando tempo anche alle regioni più inquinate come la Pianura Padana di adeguarsi ai nuovi valori, confidando anche sulle misure di decarbonizzazione che andrebbero comunque prese per contrastare il cambiamento climatico.

Le reazioni: secondo molte società scientifiche europee i nuovi standard proposti dall’Europa sono un passaggio obbligato, anzi si dovrebbe essere più severi anche per mitigare in modo consistente i circa 50mila morti annuali attribuibili all’inquinamento atmosferico in Italia. Opposta la reazione delle regioni padane più inquinate (Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna) che preparano una dichiarazione contro la nuova direttiva, prevista per domani 24 maggio a Bruxelles. Sempre il 24 si terrà la conferenza Clean Air for All - che si può seguire anche in streaming - organizzata dalla European Respiratory Society, Health Effect Institute e da International Society for Environmental Epidemiology (ISEE).

A sostegno della direttiva intervengono con una lettera aperta rivolta alle autorità nazionali ed europee diversi medici, ricercatori e associazioni scientifiche italiane. Anche una macroregione certo non favorita dalle condizioni meteo come la Pianura Padana - argomentano i firmatari - è perfettamente in grado di restare nei nuovi limiti entro il 2030 adottando da subito alcune misure radicali, così riassumibili: 

  • Potenziare il trasporto pubblico, velocizzare la transizione verso la mobilità elettrica e dolce
  • Sostituire il riscaldamento a legna e gas con fonti sostenibili (es. pompe di calore) 
  • Ridurre le emissioni di ammoniaca e altri precursori del particolato nei settori dell’agricoltura e allevamenti e nei trasporti con tecnologie già esistenti

«In sintesi, il tema dell’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana ha una sua diagnosi precisa, le conseguenze dell’inazione sono ben note, le soluzioni sono individuate. Si tratta solo di non perdere altro tempo», concludono i firmatari, fra cui medici ed epidemiologi quali Francesco Forastiere e Paolo Vineis.

Leggi qui la lettera (anche in versione inglese) e le relative fonti scientifiche che ne sostengono gli argomenti.

 


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