In diminuzione la produzione di rifiuti su tutto il territorio, nonostante PIL e spesa per consumi siano cresciuti. Aumenta da Nord a Sud la raccolta differenziata, anche se c’è ancora da lavorare per raggiungere i tassi di riciclaggio richiesti dalla normativa europea. La sensibilizzazione dei cittadini è fondamentale per ottenere una raccolta differenziata omogenea e quindi riciclabile. Crediti immagine: Pawel Czerwinski/Unsplash
Prevenire, ridurre, riciclare, usare per produrre energia. Questi i quattro passi fondamentali nella strategia per gestire i rifiuti in Europa, peraltro oggetto di discussioni e scontri di interessi confliggenti nella sua declinazione pratica.
Se il primo passo è prevenirne la produzione, comunque, è una buona notizia quella che emerge dal Rapporto sui rifiuti urbani ISPRA 2023, presentato a fine dicembre scorso: in controtendenza rispetto alla crescita del PIL e della spesa per consumi delle famiglie, rispettivamente aumentati del 3,7% e 6,1% nel 2022, nello stesso anno la produzione nazionale dei rifiuti urbani in Italia è risultata in calo dell’1,8% (544 mila tonnellate) rispetto al 2021, attestandosi in circa 29,1 milioni di tonnellate.
Sul fronte del riciclo e della produzione di energia, cresce nel frattempo la raccolta differenziata, che tocca ormai a livello nazionale il 65,2%: un dato molto positivo, vista la situazione italiana, è che la crescita nel 2022 si è registrata su tutto il territorio nazionale, anche nelle aree del Sud storicamente arretrate da questo punto di vista, con la Sicilia che finalmente supera la soglia del 50% (nell’ultimo quinquennio ha registrato un aumento di 22 punti percentuali).
Si è realizzato dunque almeno temporaneamente il disaccoppiamento tra crescita economica e produzione dei rifiuti. È presto per parlare di un trend, anche perché, come specifica il rapporto, l’andamento altalenante della produzione dei rifiuti può essere correlato a diversi fattori, anche combinati tra loro, tra cui l’introduzione di nuove disposizioni normative o motivazioni sanitarie o socio-economiche, tra cui la pandemia del 2020, che vide un marcato calo della produzione di rifiuti, e la crisi internazionale del 2022. In termini generali il dato del 2022 sembra, in ogni caso, riflettere l’andamento tendenzialmente in calo riscontrato nel lungo periodo.
In aumento la raccolta differenziata
Nella conferenza stampa di presentazione del rapporto Stefano La Porta, presidente dell’ISPRA, ha sottolineato due dati, per certi versi incoraggianti: «La percentuale di raccolta differenziata a livello nazionale nel 2022 è arrivata al 65,2%, con un incremento dell’1,2% rispetto all’anno precedente: avere superato quota 65% è un obiettivo significativo; per quanto riguarda il riciclaggio, la normativa europea individua obiettivi sfidanti per i rifiuti urbani: 50% nel 2020, 55% nel 2025 e 60% nel 2030. Nel 2022 abbiamo superato il 49%, arrivando quindi quasi a toccare il primo obiettivo. Ma è importante sottolineare che per quanto riguarda in particolare il riciclo di imballaggi abbiamo superato ampiamente il target del 70% previsto dalla normativa europea per il 2030 per questi rifiuti».
Secondo i dati che emergono dal rapporto ISPRA tutte le province o città metropolitane nel 2022 raggiungono percentuali di raccolta differenziata superiore al 30%. Complessivamente, nell’ultimo anno, l’87% dei Comuni intercetta oltre la metà dei propri rifiuti urbani in modo differenziato (nel 2021 la percentuale era dell’85%).
I maggiori livelli di raccolta differenziata per i comuni con popolazione residente superiore a 200mila abitanti, si osservano per Padova (64,3%), Bologna (63,2%), Venezia (62,7%) e Milano (62,1%). Superano il 50% anche Firenze, Torino, Verona e Messina i cui tassi si attestano, rispettivamente, al 55%, 54,4%, 53,7% e 53,5%.
Roma, in leggera crescita rispetto al 2021, si attesta al 45,9%, mentre Genova, Napoli e Bari raggiungono o superano di poco il 40% (rispettivamente, 42,8%, 40,4% e 40%).
A livello regionale, le percentuali più alte si registrano in Veneto, con il 76,2%, e in Sardegna (75,9%). Supera per la prima volta la soglia del 50% la regione Sicilia (51,5%), che nell’ultimo quinquennio fa registrare un aumento di 22 punti percentuali.
Come ha osservato Maria Siclari, direttrice generale dell’ISPRA, è particolarmente interessante che la crescita della raccolta differenziata nel 2022 riguardi tutto il territorio: «La raccolta differenziata è cresciuta in tutte le macroaree: siamo al 71,8% al Nord, 61,5% al Centro e 57,5 al Sud; nel 2022 però anche al Sud c’è stata una crescita dell’1,7%, che finalmente modifica la traiettoria rispetto quanto da sempre si ripete, che bisogna colmare il gap tra Nord e Sud in questo settore».
Rimane comunque essenziale ridurre i gap esistenti a livello territoriale. Misure importanti in merito sono contenute sia nel Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti (PNGR) che nel Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Quest’ultimo, infatti, ha inserito tra le proprie missioni il miglioramento della gestione dei rifiuti come strumento fondamentale per l’attuazione dell’economia circolare, rafforzando le infrastrutture per la raccolta differenziata, ammodernando e sviluppando nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti e colmando il divario esistente tra il Nord ed il Centro-Sud, al fine di raggiungere gli obiettivi di riciclo fissati dalla normativa europea. In particolare, ha previsto fondi per il potenziamento dei sistemi di riciclaggio della plastica mediante riciclo meccanico e chimico in appositi “Plastic Hubs”. Il PNRR ha messo a disposizione 2,1 miliardi di euro destinandoli a due linee di investimento per le attività di gestione dei rifiuti e i progetti innovativi di economia circolare.
Che cosa si differenzia e come si gestisce
Tra i rifiuti differenziati, l’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia (38,3% del totale), seguita dalla carta e cartone con il 19,3% del totale, dal vetro (12,3%) e dalla plastica (9%). La raccolta differenziata della frazione cellulosica supera 3,6 milioni di tonnellate, con un incremento dell’1% rispetto al 2021. La raccolta differenziata del vetro supera i 2,3 milioni di tonnellate, in aumento rispetto al 2021 (+3,4%). Per questa frazione, si stima che gli imballaggi rappresentino la tipologia prevalente di rifiuto (il 92% della raccolta totale). La plastica in crescita seppur in misura più moderata rispetto al precedente biennio.
La percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani si attesta al 49,2%, in crescita rispetto al precedente anno (48,1%), ma non ancora sufficiente per raggiungere l’obiettivo del 50% previsto dalla normativa per il 2020 (al 2030 l’obiettivo è peraltro ben più ambizioso e pari al 65%).
I rifiuti urbani complessivamente smaltiti in discarica rappresentano il 17,8% del quantitativo dei rifiuti prodotti a livello nazionale (in termini quantitativi circa 5,2 milioni di tonnellate, in calo del 7,9% rispetto al 2021): occorre quindi ridurre ancora questa forma di smaltimento per raggiungere gli obiettivi europei.
Dal rapporto emerge che resta un’ampia forbice tra la percentuale di raccolta differenziata e i tassi di riciclaggio, anche se nell’ultimo anno in modo meno evidente, a riprova del fatto che la raccolta, pur rappresentando uno step di primaria importanza, deve necessariamente garantire la produzione di flussi di alta qualità, e deve essere, in ogni caso, accompagnata dalla disponibilità di un adeguato sistema impiantistico di gestione. Osserva ancora Maria Siclari: «La strategia nazionale per l’economia circolare ha messo al centro le abitudini al consumo e i comportamenti dei consumatori: questa è l’unica strada per migliorare la raccolta differenziata e arrivare a un flusso omogeneo di rifiuti che apre la strada al loro riciclo. In questa ottica l’ISPRA ha lanciato quest’anno la campagna “Facciamo circolare”, che tocca due temi rilevanti come quello della raccolta differenziata e dello spreco alimentare. Una campagna che vuole arrivare a tutti i cittadini. Un grande merito del PNRR è avere inserito il miglioramento della gestione dei rifiuti come missione fondamentale».
Uno dei flussi più monitorati dall’Europa è quello degli imballaggi e rifiuti di imballaggio, con ambiziosi obiettivi di riciclaggio fissati al 2025 e al 2030. Tutte le frazioni merceologiche hanno già ampiamente raggiunto i target fissati a livello europeo per il 2025, ad eccezione della plastica che comunque è prossima all’obiettivo (48,9% a fronte di un obiettivo del 50%). Nel 2022, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio è pari all’80,5% dell’immesso al consumo (80,9% nel 2021). Tutte le frazioni fanno registrare un aumento del recupero totale, ad eccezione dei rifiuti di imballaggio in carta e di quelli in legno.
La produzione di rifiuti cala
La produzione di rifiuti urbani diminuisce in tutto il territorio nazionale: il Nord fa registrare il calo percentuale più consistente (-2,2%), ma anche in questo caso è interessante sottolineare – come fa Maria Siclari presentando i dati, che la diminuzione riguarda tutto il territorio: «Se è vero che al Nord la diminuzione è maggiore, vediamo che finalmente il Centro e il Sud hanno valori similari: la diminuzione è dell’1,5% per entrambi».
La produzione pro capite si attesta quindi nel 2022 a 494 chilogrammi per abitante, facendo registrare una variazione percentuale negativa dell’1,6%, rispetto al 2021: disaggregando per macroaree, il Centro produce 532 chilogrammi per abitante, il valore medio del Nord si attesta a 506 chilogrammi per abitante e il dato del Sud è pari a 454 chilogrammi per abitante.
Ad eccezione della Valle d’Aosta, la cui produzione nel 2022 ha registrato un lieve aumento, tutte le regioni italiane hanno fatto rilevare un calo dei rifiuti prodotti. In particolare, tra le regioni settentrionali, le maggiori contrazioni si osservano per il Trentino-Alto Adige (-3,7%), la Lombardia (-3,3%) e il Veneto (-2,5%); al Centro, per le Marche (-2,7%) e la Toscana (-2,1%) e al Sud per il Molise (-3,2%), la Calabria e la Sardegna (-2,5% per entrambe) e la Puglia (-1,9%).
L’andamento è opposto in alcune grandi città. Circa il 16% della popolazione italiana, l’insieme delle 14 municipalità aventi ciascuna, nel complesso più di 200 mila abitanti fa rilevare, tra il 2021 e il 2022, un aumento della produzione totale dello 0,4%. Venezia e Napoli mostrano aumenti del 5,7% e 3,1%, seguite da Catania e Padova, entrambe con un aumento del 2,3%; gli incrementi registrati per Messina e Milano sono inferiori, rispettivamente pari all’1,5% e all’1%.
Il sistema “Paga per quello che butti” fa risparmiare sui costi
Nel 2022 il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è stato pari a 192,30 euro/abitante, in diminuzione di 2,20 euro/abitante (nel 2021 era 194,50). Al Centro il costo più elevato: 228,30 euro/abitante; segue il Sud con 202,30 euro/abitante e infine il Nord con un costo pari a 170,30 euro/abitante. Tra le città che presentano il maggior costo si segnalano Venezia con 404,40 euro/abitante, Cagliari con 296 euro/abitante e Perugia con 286 euro/abitante. I costi minori si rilevano per Campobasso, 166,50 euro/abitante, Trento, 172,30 euro/abitante e Catanzaro con 174,40 euro/abitante. Per la città di Roma si è riscontrato un costo di 270,40 euro/abitante.
Interessante l’analisi effettuata sul sistema di tariffazione puntuale di un campione di 1.072 comuni, con una popolazione di circa 7,7 milioni di abitanti, che ha confermato anche per il 2022 quanto rilevato nelle precedenti indagini sul sistema Pay-As-You-Throw, ovvero che rileva i rifiuti prodotti da ciascun nucleo familiare e fa pagare in proporzione: si è riscontrato che il costo totale medio pro-capite è per questi comuni inferiore rispetto a quelli che applicano la Tari normalizzata. Il dato medio rilevato sul campione si attesta a 167,50 euro/abitante per anno.
La responsabilità dei cittadini
Il riciclaggio dei rifiuti parte da una raccolta differenziata fatta in modo corretto. Come osserva Claudia Chiozzotto, esperta di temi ambientali nell’organizzazione di consumatori Altroconsumo: «Bisogna aumentare la consapevolezza dei cittadini. Per esempio un dato recente dice che nel 2022 è diminuita la raccolta dei RAEE, ovvero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, rispetto all’anno precedente. Si tratta di rifiuti che provengono anche da oggetti come telefoni, pc, console per videogiochi. Sono oggetti che i ragazzi hanno sempre in mano, ma poi non sono consapevoli che devono essere smaltiti in modo corretto, riportandoli in negozio o alla piazzola ecologica: in questo modo si evita che diventino rifiuti molto dannosi per l’ambiente e si consente il recupero e riciclo del materiale che contengono».
Proponiamo a questo proposito una serie di consigli per una raccolta differenziata corretta contenuti in un podcast della serie Storie di sostenibilità, realizzato all’interno del progetto Smartfood dell’IEO, Istituto europeo di Oncologia, di Milano.