Questo è un centenario minore ma mica tanto. Tutti noi siamo
stati bambini e basta frugare nella memoria alla ricerca delle emozioni provate
durante i giochi infantili per capire che il filosofo Michel de Montaigne (1533-1592) aveva ragioni da vendere quando
scrisse che “i giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna giudicarli in essi
come le loro azioni più serie” (Saggi,Cap. 23)
Ci sono sempre
stati, com’è noto, anche i giochi cosiddetti istruttivi. Alcuni resistono al
tempo e tra questi il “piccolo chimico”. È
probabile che per molti sia stata la prima occasione d’incontro con la
disciplina e, chissà, che abbia un po’ influito nella scelta della professione.
Chi ideò questo tipo di gioco vide giusto. Ma chi è stato?
La storia completa
la trovate in un interessante articolo firmato da Rosie Cook e pubblicato nella primavera 2010 da Chemical Heritage Magazine (vol. 28, n.
1).
Il primo “Chemcraft set”, con l’attrezzatura per compiere alcuni esperimenti
chimici, apparve sul mercato statunitense nel 1915 e subito conquistò una vasta
popolarità. Veniva prodotto dalla Porter
Chemical Company una piccola società del Maryland, creata dai fratelli John J. e Harold Mitchell Porter, con lo scopo generico
di “produrre e vendere preparazioni chimiche oltre a materiali e articoli”.
Realizzarono un piccolo corredo,
corredato di manuale, da destinare ai ragazzi per stimolarne l’intelligenza
attraverso la chimica . Il set del chimico in erba si diffuse inizialmente in
alcune grandi città dell’Atlantico Centrale (Filadelfia, Baltimora, Washington
D.C.).
L’idea ebbe successo e a partire
dagli anni ’20 spuntarono i primi concorrenti (A. C. Gilbert). Poi la
produzione della Porter subì una forte espansione. Negli anni ’50 del secolo
scorso offriva da 10 a 15 diverse versioni. Il piccolo chimico era un gioco per
maschietti. Un apposito set a uso delle bambine apparve
sul mercato alla fine degli anni ’50 ma si dovette aspettare la metà degli anni
’60 perché cadessero le distinzioni di genere. Bambine e bambini potevano,
finalmente, giocare assieme al piccolo chimico sotto la supervisione di un
adulto. Tuttavia, negli anni ’60, l’interesse per i “giochi” chimici si affievolì, complice la
diffidenza verso la chimica che l’inquinamento atmosferico e l’uso
indiscriminato dei pesticidi su cui aveva puntato il dito anche il libro di
Rachel Carson “Silent Spring” (1962).
Vennero poi una serie di iniziative e
leggi restrittive per garantire la sicurezza dei giocattoli. Anche con il
piccolo chimico si erano verificati incidenti piuttosto gravi. Si cominciò con
il Toy Safety Act firmato da Nixon
nel 1969 cui seguì la Consumer Safety
Commission (1972). Alcuni anni dopo, nel 1976, la legge nota come Toxic Substances Control Act introdusse altre severe limitazioni
per quanto riguarda le sostanze presenti nel set. Negli anni ’80 ci fu la
ripresa, in coincidenza con il rinnovato interesse per la cultura scientifica. Comparvero nuovi giochi, adeguati alle norme,
di dimensioni più ridotte un po’ e con meno prodotti chimici.
Oggigiorno, il
computer e il Web consentono anche ai ragazzi di simulare esperimenti di tipo
chimico in tutta sicurezza ma forse l’apprendimento e il divertimento non sono
esattamente quelli del passato.
In Italia, la Pan Ludo/Kosmos (Busto Arsizio),
mise sul mercato il gioco negli anni ’60. Alcune belle immagini di
esemplari del tempo si trovano facilmente anche in rete.
Esistono oggi in commercio alcune versioni, con vari nomi, prodotte da un’importante azienda italiana specializzata in giocattoli. Per finire, una novità curiosa Kirkstarter, in vendita online. Si tratta di “The alchemist matter kit –DIY Science experiments for kids”, un gioco adatto a bambini e ragazzi da 5 a 12 anni, che devono operare sotto la supervisione di un adulto. Dovuto all’ingegnere belga Laurence Humier, il gioco è ispirato alla popolare serie televisiva americana “Breaking Bad" ma i genitori possono stare tranquilli: le sostanze sono innocue e così i prodotti delle sintesi fatte in casa (Do It Yourself). Insomma, niente metanfetamina, la specialità del professore di Albuquerque alle cui gesta è dedicato il film americano.