fbpx I rischi di ridimensionamento dell’università e della ricerca | Scienza in rete

I rischi di ridimensionamento dell’università e della ricerca: una lettera delle società scientifiche

Tempo di lettura: 7 mins

Negli ultimi mesi, le Università italiane sono state colpite da politiche governative che hanno ridotto significativamente i finanziamenti e introdotto nuovi meccanismi di reclutamento. Pubblichiamo al riguardo il "Documento di 45 Società scientifiche italiane" che esprimono la loro preoccupazione per la qualità della ricerca e dell'insegnamento accademico colpiti dai tagli, e affermano che "è necessario che la Legge di Bilancio 2025 assicuri un aumento delle risorse per l’università e la ricerca, in particolare per quanto riguarda la quota non vincolata del FFO".
Ulteriori adesioni di società scientifiche possono essere inoltrare alla mail [email protected]

Il mondo dell’università e della ricerca pubblica è stato investito negli ultimi mesi da politiche del governo che introducono importanti cambiamenti.

A luglio 2024 la bozza di decreto sul finanziamento delle università1 aveva ridotto di circa 500 milioni in corso d’anno i fondi per il 2024, sollevando le proteste della Conferenza dei Rettori (CRUI) e del Consiglio Universitario Nazionale (CUN)2. Tale riduzione è stata poi confermata dal decreto ministeriale sul Fondo di finanziamento ordinario (FFO) del settembre 20243, che riduce di 173 milioni l’assegnazione dell’FFO e non assegna le coperture aggiuntive per i 340 milioni previsti dal piano per gli associati, recuperando le risorse dalla riduzione di quota storica, costo standard e perequazione. Oggi, dall’assegnazione dei fondi agli atenei, emerge che quasi tutti gli atenei statali hanno avuto riduzioni di fondi, con pochissime eccezioni.

In agosto è apparso il disegno di legge per il Reclutamento4 che cambia profondamente le figure previste per i giovani ricercatori e i docenti esterni. Si delinea la moltiplicazione di posizioni pre-ruolo, per neolaureati magistrali (“assistenti di ricerca junior”), neodottorati (“assistenti di ricerca senior”), giovani ricercatori (“contrattisti post-doc”, oltre agli attuali RTT), mentre resta congelato il “contratto di ricerca” che, a fronte di rigidi incarichi biennali, offriva tutele e remunerazioni maggiori. Si apre la possibilità di avere come docenti “professori aggiunti”: esperti esterni incaricati direttamente dai Rettori, con ruoli e prerogative interamente da definirsi.

In agosto è stato introdotto l’adeguamento Istat degli stipendi per i docenti universitari (+4,8% a parziale recupero dell’inflazione), senza fornire stanziamenti aggiuntivi nell'FFO 2024. Di fronte a bilanci sotto pressione, gli atenei per la copertura delle nuove spese potranno utilizzare le risorse che il precedente governo aveva assegnato per i piani straordinari di reclutamento, una parte di fondi precedentemente vincolati alla ricerca5 e i residui degli accordi di programma per l’edilizia universitaria.

Per quanto riguarda la governance del sistema, il 20 settembre è stato pubblicato il Decreto che crea un gruppo di lavoro per la riforma della Legge Gelmini sull’università, presieduto dalla Ministra Anna Maria Bernini e composto in prevalenza da persone che hanno già avuto responsabilità di rilievo nel sistema universitario del Paese6. La Commissione potrà intervenire sul reclutamento, sullo stato giuridico dei docenti, sull’assetto di governance e sulla valutazione dell’università e della ricerca, sulla base del mandato previsto dall’art.11 del ddl “Semplificazione” in esame al Senato7.

Tali misure sollevano serie preoccupazioni sul ridimensionamento dell’università e della ricerca pubblica. Come Presidenti di Società scientifiche italiane, che rappresentano migliaia di docenti universitari e ricercatori del Paese - impegnati ad affermare la ricerca italiana nel contesto internazionale - non possiamo condividere la deriva che si prospetta per la nostra università.

Sul piano del finanziamento, gli ultimi anni avevano consentito un certo recupero, anche grazie ai finanziamenti straordinari e temporanei del PNRR, avvicinando la spesa per ricerca pubblica allo 0,75% del PIL. Era questo l’obiettivo indicato nel 2022 dal rapporto del “Tavolo tecnico” insediato dal governo di Mario Draghi8. A partire da quest’anno si profila una preoccupante riduzione del finanziamento dell’università e della ricerca pubblica. La distribuzione delle risorse che si prospetta – attraverso i criteri adottati e i meccanismi premiali – sta portando a maggiori disparità tra grandi atenei e università “periferiche”. Nel quadro europeo, l’Italia - ora agli ultimi posti nella UE in termini di percentuale di laureati sugli occupati - aggraverebbe le distanze nei confronti dei maggiori paesi in termini di risorse disponibili. È necessario che la Legge di Bilancio 2025 assicuri un aumento delle risorse per l’università e la ricerca, in particolare per quanto riguarda la quota non vincolata dell'FFO.

Sul piano del personale, oggi circa il 40% di tutto il personale docente e di ricerca è costituito dagli oltre 20 mila assegnisti di ricerca e 9 mila RTDA, anche a seguito della proliferazione di posizioni di ricerca finanziate con i fondi PNRR. Nei prossimi tre anni intorno al 10% dei professori ordinari e associati andrà in pensione. Anziché favorire nuovi concorsi, il governo ha rallentato il turnover e creato incertezza sul reclutamento. Nel corso di un decennio, circa 15 mila ricercatori e ricercatrici italiane hanno trovato lavoro all’estero. Anziché favorire un “ritorno dei cervelli” e l’attrazione di personale qualificato dall’estero, le politiche del governo rischiano di condurre a una maggior emigrazione. È necessario che le nuove regole e le risorse per il reclutamento consentano di rinnovare il personale docente di ruolo e ridurre le condizioni di precariato.

Sul piano della qualità della ricerca – un tema su cui si è molto insistito negli ultimi anni, anche con l’introduzione dall’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) – ci sono preoccupanti segnali di ritorno indietro. Per le nuove figure di giovani ricercatori e per i “professori aggiunti” potrebbero non essere previsti concorsi pubblici. È necessario che chi insegna all’università sia scelto attraverso adeguati meccanismi di verifica delle competenze. Ulteriori preoccupazioni sul piano della qualità della formazione superiore provengono dall’espansione delle università telematiche private.

Alcune di queste preoccupazioni erano già state segnalate in una lettera alla Ministra Anna Maria Bernini del 9 novembre 2022 - all’indomani dell’insediamento del governo - sottoscritta da 108 società scientifiche italiane9.

Ci auguriamo che le voci delle Società scientifiche possano contribuire a fermare i rischi di un ridimensionamento – attraverso le attuali politiche del governo - dell’università e della ricerca pubblica in Italia.

 

I e le presidenti di Società scientifiche italiane:

Il presidente dell’Associazione Antropologica Italiana, Luca Sineo
Il vicepresidente dell’Associazione Energy Finance Italia, Paolo Falbo
La presidente dell’Associazione degli Italianisti, Silvia Tatti
Il presidente dell’Associazione Italiana di Economia del Lavoro, Lorenzo Cappellari
Il presidente dell’Associazione Italiana di Scienze Regionali, Domenico Scalera
La presidente dell’Associazione Italiana degli Economisti dell’Ambiente e delle Risorse Naturali, Valeria Costantini
La presidente dell’Associazione Italiana di Economia Sanitaria, Cinzia Di Novi
Il presidente dell'Associazione Italiana di Fisica Medica e Sanitaria, Carlo Cavedon
Il presidente dell'Associazione Italiana di Sociologia, Stefano Tomelleri
Il presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca in Storia Economica, Giuseppe De Luca
Il presidente dell'Associazione per la Storia della Lingua Italiana, Sergio Lubello
Il presidente dell’Associazione Italiana per la Storia dell’Economia Politica, Saverio Maria Fratini
La presidente dell'Associazione Italiana per la Storia del Pensiero Economico, Manuela Mosca
Il presidente dell'Associazione Italiana per la Ricerca in Computer Vision, Pattern Recognition e Machine Leraning, Nicu Sebe
Il presidente dell'Associazione Italiana per lo Studio dei Sistemi Economici Comparati, Dario Sciulli
Il presidente dell’Associazione per la Matematica Applicata alle Scienze Economiche e Sociali, Andrea Consiglio
Il presidente della Consulta Universitaria del Cinema, Giacomo Manzoli
La presidente della Consulta Universitaria del Greco, Liana Lomiento
Il presidente della Consulta Universitaria del Teatro, Alberto Bentoglio
Il presidente della Consulta Universitaria di Studi Latini, Mario De Nonno
Il presidente di Economists for Peace and Security Italia, Raul Caruso
Il presidente della Federazione delle Consulte universitarie di Archeologia, Giuliano Fano
La presidente della Federazione Italiana di Scienze della Natura e dell'Ambiente, Elisa Anna Fano
La presidente della Federazione Italiana Scienze della Vita, Chiara Tonelli
Il presidente del Gruppo 2003 per la Ricerca Scientifica, Rocco De Nicola
Il presidente della Società Informatica Italiana-GRIN, Fabio Gadducci
Il presidente della Società Italiana di Biologia Sperimentale, Francesco Cappello
La presidente della Società Italiana di Biologia Vegetale, Fiorella Lo Schiavo
Il presidente della Società Italiana di Econometria, Luca Fanelli
Il presidente della Società Italiana di Economia, Mario Pianta
Il presidente della Società Italiana di Economia dei Trasporti e della Logistica, Claudio Ferrari
Il presidente della Società Italiana di Economia dello Sviluppo, Federico Perali
Il presidente della Società Italiana di Economia Pubblica, Gilberto Turati
Il presidente della Società Italiana degli Storici Economici, Marco Doria
La presidente della Società Italiana delle Storiche, Vinzia Fiorino
La presidente della Società Italiana di Filologia Romanza, Maria Sofia Lannutti
La presidente della Società Italiana di Fisica, Angela Bracco
Il presidente della Società Italiana di Logica e Filosofia delle Scienze, Vincenzo Fano
Il presidente della Società Italiana di Matematica Applicata ed Industriale, Luca Formaggia
Il presidente della Società Italiana di Nefrologia, Stefano Bianchi
La presidente della Società Italiana di Scienza Politica, Franca Roncarolo
Il presidente della Società italiana di Sociologia Economica, Luigi Burroni
Il presidente della Società Italiana di Statistica, Marcello Chiodi
La presidente della Società Italiana per gli Studi sul Medio Oriente, Rosita Di Peri
Il presidente dell'Unione Matematica Italiana, Marco Andreatta

Ulteriori adesioni possono essere inviate all’indirizzo: [email protected]

Note
1. (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2024/07/30/24A03870/SG)
2. (https://www.accademiaaidea.it/wp-content/uploads/2024/07/PARERE-FFO-2024...)
3. (Decreto Ministeriale n. 1170 del 07-08-2024, pubblicato il 27/09/2024)
4. (https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-m...)
5. (Dl 113/2024)
6. (https://www.mur.gov.it/it/news/venerdi-20092024/universita-firmato-dm-gr...)
7. (Atto Senato n. 1192)
8. (https://www.mur.gov.it/sites/default/files/2022-07/Documento_Tavolo_Rice...)
9. (https://www.scienzainrete.it/articolo/appello-ministra-bernini-cogliere-...)

 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

L’allenamento musicale migliora la lettura di testi scritti

spartito

Uno studio pubblicato su NeuroImage Reports mostra che i musicisti attivano il cervello in modo diverso dai non musicisti durante la lettura, con un coinvolgimento bilaterale del giro occipitale medio. L'educazione musicale sembra migliorare le abilità di lettura e potrebbe proteggere da disturbi come la dislessia.

Immagine Pixabay

I musicisti leggono usando il cervello in modo diverso dalle altre persone. È il risultato di un recente studio uscito su NeuroImage Reports firmato da Alice Mado Proverbio e di Elham Sanoubari dell’Università Milano-Bicocca. Una delle principali conclusioni è la notevole differenza nell'attivazione cerebrale tra musicisti e non musicisti nel giro occipitale medio (MOG) durante la lettura di testi.