La tavola periodica degli elementi con i dati aggiornati al 2016, quando sono stati assegnati i nomi a quattro elementi superpesanti. Crediti: Dmarcus 100/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 4.0
L’anno 2019 è stato proclamato dall’UNESCO “Anno internazionale della classificazione periodica degli elementi” perché ricorre il 150° anniversario di pubblicazione, in lingua russa, della memoria di Dmitry I. Mendeleev (Tobolsk, 1834 – S. Pietroburgo, 1907) intitolata "Correlazione delle proprietà con il peso atomico degli elementi", che pose le basi dell’odierna tavola periodica degli elementi.
Il monumento a Mendeleev e alla sua tavola periodica degli elementi. Crediti: mmmdirt/Flickr. Licenza: CC BY-SA 2.0
Dell’argomento ci siamo occupati più volte anche su questo giornale, ad esempio mentre era in corso la discussione internazionale sulla scelta dei nomi da assegnare ai quattro elementi superpesanti (Z = 113, 115, 117 e 118) scoperti alla fine del 2015. Per la cronaca ricordiamo che la decisione venne annunciata ufficialmente circa un anno dopo e i nomi scelti (in inglese) furono rispettivamente: nihonium, moscovium, tennessine, oganesson. Anche questi ultimi arrivati, radioelementi creati dall’uomo e non dalla natura, con tempo di vita brevissimo, trovano giustamente il loro posto nella tavola periodica interattiva denominata “L’Élémentarium” che i chimici della Société Chimique de France hanno recentemente pubblicato in collaborazione con France Chimie. L’iniziativa fa parte di quelle messe in opera per l’Anno Scolastico 2018-2019, proclamato dai francesi Année de la chimie de l’école à l’université e voluto congiuntamente dal Ministero dell’Educazione Nazionale e da quello dell’Insegnamento superiore, della Ricerca e dell’Innovazione.
Locandina per l'Anno internazionale della classificazione periodica degli elementi. Crediti: IAU. Licenza: CC BY-SA 4.0
Cliccando in ciascuna casella dell’Élémentarium è possibile ottenere per ciascun elemento i dati atomici, fisico-chimici e industriali. Si prosegue con quelli industriali e commerciali: materie prime, produzione, utilizzazione e riciclo, concludendo con la bibliografia. Si può leggere, come scritto nella presentazione, su due livelli. Uno sintetico e uno didattico, più approfondito. L’abbondanza di dati, la chiarezza e l’eleganza grafica ne fanno uno strumento prezioso e di piacevole consultazione, soprattutto per gli studenti. A questi ultimi e ai loro insegnanti viene proposta come mezzo di rinnovamento tecnologico dell’insegnamento ma non disdegna di rivolgersi, specialmente nel primo livello, a una platea più vasta. Tutti coloro che sono curiosi di sapere a che cosa servono gli elementi chimici e i loro composti nella vita di tutti i giorni troveranno risposte alle loro domande, per ora in lingua francese.
L’Elementarium non è la prima tavola periodica interattiva a disponibile sul Web. In lingua italiana c’è quella di Zanichelli. In inglese, partendo dalle eccellenze, si può cominciare con quella della Royal Society of Chemistry che oltre a notizie storiche e dati di vario tipo riporta video e podcast, per passare alla IUPAC. Ricordiamo che la IUPAC (International Union Pure and Applied Chemistry), di cui fa parte anche l’Italia, sovraintende alla standardizzazione della nomenclatura chimica e dei pesi atomici. Le tavole ricordate sono quelle più complete ma ne esistono altre, sia in italiano che in inglese, che non possiamo citare per brevità. Un cenno solo per Wikipedia, l’enciclopedia più conosciuta e citata dai giovani, la cui tavola è cliccabile qui e per quella, abbastanza originale, di Google.
Per finire, una curiosità che si collega al nome della nuova tavola interattiva made in France. Si chiamava Elementarium il primo dizionario latino in cui non si trovano solo glosse e che influenzò, oltre ai successivi, persino la lessicografia moderna. I filologi hanno discusso a lungo intorno alla corretta attribuzione dell’Elementarium e, solo in anni recenti, la maggior parte di loro ha deciso di convergere su Papias. In precedenza erano state formulate ipotesi diverse, compresa l’eventualità che il nome Papias si riferisse all’opera stessa. Questi dubbi sono giustificati dalla scarsità di notizie bibliografiche su un’opera compilata tra il 1041 e il 1053. Papias fu attivo in quegli anni, apparteneva probabilmente all’ambito ecclesiastico, ed è ritenuto genericamente un italiano, legato alla zona beneventano-cassinese. Forse non è un caso che il nome del primo vocabolario latino riviva in quello della chimica moderna proprio per opera di una cultura raffinata come quella francese.