fbpx La morte apparente dei coralli mediterranei | Scienza in rete

La morte apparente dei coralli mediterranei

Primary tabs

Un nuovo studio riporta per la prima volta l'esistenza di una risposta adattativa nella madrepora a cuscino (Cladocora caespitosa), una specie di corallo mediterraneo, allo stress termico. Ipotizzata nei coralli fossili, non era mai stata descritta nei viventi, anche perché avviene molto lentamente nel tempo: i coralli rimpiccioliscono, lasciando la colonia apparentemente morta, solo per ricrescere e ripopolarla negli anni successivi. Tale capacità suggerisce una resilienza dei coralli maggiore a quanto pensato in precedenza, ma che potrebbe non essere sufficiente a fronteggiare ondate di calore più frequenti. Nell'immagine: polipi del corallo Cladocora caespitosa. Crediti:Diego K. Kersting

Tempo di lettura: 3 mins

I coralli sono fortemente messi a rischio dai cambiamenti climatici, che influenzano le precipitazioni, le correnti oceaniche, i livelli e il pH del mare. Lo stress termico dovuto all'aumento delle temperature, inoltre, ha determinato la morte massiccia di diverse specie d'invertebrati, tra cui alcuni coralli, sia nei mari tropicali sia in quelli temperati. Diversi studi hanno messo in luce come i coralli possano diventare più resistenti alle maggiori temperature: un lavoro del 2012, ad esempio, aveva evidenziato come alcuni coralli colpiti da una prima ondata di calore apparissero più resistenti alle successive. Tuttavia, vi è ancora molta incertezza riguardo all'esistenza e al tipo di risposta adattativa che i coralli possono mettere in atto. Ora, un nuovo studio riporta per la prima volta che anche i coralli attuali possono andare incontro a un processo di "ringiovanimento" quando sottoposti a stress termico, una risposta che finora era nota solo nei coralli fossili.

Dai coralli fossili agli attuali

I coralli sono un ampio gruppo d'invertebrati marini, per la maggior parte dei casi organizzati in colonie di polipi. È ad alcuni di essi che si devono le splendide formazioni che siamo abituati ad associare ai coralli, le cui differenze in forma e colore dipendono sia dalla specie sia dall'habitat in cui vivono. La presenza di questo esoscheletro, composto da carbonato di calcio e matrice organica, ha permesso la conservazione e lo studio di molti resti fossili, dai quali i ricercatori avevano già potuto ipotizzare la capacità di adottare strategie di adattamento in risposta a condizioni ambientali avverse.

In particolare, è stata descritta la capacità dei polipi di ridurre le proprie dimensioni, lasciando parte del vecchio esoscheletro, per poi ricrescere a distanza di anni, ricreando le antiche colonie. Questo processo, definito "ringiovanimento", non era però mai stato osservato nei coralli viventi, probabilmente perché avviene molto lentamente nel tempo. Ora, i ricercatori Diego Kersting, della Freie Universität di Berlino, e Cristina Linares, dell'Università di Barcellona, sono stati in grado di riportarlo anche per le specie attuali.

Kersting e Linares hanno monitorato per sedici anni 243 colonie di madrepora a cuscino (Cladocora caespitosa), una specie mediterranea classificata a rischio nella Red List della IUCN, esaminandole alla fine delle stagioni estive, quando si registrano i picchi di calore fatali per i coralli, per studiare la loro risposta a lungo termine. La frequenza della mortalità, le dinamiche lente e la mancanza di indicazioni su processi adattativi, scrivono gli autori, lasciavano supporre uno scenario scoraggiante per il futuro delle specie.

Il ringiovanimento della madrepora a cuscino

Tuttavia, dopo i primi anni di "morte apparente" dei coralli, i ricercatori hanno potuto osservare chiari segni di ripresa nel 38 per cento delle colonie monitorate. I polpi raggiugevano nuovamente le dimensioni originali, e ricrescevano sulle colonie abbandonate, spodestando anche le alghe che nel corso del tempo vi erano proliferate.

Per arrivare a una ripresa quasi totale, alle madrepore sono occorsi dieci anni, al termine dei quali la ripresa era praticamente completa per il 13 per cento delle colonie: un processo che non avrebbe mai potuto essere descritto se i ricercatori non avessero continuato a monitorare le stesse colonie, anche se apparentemente defunte.

Sebbene il processo di ringiovanimento sia per ora stato osservato in quest'unica specie, non si può escludere che ulteriori studi lo evidenzieranno anche in altre. Sarebbe una buona notizia, dal momento che indica una resilienza dei coralli alle ondate di calore maggiore rispetto a quanto precedentemente stimato. Tuttavia, avvertono gli autori in conclusione del loro articolo, l'efficacia di tale strategia potrebbe essere limitata in uno scenario climatico nel quale aumenti la frequenza delle ondate di calore, che potrebbero superare la capacità di ripresa dei coralli.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Giornata Mondiale Senza Tabacco: i riflettori accesi sull'industria

Una mano che distrugge alcune sigarette

In Italia, il consumo di tabacco rimane il principale rischio per la salute, responsabile del 20% dei decessi per malattie non trasmissibili tra le persone sotto i 70 anni. Nonostante ciò, l'industria del tabacco è spesso presentata come una risorsa per il Paese, per la sua capacità di creare posti di lavoro e contribuire all'economia. C'è, insomma, una significativa contraddizione; e i dati mostrano come, grazie soprattutto ai nuovi prodotti (come e-cig e sigarette a tabacco riscaldato), l’industria del tabacco stia raggiungendo i suoi scopi: rendere dipendenti dal tabacco le nuove generazioni ed evitare l’uscita dalla dipendenza dei fumatori che vogliono smettere. 

Il consumo di tabacco resta in Italia il primo fattore di rischio per la salute: gli si possono attribuire il 20% dei decessi per malattie non trasmissibili, tra le persone con meno di 70 anni.