Rappresentazione tridimensionale di cyberspazio e internet - Credit: Digital work by Steve Johnson - Flickr - Licenza: CC BY-SA 2.0.
“Connettersi con l’altra metà”. Titola così l’agenda di obiettivi che la Commissione Banda Larga per lo Sviluppo Sostenibile vuole raggiungere entro il 2025. Perché per la fine del 2019 metà della popolazione mondiale sarà collegata a Internet ma l’altra metà (3,8 miliardi di persone) sarà ancora priva di accesso alla rete e incapace di beneficiare delle risorse economiche e sociali offerte dal mondo digitale. A Ginevra, dal 19 al 23 marzo, si è discusso su come sanare questo divario al World Summit on the Information Society (WSIS), il più grande forum globale sulle telecomunicazioni finalizzate allo sviluppo umano.
“Le tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione hanno il potenziale per rendere il mondo un posto migliore e contribuire immensamente allo sviluppo sostenibile dell’umanità”, afferma Houlin Zhao, segretario generale della ITU, l’agenzia dell’ONU per le telecomunicazioni che con UNESCO ha dato vita alla Commissione già nel 2010. “È quindi nostra responsabilità distribuire i vantaggi delle telecomunicazioni a tutti i Paesi, a tutte le persone e a tutti i segmenti della società”.
Al netto degli incubi orwelliani evocati dallo scandalo Facebooh-Cambridge Analytica, il web resta comunque il medium primario per istruirsi, informarsi, cercare impiego e supporto finanziario, nonché per connettersi ad altre persone e risorse umane. Lo sa bene l’ONU, che nella sua Agenda 2030 punta a una banda larga universale e accessibile come catalizzatore fondamentale per quegli obiettivi di sviluppo economico, sostenibilità ambientale e inclusione sociale formalizzati nei 17 Sustainable Development Goals. Non è possibile eliminare la povertà, incentivare un’innovazione sostenibile o abbattere le diseguaglianze senza aver prima garantito “inclusione digitale” a tutti gli individui.
Una connessione web efficiente non solo moltiplica le prospettive personali di benessere e realizzazione, ma consente anche a istituzioni e policymaker di raggiungere le comunità più svantaggiate, di profilarne le esigenze con maggiore precisione e concepire strategie di sviluppo più mirate. Zhao avverte: “Stiamo entrando in una fase del tipo ‘winner takes all’, in cui il mondo telematicamente avanzato allunga il distacco con i Paesi in via di sviluppo”.
È un circolo vizioso perché la rapidità di sviluppo di una popolazione è proporzionale al suo grado di digitalizzazione, cosicché i paesi con un florido ecosistema web crescono ancora più in fretta e i divari socio-economici si approfondiscono.
Per invertire la rotta la Commissione Banda Larga auspica che entro il 2025 tutti i Paesi abbiano un piano nazionale di broadband 3G o superiore che non costi più del 2% del reddito lordo pro capite e che raggiunga nei Paesi meno sviluppati almeno il 35% dei potenziali utenti, soglia portata al 65% per i Paesi già in crescita.
Ma la sola copertura telematica non ha alcun impatto senza alfabetizzazione digitale: la Commissione è al lavoro affinché per il 2025 il 60% della popolazione giovane e adulta abbia le competenze per accedere con profitto alle risorse disponibili sul web, prima fra tutte l’e-finance. Ad oggi 2 miliardi di persone non hanno accesso a un conto bancario, sebbene tra queste più di un miliardo e mezzo sia in possesso di uno smartphone. La banda larga porterebbe l’internet banking e le conseguenti possibilità di pianificare investimenti attraverso servizi gestiti da mobile. Vero ossigeno per il tessuto delle microimprese, soggetti cruciali per rilanciare in loco le aree più arretrate del pianeta.
Le opportunità di crescita non mancano anche per chi le telecomunicazioni le progetta e realizza: non è un caso che Google e Facebook stiano investendo in prototipi di connessione wireless capaci di estendere la copertura web alle zone più impervie e isolate, con nomi come Google Fiber e Facebook Aquila. La domanda digitale del primo mondo rasenta la saturazione e solo un allargamento della base di utenza può scongiurare contrazioni di mercato per i giganti dei web services, di cui la Commissione vuole in qualche modo influenzare le iniziative a beneficio dei molti esclusi.