La rivista Query, a firma di Andy Lewis, riporta una storia inquietante di cui protagonista è Edzard Ernst, Cattedratico di Medicina Complementare all’Univeristà di Exeter (UK). La cattedra fu istituita nel 1993 da Sir Maurice Laing allo scopo di verificare senza preconcetti l’efficacia in primis dell’omeopatia mediante protocolli clinici rigorosi. Ernst, tedesco di nascita, aveva iniziato la carriera all’Ospedale Omeopatico di Monaco, per poi dirigere la Cattedra di Medicina Fisica e Riabilitativa all’Università di Vienna. L’obiettivo iniziale di provare l’efficacia specifica dell’omeopatia si scontrava tuttavia con risultati così deludenti da indurre Ernst a una serie di pubblicazioni e iniziative per segnalare alle autorità competenti inglesi i sostanziali insuccessi e pure la necessità che i farmacisti dicano la verità sull’assenza di prove per i preparati omeopatici che vendono.
Che Ernst avesse usato la cattedra per
rivelare l’inconsistenza scientifica dell’omeopatia, e non per promuoverla, ha
sollevato violente reazioni degli omeopati e, in particolare del Principe Carlo
noto fautore (“esperto”?) di questa cura alternativa. Al contrario, in sintonia
piena con le posizioni di Ernst, lo Science Technology Committee (bipartisan)
del Regno Unito e la British Medical Society auspicavano in modo indipendente la drastica
“messa al bando” dell’omeopatia già nel 2010. Sfavoriti
dalle evidenze oggettive gli omeopati hanno allora cercato di screditare e
delegittimare in vari modi la figura
professionale di Ernst (tecnica, com’è noto, consolidata e frequentemente
adottata in politica). A questo riguardo Andy Lewis pubblica l’articolo
“Schmutzige Methoden der sanften Medizin” (gli sporchi metodi della medicina
alternativa) in Süddeutsche Zeitung, nel
quale si accusano esplicitamente alcune società tedesche di aver finanziato il
giornalista Claus Fritzsche affinchè venissero denigrati coloro che criticano
l’omeopatia e specialmente Ernst.
Ligio a questo incarico Fritzsche,
dopo un’intervista a Ernst (pubblicata su Deutscher Zentralverein
Homöopatischer Ärzte) definiva il professore persino “privo di qualifiche,
ingannevole nei confronti delle persone e inadatto a giudicare l’omeopatia”.
Lewis riporta pure che a seguito della denuncia su Süddeutsche Zeitung, e forse
per contenere il clamore negativo suscitato dalla notizia, una delle società
inizialmente coinvolte nella campagna denigratoria (la Weleda) si ritirava
dall’accordo con Fritzsche.
Questa storia non è apparsa “stranamente” in alcun
mezzo di comunicazione né nel UK né, a quanto risulta a chi scrive, sui media
di altri Paesi, Italia inclusa. Molto più spazio ha ricevuto la notizia
dell’inaugurazione a Piazza Navona, il 17 giugno scorso, del Primo Museo dell’Omeopatia,
dedicato ad Hahnemann, con la presenza
benedicente del Ministro Lorenzin di cui molti in verità ignorano la
peculiare competenza in ambito sanitario. Peccato davvero che molti non
ricordino, Ministro incluso, la “piena” assoluzione di Piero Angela (difeso
dall’Avvocato Buongiorno) accusato di diffamazione dalle due
associazioninazionali omeopatiche (FIAMO e SIMO) proprio per aver sostenuto che
la medicina omeopatica non aveva alcun fondamento scientifico.
C’è da chiedersi
quando un Ministro patrocinerà delle giornate speciali nel Museo Nazionale della Scienza, che già esiste
dal 1953 (ma poco promozionato) nel nostro Paese, dedicandole a Premi Nobel
italiani (Golgi, Fermi, Natta, Rubbia, Dulbecco, Montalcini, Capecchi) grazie
ai quali regge il prestigio del nostro Paese e grazie ai quali i nostri giovani
possano essere attratti dalla bellezza della ricerca scientifica.
Giorgio Dobrilla