fbpx Trump è un serio problema per il clima | Scienza in rete

Trump ora è un serio problema per il clima

persona con maschera di trump

Cosa succede con il ritorno di Trump per le azioni contro il cambiamento climatico? Abbiamo qui cercato di raccogliere dati, analisi e osservazioni - tra giornali e think tank internazionali - per capire cosa ci aspetta, sulla base di quanto il neopresidente ha già fatto o detto. Iniziamo a rimboccarci le maniche.

Foto di Darren Halstead su Unsplash

Tempo di lettura: 7 mins

Donald Trump, da gennaio 2025, sarà il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America (e il primo che lo farà da pregiudicato). Il Senato passa a maggioranza repubblicana così come, probabilmente, lo sarà la Camera. I risultati sono perfettamente in linea con i sondaggi, secondo i quali, soprattutto nelle ultime settimane, era evidente il sostanziale pareggio negli stati in bilico tra i due candidati. Tutto si è svolto fatalmente all’interno degli intervalli di incertezza: nessuna sorpresa, forse solo molte speranze infrante.

270toWin, a pochi giorni dal voto, illustrava uno scenario in cui entrambi i candidati avrebbero potuto vincere.

Il vano tentativo di sostenere Harris

Le preoccupazioni provenienti da una parte considerevole della comunità scientifica, infatti, erano già state esplicitate, a partire innanzitutto dalla rivista Scientific American, che a settembre aveva esortato a votare Kamala Harris, così come era accaduto per Biden quattro anni prima. È quindi la seconda volta nella storia che una rivista del genere si espone così tanto nelle elezioni americane. Nel 2020, anche Nature aveva appoggiato Biden, quest’anno non ha esplicitato l’endorsement ma ha comunque scritto molto chiaramente cosa sarebbe potuto succedere con Trump alla Casa Bianca:

I due candidati […] rappresentano visioni molto diverse sulle sfide e le opportunità che il paese deve affrontare e sul ruolo degli Stati Uniti sulla scena internazionale. Nei suoi ruoli precedenti [di Harris, ndr] e attuali, ha cercato di promuovere politiche in linea con il consenso scientifico, con l'obiettivo di mantenere la sicurezza delle persone e proteggere la salute pubblica e l’ambiente. […] Da presidente, Trump ha ignorato più volte le evidenze scientifiche, minando le agenzie di scienza e salute pubblica nazionali e globali. Ha negato la scienza sul clima, mentito sulla risposta del governo agli uragani e chiesto agli scienziati di indagare sull’uso di disinfettanti per curare il COVID-19.

Nature, come altri, ricorda che il risultato maggiore dell’amministrazione Biden è chiaramente stato l’Inflation Reduction Act del 2022, che prevede investimenti per oltre un trilione di dollari in tecnologie per la transizione energetica entro un decennio. Provvedimento che va a potenziare particolarmente l’industria statunitense, generando numerosi posti di lavoro. D’altra parte, che la transizione ecologica richieda più posti di lavoro rispetto a quelli che farà perdere è cosa nota da tempo secondo l’Agenzia internazionale per l’energia. Questo dato, secondo le analisi che si trovano un po’ ovunque in riviste specializzate, potrebbe in effetti essere uno dei pochi motivi per cui Trump avrà difficoltà a eliminare l’Inflation Reduction Act, anche perché molti «conservatori hanno visto un afflusso sproporzionato di investimenti e posti di lavoro nelle energie pulite nelle loro circoscrizioni», scrive il Guardian. In ogni caso, da candidato ha promesso di farlo e contestualmente dare man forte a nuove esplorazioni petrolifere.

Nature ci ricorda anche come Biden abbia cercato di «proteggere le agenzie di regolamentazione, come l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (EPA), da interferenze politiche». La stessa agenzia che Trump ha invece indebolito fortemente quando era Presidente. In più, ora, ha promesso di voler «riorganizzare le posizioni di decine di migliaia di impiegati federali, inclusi scienziati e funzionari dell’esecutivo».

Gli effetti della vittoria di Trump, secondo un’analisi che Carbon Brief aveva condotto a marzo, porterebbero 4 miliardi di tonnellate di emissioni in più negli Stati Uniti entro il 2030 rispetto alle politiche di Joe Biden. In più, «è molto probabile che gli Stati Uniti non raggiungano il loro impegno globale per il clima» entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005: «le emissioni scenderebbero solo del 28%». Attualmente l'obiettivo posto da Biden è del 50-52%.

Lo stesso think tank ha raccolto le principali affermazioni sul clima di Trump e Harris (e dei loro vice) che fanno svanire i dubbi sulle possibilità che in questi anni l’ex Presidente abbia cambiato idea al riguardo. Ne segnaliamo alcune, le altre possono essere consultate qui.

La minaccia più grande non è il riscaldamento globale, dove l'oceano salirà di un ottavo di pollice nei prossimi 400 anni… e avrai più proprietà fronte mare… La minaccia più grande è il riscaldamento nucleare… Per me, il problema più grande non è il cambiamento climatico. (Agosto 2024 [affermazione completamente falsa: oggi il mare si sta alzando di 4 millimetri circa ogni anno, ndr])
Vogliamo terminare la truffa del Green New Deal. (Agosto 2024)
We will drill, baby, drill… Molto dipende dall'energia. E ricorda, abbiamo più oro liquido sotto i nostri piedi di qualsiasi altro paese di gran lunga. Siamo una nazione che ha l'opportunità di fare una fortuna assoluta con la sua energia. Ce l'abbiamo noi e la Cina no. (Luglio 2024)

D’altra parte, la decisione simbolo della lotta di Trump contro la transizione ecologica fu l’assurda uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima e la quasi assenza di partecipazione alle COP delle Nazioni Unite durante la sua presidenza. Il segretario ONU Antonio Guterres ha espresso la sua preoccupazione qualche mese fa al riguardo, «è molto importante che gli Stati Uniti rimangano nell'Accordo di Parigi [...]. Non vogliamo un accordo di Parigi azzoppato», scrive il Guardian. Il climatologo Micheal Mann, da parte sua, era stato più pessimista: «Una seconda presidenza di Trump significherebbe la fine per un'azione climatica significativa in questo decennio, e stabilizzare il riscaldamento sotto i 1,5°C probabilmente diventerà impossibile».

Le leggi ambientali cancellate o indebolite da Trump

Nel 2021 il New York Times – che ora mette in guardia da possibili interferenze repubblicane in processi contro le politiche climatiche di Biden nei tribunali federali – aveva elencato tutte le norme ambientali che Trump ha smantellato o indebolito negli anni di presidenza. Modifiche che hanno inevitabilmente causato maggiori emissioni tanto di gas serra quanto di inquinanti vari.

Abbiamo tradotto l'elenco in italiano, compilato in tabelle, specificando l'agenzia di riferimento e lo stato della modifica (completata, in corso, ecc.): potete trovarlo a questo link.

Il New York Times, ancora, è tra i giornali che segnalano la vicinanza delle politiche di Trump al piano d'azione conservatore e sovranista Project 2025. Lo stesso Trump aveva preso le distanze durante il dibattito con Harris, fatto sta che decine di ex funzionari della sua ultima amministrazione hanno contribuito a formularne le proposte. Neanche a dirlo, il Project 2025 non vede di buon occhio le politiche climatiche democratiche e vorrebbe, tra le altre cose:

  • «Interrompere la collaborazione e i finanziamenti verso fondazioni progressiste, imprese, istituzioni internazionali e ONG che promuovono il "fanatismo climatico"»
  • «Porre fine alla "guerra" dell'amministrazione Biden contro i combustibili fossili nei paesi in via di sviluppo e sostenere la gestione responsabile delle riserve di petrolio e gas come metodo più rapido per porre fine alla povertà e alla dipendenza dall'aiuto internazionale»
  • «Deregolamentazione per le grandi imprese e l'industria petrolifera»
  • «Aumento delle trivellazioni nell'Artico».

Oltre il clima

Doveroso ricordare anche qualche altra impresa compiuta dal nuovo capo degli Stati Uniti, in aggiunta ai danni arrecati al clima globale. Ricordiamo che, nel bel mezzo della pandemia, Trump ritirò gli Stati Uniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità causando non pochi problemi alla salute pubblica del proprio paese e del resto dei mondo. Secondo il Lancet si sarebbero potuti evitare il 40% dei morti americani dalla gestione di Trump di Covid-19.

Il Scientific American ci ricorda che l’amministrazione Biden-Harris ha aumentato l’accesso all’assicurazione sanitaria e che Harris «sostiene l'espansione di Medicaid, il programma sanitario degli Stati Uniti per le persone a basso reddito». Parallelamente, Trump promette «tagli di bilancio miliardari per il Centers for Disease Control and Prevention e per i National Institutes of Health, gli enti che hanno avviato il programma di ricerca sui vaccini Covid». E gli esempi potrebbero continuare.

Insomma, Trump non ha sostanzialmente mai dato prova di riconoscere le evidenze scientifiche nel fare politica, come anche molti altri leader di stampo conservatore in giro per il mondo. Per la prima volta, Trump ha addirittura superato Harris anche nel voto popolare, cioè quello non filtrato dai meccanismi maggioritari che passano dai collegi dei singoli stati e dai Grandi Elettori. Pensare che la scienza resti neutrale di fronte a tutto questo è un’illusione, endorsement espliciti o meno. D'altra parte, è dall'invenzione della bomba atomica che la scienza non è neutrale. E forse nemmeno l'informazione scientifica può più esserlo.

La lunga analisi dell’esito elettorale dovrà tenere conto inevitabilmente anche del ruolo di attori esterni, come le lotterie milionarie di Elon Musk e gli spazi di X concessi a Trump senza contraddittorio né verifica dei fatti; o come anche il ruolo della Russia, le cui ingerenze nel 2016 sono state confermate dallo stesso Senato americano. In ogni caso, la propaganda "anti-scienza" (e non solo) attecchisce probabilmente dove il contesto culturale non è sufficientemente solido per digerire la disinformazione. Stiamo entrando nel quinquennio al termine del quale dovremmo ridurre del 55% le emissioni di gas serra: da qui al 2028, forse, ci toccherà fare senza gli Stati Uniti. Questo, per tutti noi che siamo professionisti della comunicazione, ci pone davanti a sfide molto complesse. Almeno per i prossimi quattro anni.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Generazione ansiosa perché troppo online?

bambini e bambine con smartphone in mano

La Generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli (Rizzoli, 2024), di Jonathan Haidt, è un saggio dal titolo esplicativo. Dedicato alla Gen Z, la prima ad aver sperimentato pubertà e adolescenza completamente sullo smartphone, indaga su una solida base scientifica i danni che questi strumenti possono portare a ragazzi e ragazze. Ma sul tema altre voci si sono espresse con pareri discordi.

TikTok e Instagram sono sempre più popolati da persone giovanissime, questo è ormai un dato di fatto. Sebbene la legge Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) del 1998 stabilisca i tredici anni come età minima per accettare le condizioni delle aziende, fornire i propri dati e creare un account personale, risulta comunque molto semplice eludere questi controlli, poiché non è prevista alcuna verifica effettiva.