Giovedì 20 ottobre presso l'Università Milano-Bicocca si è tenuto il convegno "Questioni aperte della transizione energetica", organizzato dagli studenti del MaCSIS Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile in collaborazione con Scienza in rete e Zadig. Con il contributo di esperti provenienti da diversi campi, il convegno ha voluto portare un po' di chiarezza sul tema della transizione energetica, facendo il punto sullo stato dell’arte delle tecnologie disponibili, sugli orientamenti che si stanno delineando nelle strategie energetiche e sulle ricadute, geopolitiche, economiche e sociali nel breve e nel lungo periodo.
Programma
La transizione energetica al tempo della guerra e dell'emergenza climatica
Andrea Tilche (consulente presso il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili)
Sissi Bellomo (Giornalista, Il Sole 24 Ore)
Massimo Nicolazzi (Senior Advisor Sicurezza Energetica ISPI)
Sissi Bellomo ha guidato il confronto tra Andrea Tilche, che ha ricordato l’importanza della transizione energetica come l’unica via possibile per la lotta al cambiamento climatico, e Massimo Nicolazzi che invece ha fatto un rapido excursus storico di come in Italia si sia arrivati a scegliere il metano come fonte energetica. Se infatti l’Italia all'inizio degli anni 50 produceva il 95% della sua energia elettrica da impianti idroelettrici e geotermici, con il boom economico ci si è rivolti al petrolio, che sin da subito ha causato gravi problemi ambientali in termini sia di emissioni di anidride carbonica sia di polveri sottili. Negli anni ‘70, dunque, ci si è trovati a scegliere tra metano e nucleare. L’italia, avendo abbandonato il nucleare, ha scelto di puntare interamente sul metano, che ha certamente limitato il problema del particolato. Tra i paesi relativamente vicini, che possiedono giacimenti di metano, Libia, Algeria e Russia, quest’ultima è sembrata quella più stabile politicamente, e per questo è stata scelta come principale fornitore di gas naturale. Passando all’attualità, sia Tilche sia Nicolazzi, hanno spiegato che la crescita attuale dei prezzi non è dovuta alla speculazione, bensì alla crisi pandemica, che ha causato una situazione di “mercato corto”, e alla crisi del gas russo, che ha spinto i singoli stati europei a una corsa a riempire gli stoccaggi con acquisti massicci di gas. Rispetto al price cap è stato osservato che, al di là della sua difficile attuabilità, potrebbe avere effetti controproducenti, infatti, mantenere artefattamente basso il prezzo del gas, rischia di disincentivare gli investimenti nelle rinnovabili e il risparmio energetico.
Verso l’elettrico: la sfida delle rinnovabili, il possibile ritorno del nucleare, l'imperativo dell’efficienza
Giuseppe Zollino (Dipartimento di Ingegneria Industrial, Università di Padova)
Gianluca Ruggieri (Università dell’Insubria ènostra)
Aurora D'Aprile (Media & Climate Policy Advisor - Carbonsink)
Gianluca Ruggieri, nel suo primo intervento, amplia il tema della transizione energetica alla transizione ecologica, spiegando come non si debba semplicemente passare da una fonte energetica inquinante a una meno inquinante, ma come sia necessario trasformare profondamente la nostra società, cambiando le nostre abitudini e i modi in cui utilizziamo l’energia, ad esempio elettrificando i consumi e aumentando gli sforzi per l’efficientamento energetico. In tal senso, ricorda Aurora D'Aprile, nel settore privato si stanno sviluppando tutta una serie di parametri e di procedure per ridurre le emissioni e migliorare l’efficienza dei processi produttivi. Giuseppe Zollino, dopo aver ricordato che il settore energetico contribuisce per il 75% alle emissioni totali di CO2, si è soffermato sul tema del mix energetico. Attualmente l’Italia consuma 120 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, di questi il 21% è energia elettrica. Grazie all’efficientamento, al 2050 si stima che tale domanda scenderà a 70 milioni, e di questi il 55% dovrà essere energia elettrica per via dei processi di elettrificazione dei consumi. Per produrre questo 55% di energia elettrica, secondo Zollino, il mix migliore per l’Italia, sia in termini di impatto territoriale sia in termini economici, prevede: 350 GW di fonti rinnovabili, 30 GW di sistemi di accumulo e 35 GW di nucleare. Sulla questione del nucleare, Zollino ha fatto notare che nel 2021 l’Italia ha importato, dalla Francia e dalla Slovenia, una quantità di energia elettrica prodotta da nucleare pari all’energia prodotta dalle fonti rinnovabili italiane e più del triplo dell’energia prodotta dalle quattro centrali nucleari italiane, quando queste erano attive.
Oltre il gas: la sfida dell'idrogeno verde
Alessandro Abbotto (Dipartimento Scienza dei Materiali, Università di Milano-Bicocca)
Alessio Gambato (Manager presso Decarbonization Projects, Snam S.p.A.)
Cristina Maggi (Assolombarda, H2IT)
Alessandro Abbotto ha ricordato che ogni anno si producono 70 milioni di tonnellate di idrogeno in tutto il mondo, di cui mezzo milione in Italia, per impieghi industriali, principalmente per la sintesi di ammoniaca, poi utilizzata nella preparazione di fertilizzanti.
A questi impieghi tradizionali dell’idrogeno, oggi si aggiungono i possibili utilizzi come vettore energetico, in particolare in quei settori in cui è difficile immaginare la decarbonizzazione con altri sistemi. Come spiega Cristina Maggi, acciaierie, cementifici, cartiere, ma anche il settore dell’autotrazione, del trasporto ferroviario e aereo, guardano all’idrogeno come possibile soluzione per la decarbonizzazione. La Hydrogen strategy europea prevede di rendere progressivamente verde la produzione di idrogeno, ossia mediante l’elettrolisi dell’acqua utilizzando energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Il primo dei tre step prevede che, entro il 2024, dovranno essere prodotte 1 milione di tonnellate di idrogeno verde. Sempre a livello europeo, si sta sviluppando la European Hydrogen Backbone, ovvero una rete, che in parte sfrutta i metanodotti esistenti, per il trasporto dell’idrogeno. Come racconta Alessio Gambato, la gran parte dei metanodotti europei utilizzano dei tubi che sono già adatti anche al trasporto dell’idrogeno. Ricerca e sviluppo si stanno concentrando da una parte a trovare nuovi materiali più economici per la realizzazione degli elettrolizzatori, che ad oggi contengono elementi rari come il platino, dall’altra nell’individuare siti di stoccaggio per l’idrogeno prodotto. Quest’ultimo è un tema essenziale per garantire una fornitura di idrogeno continua, anche quando si utilizzerà esclusivamente idrogeno verde, la cui produzione sarà condizionata dalla disponibilità delle fonti rinnovabili, come sole e vento, per loro natura intermittenti.
Muoversi in tempo di transizione energetica
Nicola Armaroli (Dirigente di Ricerca CNR e membro della Accademia Nazionale delle Scienze)
Matteo Colleoni (Delegato della Rettrice per la Sostenibilità, Università di Milano-Bicocca, consulente e Presidente del tavolo tecnico del mobility management presso il MIMS)
Sergio Matteo Savaresi (Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano)
Matteo Colleoni ha aperto il panel fornendo alcuni dati sulla situazione del comparto trasporti italiano, da cui emerge che il parco veicolare italiano è consistente, vecchio e inquinante. Secondo dati Ispra del 2021, nel 2019 il 25% delle emissioni di gas serra in Italia proviene dal settore dei trasporti; di questo il 92% è dovuto al trasporto veicolare su strada. Mentre i dati ACI ci dicono che su 60 milioni di abitanti in Italia esistono 52 milioni di veicoli, di cui 39 milioni sono autovetture, con un'età media di 11 anni. In più il 56% delle automobili sono sotto Euro 5. Sergio Savaresi nel suo intervento invece ha descritto come il trasporto veicolare debba passare da un sistema basato su auto private a motore endotermico, guidate dagli automobilisti, ad auto elettriche, condivise e a guida autonoma. Un fattore che contribuirà alla riduzione degli spostamenti è dato dal maggior ricorso a riunioni da remoto, grazie alla crescente diffusione di tecnologie ICT. Per Nicola Armaroli, invece, nella mobilità del futuro non ci sarà molto spazio per l’idrogeno, sia perché troppo costoso, sia perché poco efficiente rispetto alla mobilità elettrica. Infine, Savaresi ha raccontato la singolare competizione tra veicoli a guida autonoma che si è tenuta sul circuito di Indianapolis il 7 settembre 2022. Si è trattato a tutti gli effetti di una gara tra veicoli completamente guidati da algoritmi, vinta proprio dal team PoliMOVE guidato da Savaresi.