Esami di fine anno? Salvia, origano, melissa e rosmarino regalano concentrazione; ginseng e caffè per le notti sui libri e, nel caso di eccessi, passiflora e valeriana possono concedere un po’ di riposo…
Se le posizioni nei confronti
delle medicine alternative fanno discutere molti, l’unico punto sul quale sono
tutti d’accordo è che a riguardo c’è una gran confusione. Confusione
alimentata, secondo Wallace Sampson[1] dagli stessi propositori
della medicina alternativa che spesso usano termini ambigui per creare l’idea
di una scelta, di una efficacia o di una dicotomia che non esistono.
In una notizia apparsa sul sito
della Commissione Europea lo scorso dicembre, si evidenzia come in diversi
paesi dell’Unione stia crescendo la domanda nei confronti di medicine non
convenzionali con una relativa spesa
stimata (sempre dall’UE) da parte dei consumatori di 100 milioni di euro[2].
Leggiamo inoltre da un rapporto dell’Istituto regionale
di ricerca della Lombardia (IReR) che “secondo il sondaggio Censis 2008, il 23 %
degli Italiani sceglie farmaci omeopatici, fitoterapici e altri che non
attengono alla farmacologia tradizionale e si rivolge per la propria salute e
il proprio benessere a pratiche di medicina alternativa o complementare (CAM)”.[3]
La Commissione Europea stima
inoltre che, in media, in Europa ogni 100.000 abitanti si possano contare 65
fornitori di medicina complementare e alternativa e 95 medici di medicina generale, anche se la
regolamentazione nei diversi paesi dell’Unione è tutt’affatto unitaria.[2]
Medicine alternative e complementari: di cosa stiamo parlando?
Sotto il cappello di medicina
alternativa e complementare rientrano teorie molto diverse tra loro per storia, tecnica
diagnostica e pratica terapeutica; alcune medicine hanno una storia
antichissima e afferiscono a sistemi sanitari totalmente diversi dal nostro
(medicina tradizionale cinese o indiana), altre, come l’omeopatia, sono nate solo alcuni secoli fa, altri impiegano metodi
e trattamenti di manipolazione (chiropratica e osteopatia), altri ancora si
basano sul rapporto mente – corpo come la meditazione.
Una medicina convenzionale o
tradizionale in un luogo può essere però alternativa per la popolazione indigena di
un altro luogo. E' il caso, ad esempio, dell’agopuntura che afferisce alla
medicina tradizionale cinese, ma rientra tra le medicine alternative per
l’Occidente.
L’ U.S. National Institutes of
Health divide le medicine alternative in cinque classi differenti: terapie basate
su approcci biologici, terapie energetiche, sistemi sanitari alternativi,
manipolazioni muscolari e terapie mente-corpo.[4]
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si riferisce alle medicine alternative e complementari come ad
un ampio insieme di pratiche sanitarie che non fanno parte della propria
tradizione e non sono integrate nel sistema sanitario dominante.[5]
È da notare come l’OMS offra però
un’accezione e una definizione diversa per la medicina tradizionale definendola la somma delle conoscenze,
competenze e pratiche basate su teorie, credenze ed esperienze indigene a
differenti culture, spiegabili o meno, usate per il mantenimento della salute e
la prevenzione, la diagnosi, il miglioramento e il trattamento di malattie mentali
o fisiche.
Il Comitato Nazionale per la Bioetica
del Consiglio dei Ministri in un documento
approvato il 18 marzo 2005 definisce “alternative
le pratiche la cui efficacia non è accertabile con i criteri adottati dalla
medicina scientifica (pranoterapia, medicina ayur-vedica o antropofisica,
omotossicologia, omeopatia, cromoterapia, iridologia ecc.)”, mentre definisce “non
alternative ma empiriche le pratiche
terapeutiche come ad esempio l’agopuntura riflessologica, la fitoterapia
(terapia con piante medicinali), l’osteopatia o la medicina naturale che
appaiono in alcuni casi benefiche per i pazienti e non sono lontane da altre
forme di terapia fisica (fangoterapia, massoterapia, radarterapia ecc.) [6]
In un rapporto OMS del 2008 [7]
si notifica che in Asia e Africa l’80% della popolazione dipende ancora dalla
medicina tradizionale non potendo avvalersi per motivi economici, politici o
geografici della medicina scientifica.
Sempre il rapporto del 2008 [7]
evidenzia che la forma più popolare di medicina tradizionale è costituita
dall’uso di erbe mediche con un conseguente giro di affari di 5 miliardi di
dollari nell’Europa Occidentale nel biennio 2003/2004, 14 miliardi di dollari
in Cina nel 2005 e 160 milioni di dollari in Brasile nel 2007.
In questo campo, la Cina la fa da padrone con una medicina tradizionale che ha alle spalle migliaia di anni di storia e l’utilizzo di circa 10.000 piante o erbe delle quali alcune ormai accettate dalla farmacopea scientifica (come la ephedra, usata come decongestionante e antiasmatico) e altre in via di studio da parte della Food and Drug Administration. [8]
La reazione della medicina convenzionale
L’atteggiamento della medicina
convenzionale nei confronti della medicina tradizionale è quello di una sorella
maggiore ed evoluta che guarda con diffidenza ma interesse le cure di una pratica
ingenua, talvolta efficace, che tramanda i suoi saperi di padre in figlio, le cui
usanze sono state definite da millenni di prove ed errori . Si tratta in qualche
modo di una forma embrionale di medicina
scientifica dalla quale la medicina
occidentale si è distaccata nel XVI secolo portando a compimento la
catena logico-deduttiva del metodo scientifico.
Oggi la medicina scientifica, pur
non potendo dirsi perfetta in quanto di per se stessa parte di un continuo avanzamento
scientifico, ha raggiunto livelli di consapevolezza e di apprendimento altissimi.
La medicina tradizionale al
contrario – e qui sta la grande differenza con quella scientifica – se anche si
basa sui fatti e sull’efficacia di alcune erbe nei confronti di numerose
patologie, non è in grado di elaborare quelle “certe dimostrazioni” che la
rendono in grado di formulare teorie e previsioni a loro volta provabili [9]
È pur vero cha la medicina
tradizionale ha dato talvolta risultati straordinari; è il caso ad esempio dell’artemisia,
un’erba utilizzata da sempre nella
medicina tradizionale cinese come antifebbrile
e scoperta in grado di uccidere addirittura il Plasmodium, il parassita
che causa la malaria.[8]
Con la consapevolezza che per la
maggior parte della popolazione mondiale le cure convenzionali rappresentano
ancora, purtroppo, un miraggio, una stretta collaborazione tra medicina
scientifica e medicina tradizionale permetterebbe alla popolazione indigente di
accedere a cure tradizionali sempre più sicure ed efficaci.
In questo senso si è mossa l’Organizzazione mondiale della sanità
pubblicando, nel 2000, un “General Guideline for methodologies on research and
evaluation of traditional medicin” in cui vengono discussi i parametri di sicurezza ed efficacia della
medicina tradizionale, vengono emesse regole per la valutazione delle erbe
mediche e definiti nuovi approcci per la ricerca clinica.[10]
Non solo, sul sito dell’European
Medecine Agency, alla erbe mediche è
dedicata un’intera sessione con tanto di legenda sulla stadio di dimostrazione
scientifica della efficacia ottenuta (R: Rapporteur
assigned, C: ongoing call for scientific
data, D: Draft under discussion, P:
Draft published, PF: Assessment close to
finalisation (pre-final), F: Final opinion adopted) e la
posologia richiesta dalla medicina tradizionale. [11]
Ma a pensare che le erbe siano sempre meno
nocive di un prodotto farmaceutico si fa presto e male. Vi ricordate che fine fece quel
tale che mangiò un po’ troppa cicuta?
Bibliografia e referenze:
[1] “Antiscience trends in the rise of the
alternative medicine movement”, Annal of the New York Academy of Science, June
1995
[2]URL:http://cordis.europa.eu/fetch?CALLER=IT_NEWS&ACTION=D&SESSION=&RCN=35388
[3]URL:http://www.irer.it/Rapportifinali/codici-2009/2009c007-rapporto-finale
[4] URL:http://nccam.nih.gov/health/whatiscam#definingcam
[5] WHO, General
guidelines for methodologies on research and evaluation of traditional
medicine. 2000. WHO/EDM/TRM/2000.1.
[6] URL: http://www.governo.it/bioetica/testi/Medicine%20Alternative.pdf
[7]http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs134/en/
[8] The new
face of traditional Chinese Medicine, Science vol 299 10 January 2003
[9] Medicina
scientifica e medicina alternativa: il problema della demarcazione, Federspil e
Vettor, Ann. Ital Med Int
2004
[10] URL: http://whqlibdoc.who.int/hq/2000/WHO_EDM_TRM_2000.1.pdf
[11] URL: http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/includes/medicines/medicines_landing_page.jsp&mid