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I ricordi di un fisico contro la guerra

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Leggere le memorie di un maestro di scienza, per tanti fisici come me, nonché amico, è occasione di profonde emozioni (Roberto Fieschi, Sul filo della musica – Ricordi e riflessioni di un vecchio fisico, Stampeditore, 2017, pp. 236, € 14,90).

E’ ricordare momenti vissuti assieme e momenti dei quali si è ragionato assieme o che solo sono stati intuiti nel corso degli anni. Da ogni pagina del libro traspare il Roberto che conosco da più di quarant’anni o che ho potuto immaginare sulla base dei suoi racconti, tutti ritrovati nel libro: il suo amore per Anna, i figli (tutti e due abbiamo un figlio di nome Lorenzo), i nipoti (quando ero nonno da poco tempo, Roberto mi scrisse di non badare alle raccomandazioni dei figli e di viziare i nipoti, senza se e senza ma), il suo impegno politico, il suo lavoro di scienziato, la sua umanità, la sua fedeltà alle amicizie, alcune comuni, come Arnaldo, Pier Raimondo, Adriano, Franco…... Il tutto intrecciato a canzoni vecchie e nuove, a riferimenti colti o scollacciati, dalle suite di Bach a canzonacce goliardiche.

Come mi è sempre successo quando eravamo assieme ad una riunione del PCI o dell’USPID o in giro a fare conferenze e dibattiti sulla pace e sul disarmo, o a fumare il “sigaro della pace” sulla spiaggia di Crotone prima di fare il bagno, previa – ovviamente – misurazione della temperatura dell’acqua con il suo termometro personale “dedicato”, leggendo il libro di Roberto ho ancora una volta imparato qualcosa.

La capacità di ascoltare tutti

Mi piacerebbe riuscire a far capire in che cosa e come Roberto ha arricchito tutti noi che con lui abbiamo lavorato e ragionato. E il suo libro è una bella occasione per richiamare e custodire nella memoria fatti, idee, sentimenti.

Non riesco a ricordare una-occasione-una nella quale Roberto abbia liquidato il suo interlocutore dandogli dello sciocco o non prestando attenzione vera – non formale – ai suoi argomenti, nella quale abbia usato la sua autorevolezza per chiudere la bocca a qualcuno o per non rispondere a giovanotti decisamente sconclusionati o ad inventori del moto perpetuo. Non è un caso che un carissimo amico comune, Carlo Bernardini, lo chiamasse, scherzosamente e affettuosamente, “l’amico degli animali”, perché Roberto ascoltava tutti ed era sempre pronto a mostrare comprensione e benevolenza nei confronti di tutti, come – del resto – ammette lui stesso citando Tolstoj (“Quando si vuol bene, si vuol bene a tutta la persona così com’è, e non come si vuole che sia”, Anna Karenina). Anche per questo con Roberto mi sono sempre sentito a mio agio.

Un fisico contro la guerra

Con il suo stile (non prendersi mai troppo sul serio, sminuirsi, abbassarsi……), Roberto racconta il suo lavoro di scienziato capace di intraprendere strade nuove, promuovendo alla fine degli anni Sessanta, come Membro dei Comitati di Consulenza (Scienze Fisiche e Tecnologico) del CNR, quelle scienze interdisciplinari che oggi sono riconosciute di punta, di maestro per tantissimi di noi, il suo impegno coraggioso e mai conformista nel vecchio Partito Comunista Italiano, e la sua passione a mettere a disposizione conoscenze e cultura, di essere “al servizio” di chi meno ha e meno sa (sempre apprezzatissimi i suoi “pizzini”, leggeri e profondi). La coerenza, il rigore senza differenze, senza mai “due pesi, due misure”. Citando Roberto stesso: “L'informazione è alla base della consapevolezza, e la consapevolezza sostiene la capacità di agire... Parafrasando un detto latino si potrebbe dire ‘se vuoi la pace, devi studiare e capire i rischi di guerra’. Capire la logica assurda dei signori della guerra è necessario per riuscire a smontarla”.

Nel libro Roberto accenna anche al suo impegno nell’Unione Scienziati Per Il Disarmo (USPID). Mi piace aggiungere che Roberto fu certamente tra quanti giocarono un ruolo fondamentale per creare quello spazio culturale e quel clima, sempre subordinando agli interessi collettivi dell’USPID sue esigenze di idealità e presenza “politica”. Penso che queste rinunce non siano state sempre indolori per Roberto, e per questo gli siamo ancora più grati.

Decano dell’USPID

Quest’anno si terrà il 17° Convegno Internazionale dell’USPID, il primo dei quali fu organizzato proprio da Roberto, a Bologna, nel 1983, ed al quale partecipò, fra gli altri, Joseph Rotblat, Premio Nobel per la Pace nel 1995, unico scienziato che abbandonò il progetto Manhattan nel 1944, quando fu chiaro che la Germania nazista non avrebbe mai costruito armi di distruzione di massa (uno dei primi casi nell’era moderna di quello che Roberto chiama “trascinamento tecnologico”). Nel 1986 e nel 1987 Roberto era con molti di noi “vecchi” dell’USPID a Mosca, per due importanti Forum. E mi ricordo che girando per la città Roberto chiedeva informazioni in italiano (“Il russo non lo parlo, l’inglese non lo capiscono, tanto vale chiedere in italiano”, sosteneva). E a ragione, perché alla fine riuscimmo ad arrivare dove volevamo. Come “Decano” (è una sua definizione) del Consiglio Scientifico dell’USPID, Roberto ha sempre cercato di evitare ogni e qualunque forma di emarginazione o di autoemarginazione di quanti potevano non riconoscersi pienamente nelle scelte e nelle posizioni del Consiglio. E non è poco.

Roberto ricorda anche che quando compì ottant’anni fu festeggiato, con l’affetto e la stima che meritava, al Dipartimento di Fisica di Parma. Non tutti i suoi amici dell’USPID poterono essere presenti, ma molti di loro mi incaricarono di leggere loro saluti e messaggi che ancora oggi conservo, e che rileggo con una certa commozione.

L’ironia e, soprattutto, l’autoironia di Roberto rendono il libro anche divertente, e fanno il lettore partecipe della pensosa allegria del suo autore. Grazie Roberto, per questo tuo regalo.

 

 


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