fbpx Ma il cielo per gli astronomi italiani sarà ancora blu? | Scienza in rete

Ma il cielo per gli astronomi italiani sarà ancora blu?

Primary tabs

Tempo di lettura: 5 mins

Siamo ormai alle battute finali di questo 2009, Anno Internazionale dell’Astronomia. Si concluderà formalmente con una cerimonia internazionale organizzata a Padova nei giorni 9 e 10 Gennaio, a quattrocento anni esatti dalle osservazioni di Galileo dei satelliti di Giove.

È stato un anno formidabile per l’astronomia italiana e per l’INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica. Abbiamo scoperto (1) l’ammasso di galassie più lontano conosciuto, è a 10.2 miliardi di anni luce da noi. Per paragone, il Big Bang è  “lontano” 13.7 miliardi di anni luce. Abbiamo quindi imparato che quando l’Universo aveva solo un quarto della sua età, già esistevano grandi strutture formate  e legate gravitazionalmente. Una scoperta che stimolerà gli astrofisici teorici.

Sempre in termini di scoperte di altissimo impatto ricordo anche il più distante lampo gamma mai registrato. È stato registrato nell’aprile di quest’anno e testimonia l’esplosione di una stella di grande massa, giunta al termine della sua vita quando l’universo aveva meno di settecento milioni di anni. Un po’ come dire quattro anni su una vita di ottanta. La sua distanza record è stata determinata al nostro Telescopio Nazionale Galileo situato alle Canarie (2).

C’è poi il satellite AGILE, un satellite tutto italiano dell’ASI che INAF ha costruito in collaborazione con l’INFN, che continua a produrre risultati di altissimo livello. AGILE non solo sta scoprendo cose interessantissime sull’emissione gamma dall’universo, per esempio sul comportamento del gigantesco buco nero al centro del quasar 3C454.3, diventato recentemente la più luminosa sorgente gamma del cielo (3), ma ci sta dando anche dati sorprendenti sulla produzione di lampi gamma di spaventosa energia prodotti nella nostra atmosfera durante mega-temporali tropicali. E potrei continuare. Oltre alla soddisfazione per i tanti risultati specifici di grande rilievo ci ha fatto poi piacere sapere che l’INAF, a detta della Thomson Reuters, una agenzia americana indipendente di rating della ricerca, ha registrato, a livello mondiale, il più alto incremento percentuale nelle citazioni ai nostri lavori, nel periodo Febbraio-Maggio 2009. Già il CIVR, il Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca, nell’unico esercizio di valutazione promosso dal MIUR (ministro Moratti), ci aveva classificato al primo posto tra tutti gli Enti di ricerca nel nostro raggruppamento disciplinare: la Fisica.

Se il passato dell’astronomia italiana è glorioso, Galileo docet, e il presente è entusiasmante, il futuro ci può riservare altre grandissime soddisfazioni. Il problema è se saremo messi nelle condizioni di partecipare ai nuovi grandi progetti che stanno prendendo forma o addirittura entrando nella fase di realizzazione o se piuttosto la continua riduzione dei finanziamenti alla ricerca, che sta colpendo l’INAF in maniera assai grave, ci escluderà da questi nuovi programmi e ci costringerà ad una fase di decadenza forzata dopo le eccellenze del passato.

Il 2010 si presenta infatti molto critico. Completeremo il Sardinia Radio Telescope; è il più sensibile radiotelescopio europeo ed è costato circa 70 milioni di euro. Non abbiamo a bilancio le risorse necessarie per renderlo operativo, per farlo funzionare. Per farlo dovremmo, ad esempio, comunicare ai nostri partner americani e tedeschi che non saremo in grado di onorare la nostra quota di partecipazione a LBT, il Large Binocular Telescope,  il più grande e avanzato telescopio ottico del mondo attualmente operativo. É costato 250 milioni di dollari e noi partecipiamo al 25%. Oppure dovremo informare ESO, l’European Southern Observatory – un organismo internazionale europeo di cui l’Italia è paese membro – che non siamo nelle condizioni di portare a termine e consegnare il VST, un telescopio di nuova generazione, con grave danno scientifico per la comunità astronomica internazionale e italiana e con danno d’immagine per il nostro Paese. O forse dovremo temporaneamente chiudere il nostro Telescopio Nazionale Galileo situato nelle Isole Canarie in violazione dell’accordo stipulato con i colleghi spagnoli. È il telescopio che ha misurato la distanza del più lontano oggetto che si conosca nell’Universo.

Quali sono i grandi progetti per il futuro, i progetti che proprio perché grandi, sono inevitabilmente collaborazioni internazionali o mondiali? E-ELT e SKA ad esempio. I due maggiori osservatori terrestri del futuro. L’European – Extremely Large Telescope è un  telescopio ottico con uno specchio di 42 metri diametro, la cui costruzione partirà nel 2011 e avrà un costo di 1 miliardo di Euro. SKA è invece una matrice di circa 2000 radiotelescopi distribuiti in un’area di 3000 km di diametro. Richiederà investimenti per 2,5 miliardi di Euro. Entrambi i progetti saranno finanziati a livello europeo e mondiale. Partecipiamo poi a anche a diverse proposte di future missioni spaziali nell’ambito della Cosmic Vision di ESA. Una prima selezione avverrà a gennaio 2010. Sono in lizza esperimenti per scoprire l’origine della misteriosa energia oscura che sembra costituire il 75% dell’Universo piuttosto che sonde che si posino su un asteroide, ne prelevino un campione e lo riportino sulla terra per successive analisi. O ancora, un telescopio spaziale ottimizzato per scoprire pianeti extrasolari simili alla terra che possano ospitare vita. E ancora una sonda, Solar Orbiter che si avvicinerà come mai prima d’ora al nostro Sole per studiarne le attività da cui dipende la vita sul nostro pianeta. In tutte queste avventure INAF è presente, a volte con posizioni di leadership, con la passione e l’expertise del suo personale.

Il problema è che un INAF gravemente sottofinaziato non può rimanere competitivo sulla scena internazionale. Se smette di nevicare in montagna, non subito, ma dopo qualche anno, inesorabilmente i fiumi seccano e le campagne inaridiscono. E all’INAF è già da un po’ di tempo che non nevica.

Ecco perché gli interventi del Ministro in materia di valutazione e premiazione del merito sono estremamente apprezzati dalla nostra comunità. Che, fiduciosa, attende pazientemente di percepirne gli effetti.

(1)     http://www.inaf.it/ufficio-stampa/comunicati-stampa-del-2009/cs-36-09/cs...
(2)     http://www.inaf.it/ufficio-stampa/comunicati-stampa-del-2009/cs-15-09/cs-15-09/
(3)     http://www.inaf.it/ufficio-stampa/comunicati-stampa-del-2009/cs-44-09/cs-44-09/

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Siamo troppi o troppo pochi? Dalla sovrappopolazione all'Age of Depopulation

persone che attraversano la strada

Rivoluzione verde e miglioramenti nella gestione delle risorse hanno indebolito i timori legati alla sovrappopolazione che si erano diffusi a partire dagli anni '60. Oggi, il problema è opposto e siamo forse entrati nell’“Age of Depopulation,” un nuovo contesto solleva domande sull’impatto ambientale: un numero minore di persone potrebbe ridurre le risorse disponibili per la conservazione della natura e la gestione degli ecosistemi.

Nel 1962, John Calhoun, un giovane biologo statunitense, pubblicò su Scientific American un articolo concernente un suo esperimento. Calhoun aveva constatato che i topi immessi all’interno di un ampio granaio si riproducevano rapidamente ma, giunti a un certo punto, la popolazione si stabilizzava: i topi più anziani morivano perché era loro precluso dai più giovani l’accesso al cibo, mentre la maggior parte dei nuovi nati erano eliminati.