La Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Torino ospita fino al 6 novembre Organismi, dall’Art Nouveau di Émile Gallé alla bioarchitettura.
“Il termine mostra sta un po’ stretto a questa esperienza che attraverso l’arte figurativa e decorativa, l’architettura, il design e la fotografia accosta l’organicismo del tardo Ottocento e degli inizi del Novecento all’odierno biocentrismo, che lo si voglia chiamare cultura della sostenibilità, ecologia, bioarchitettura, cosmopolitica. Il percorso in sedici sale consente una grande libertà di accostamenti logici ed emotivi, secondo l’impostazione olistica cui non è nuova Carolyn Christov-Bakargiev che con Organismi esordisce come direttrice della GAM e dà il via alla nuova stagione espositiva.” Spiega Flavia Barbaro, responsabile del Dipartimento Educazione GAM.
Organicismo e biocentrismo a confronto
Recita il catalogo di Organismi. “L’idea di connettere questi due periodi, sottolineandone le analogie e le differenze, per quanto azzardata e mai tentata prima, è basata sulla necessità di fornire una prospettiva storica alla presa di coscienza attuale di una crisi ecologica e ambientale, nell’intento di affrontarla con maggiore profondità e criterio, senza ripetere gli errori del passato.”
Quali sono i comuni denominatori dei due movimenti? Gli intensi e rapidi cambiamenti nelle scienze e nella tecnologia e l’attenzione verso l’ambiente e la natura. In un contesto del genere si impone un ripensamento complessivo delle relazioni tra la natura e l’uomo, più che un semplice ritorno alla natura.
Per le sfumature, le nervature,
consultate anche la natura.
Lo ha detto Émile Gallé,
ma non stonerebbe in bocca a un bioarchitetto contemponeo, come Patric Blanc, inventore dei muri
vegetali alla fine degli anni ’70. Muri ecocompatibili, in grado di assolvere a
funzioni di condizionamento climatico e di isolamento termico e acustico, oltre
che a quella estetica.
La sua opera Pénétrante vivante, [Figure 1a e 1b] concepita appositamente per Organismi accoglie il visitatore articolandosi tra l’interno e l’esterno dello spazio espositivo nel rispetto dalle esigenze delle 25 piante provenienti da tutto il mondo di cui si compone.
Figura 1a
Figura 1b
Il tema del dialogo tra ambiente naturale e umanizzato ricorre anche negli allestimenti di Pierre Huyghe che nel 2008 ha trasformato l’Opera House di Sidney in una foresta equatoriale immersa nel buio e nella musica aborigena, sostituendo duemila poltrone con oltre mille piante.
Non sempre però la convivenza tra natura e ambiente trova un equilibrio. La video-denuncia di Elena Mazzi ha per protagonista Venezia. La città lagunare si presenta agli occhi ma soprattutto alle orecchie del visitatore solcata da una nave da crociera a sirena spiegata. Il video narra poi due crisi parallele: la perdita della biodiversità in laguna e la decadenza dell’arte vetraria.
Tra Émile Gallé e Santiago Ramón y Cajal: chi l’artista e chi il naturalista?
E con il vetro, si arriva al pezzo forte della mostra, i quarantuno manufatti di Émile Gallé, molti corredati dai disegni preparatori dell’atelier. [Figure 2]
Figura 2
Un numero di oggetti che ha pochi precedenti in altri eventi espositivi. Si può interpretare come un omaggio postumo a Gallé e alla sua École de Nancy la cui partecipazione programmata all’Esposizione Universale di Torino del 1902 non si realizzò mai per motivi organizzativi ed economici. Questo omaggio è l’occasione per esporre i bozzetti del padiglione liberty di Raimondo D’Aronco dell’Expo torinese – a Expo milanese appena conclusa, questo richiamo è un altro modo per stabilire una connessione tra le due epoche – e ospita per la prima volta a Torino il manifesto di Leonardo Bistolfi.
Le nostre radici sono in fondo ai
boschi, tra i muschi, in fondo alle sorgenti
Al di là dell’elemento di richiamo rappresentato dai preziosi vetri non bisogna
trascurare queste riflessioni più profonde e originali dell’artista francese: “Émile
Gallé è un botanico la cui statura scientifica è stata riconosciuta dalla
Società Botanica di Francia. Ma segue le orme del padre imprenditore e si dedica
alla produzione prima artigianale e poi semi-industriale di vetri, mobili e
ceramiche, introducendo innovazioni tecnologiche nella lavorazione del vetro e
di processo. Nella sua attività arte e scienza convivono: pubblica un trattato
sulle anomalie delle genziane e crea le forme decorative imparando dalle
conoscenze biologiche sugli esseri viventi e sulla loro evoluzione. Invita gli
allievi a guardare la natura e usa il termine vegetalizzare per indicare la via
verso un’invenzione delle forme che deve essere strutturalmente vitale e non
superficialmente ornamentale” [Figura 3]
Figura 3
Sottolinea Flavia Barbaro. E ricorda che si devono a Gallé le prime conferenze con proiezioni di immagini, antenate delle presentazioni con slide e la creazione di una scuola di formazione professionale in coerenza con le tendenze dell’Arts and Crafts.
Se Émile Gallé è un botanico prestato all’arte, Santiago Ramón y Cajal è un artista che ha applicato il suo talento artistico alle scienze mediche. Il vincitore del premio Nobel per la medicina nel 1906 per la scoperta e la descrizione delle sinapsi tra neuroni, fa tesoro della sua maestria nel disegno per l’attività di anatomico e istologo. Poiché non gli è possibile documentare fotograficamente le immagini che osserva al microscopio, le trasferisce su carta tratteggiandole a matita e rifinendole a china.
E la somiglianza fra alghe ritratte nell’atelier di Gallé e neuroni riprodotti da Cajal è impressionante [Figure 4a, 4b, 5a, 5b].
Figura 4a
Figura 4b
Figura 5a
Figura 5b
Bioarchitettura ed ecocompatibilità, dagli aborigeni a papa Francesco
E se da progetti ecocompatibili si è partiti, a progetti ecocompatibili si ritorna al termine del percorso, con Mario Cucinella.
Il prestigioso rappresentante della green architecture espone diversi progetti fondati sul principio che ogni edificio deve entrare in empatia con il clima e la cultura che lo ospita.
Si parte da realtà geograficamente vicine come la nuova sede – guarda caso – dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente (ARPA) di Ferrara i cui camini solari autoventilanti sono la risposta alle umidità padane o al petaloso edificio [Figura 6] della Città della Pace di Scanzano Ionico, su un sito convertito da deposito di scorie nucleari a luogo di accoglienza per i rifugiati grazie alla fondazione di Betty Williams, premio Nobel per la Pace nel 1976.
Figura 6
Si arriva fino in Ghana sulle sponde del lago Volta, il più grande lago artificiale del mondo, anzi ai suoi fondali ormai emersi per i cambiamenti climatici, da cui affiora una foresta. Il suo legno, importante risorsa locale, compone gli archi di sostegno della Presidential Library [Figura 7].
Figura 7
dedicata a Kwame Nkrumah, primo presidente africano del continente. La struttura elicoidale e i solai aperti mantengono costantemente all’ombra e creano una ventilazione naturale. La temperatura dell’aria nella biblioteca, sorprendente agorà tropicale, si mantiene sui 23 gradi centigradi.
Flavia Barbaro precisa: “Cucinella ha curato l’intero allestimento della mostra, compreso il lucernario illuminato con un sistema di human centric lighting che riproduce in modo accelerato le condizioni di luce naturale e massima qualità dell’aria. Chi ha occasione di entrare più volte nella giornata in questo ambiente può apprezzarne i continui mutamenti. Proprio in questo luogo abbiamo scelto di esporre le tre timeline che sintetizzano tutto il lavorio sotteso alla realizzazione di Organismi. In questa per esempio si ripercorre la storia della consapevolezza ecologica partendo dagli aborigeni e giungendo a papa Francesco”.