La notizia sembrerebbe - il condizionale è d'obbligo - veramente rivoluzionaria come di fatto appare nei titoli dei siti dei quotidiani e delle agenzie di stampa. Ricercatori della prestigiosa John Hopkins School of Medicine che fanno capo a Vogelstein avrebbero stabilito che ben il 66% dei tumori non dipenderebbe dagli stili di vita ma semplicemente da "cattiva fortuna". Verrebbe cioè sconvolta la nozione generalmente accettata secondo cui sarebbe il caso anzichè il fumo, l'alcool, l'obesità, la cattiva alimentazione e così via il determinante della comparsa dei tumori.
Occorre subito dire che il termine "bad luck" appunto sfortuna, che è
stato ripreso anche dalle nostre agenzie non è presente nell'articolo
scientifico, ma nel titolo di un commento comparso su Science che in qualche
modo intende volgarizzare il succo dell'indagine. Infatti il termine sfortuna
non è affatto coerente con una impostazione scientifica.
Ciò che popolarmente
appartiene alla sfortuna dipende dal fatto che non sappiamo quali siano le
cause visto che stabilire il rapporto di causa-effetto è appunto uno dei
compiti fondamentali della scienza.
Detto questo è utile analizzare il
contenuto dell'articolo in questione che si basa su di un modello statistico
elaborato dagli Autori che stabilisce il rischio di avere un tumore in rapporto
con il numero di divisioni cellulari delle cellule staminali presenti nei vari
tessuti di un organismo. Quanto più alto è il numero di divisioni di queste
cellule staminali tanto più elevata è la possibilità che avvengano mutazioni
che possono essere favorevoli allo sviluppo di un tumore. In larga parte queste
mutazioni, secondo gli Autori, non dipenderebbero dagli stili di vita ma dal
caso.
Questa impostazione per essere accettabile dipende da molte variabili. Anzitutto
che la frequenza delle mutazioni sia corretta e gli stessi Autori ammettono che
si tratta di dati che non sempre sono stati validati. In secondo luogo molto
spesso ciò che si chiama caso dipende dalla nostra ignoranza. Sono certamente
molti i fattori che possono indurre mutazioni e che potrebbero perciò essere
prevenibili se li conoscessimo. In terzo luogo non è detto che le mutazioni
permangano in modo eguale in tutti i tessuti perchè i meccanismi di riparazione
potrebbero essere diversi. Infine si conclude nell'articolo che due terzi dei
tumori non sarebbero influenzati dagli stili di vita.
Tuttavia ciò riguarda il
numero di tumori, non il numero degli ammalati di tumore. Infatti, un conto è
il tumore del duodeno che è relativamente raro, altro conto è il tumore del
polmone che invece è molto frequente. Perciò il rapporto fra stili di vita e
tumori può cambiare notevolmente se appunto consideriamo i tipi di tumore o il
numero di pazienti portatori di tumori.
Tanto più che nei tumori considerati dagli
Autori ne mancano parecchi, fra cui molto importanti per la loro numerosità
il tumore della mammella che nella donna è il primo tumore per frequenza
e il tumore della prostata che è molto comune nel maschio. Quindi il rapporto fra
stili di vita e numero di pazienti che sviluppano tumori potrebbe essere
addirittura capovolto rispetto al rapporto fra stili di vita e numero di
tumori. Tutto ciò va attentamente considerato prima di trarre conclusioni che
potrebbero essere disastrose e distrarre il pubblico da stili di vita che
comunque non sono importanti solo per i tumori, ma anche per altre malattie
incluse quelle cardiovascolari.
Occorre in questo senso sottolineare che gli
stessi Autori non escludono la possibilità che i cattivi stili di vita non
possano essere concausa o scatenanti di tumori resi possibili dalla
precedente presenza di mutazioni. D'altra parte sarebbe difficile gettare a
mare tutti i risultati che dipendono da un gran numero di studi epidemiologici
che sono concordi nello stabilire che i cattivi stili di vita sono un
importante fattore di rischio per molti tumori. In definitiva se occorre tenere
in debita considerazione tutti i lavori scientifici che aiutano a meglio capire
le ragioni per cui si sviluppano i tumori si deve sottolineare che seguire
buoni stili di vita, allo stato attuale delle conoscenze, e' ancora il modo
migliore per evitare malattie tumorali e cardiovascolari.
Pubblicato su Il Mattino