Chiara o scura? Chissà quante volte, al momento di ordinare una birra per dissetarvi nel corso di queste serate estive, vi sarete trovati di fronte a tale alternativa, talvolta estesa anche all’opzione “rossa”. Come sanno bene gli esperti, è il grado di tostatura del malto che determina il colore della popolare bevanda. A bassa temperatura si ottengono i malti chiari (lager, pale), a temperatura maggiore quelli più scuri (crystal). Si può giungere fin quasi a bruciarli per arrivare ai malti neri. Il colore e il gusto della birra chiara si può correggere anche con i cosiddetti malti additivi, più scuri, aggiunti nelle giuste proporzioni. Il colore del mosto e del prodotto finale si misura in Europa con la scala EBC (European Brewing Convention) e negli USA con la scala SRM (Standard Research Methods), quest’ultima basata sui gradi Lovibond. Un grado EBC corrisponde a circa 2 gradi SRM. La tedesca Pilsner, di colore biondo chiaro è EBC:6 – SRM:3, mentre la scura Porter, è EBC: 57 – SRM 29. I gradi Lovibond debbono il nome al birraio Joseph Williams Lovibond (1833-1918), un vero antesignano della moderna tecnica di valutazione del colore, oggi basata su tecniche spettrofotometriche.
Scala Lovibond
Joseph ebbe, almeno agli inizi, una vita difficile. Nacque a Long Sutton nel Somerset e rimase orfano di madre a 5 anni. A 13 anni lasciò la casa paterna e s’imbarcò su un mercantile. Nel 1849, partecipò alla corsa all’oro in California. Una volta tornato in patria entrò in società, nel 1854, con il padre e due fratelli nella fabbrica di birra a Greenwich, dando vita alla John Lovibond and Sons, Ltd. Nel 1869, si trasferì a Salisbury con la famiglia e comprò una fabbrica di birra. Diventò Sindaco, Magistrato e County Councillor di Salisbury. Morì nel 1917, dopo breve malattia. Lovibond è famoso per l’invenzione del tintometro, il semplice apparecchio che mise a punto per valutare il colore della birra. Il tintometro era basato sul confronto fra il colore del liquido e una serie di vetrini colorati, impiegati anche in combinazione fra loro e classificati numericamente.
L’interesse per la descrizione della “sensazione” di colore si era già affermato a partire dai primi decenni nel secolo XIX e aveva portato alla nascita di una specifica tecnica di misurazione detta colorimetria.
Scala del colore arancione
Intorno alla metà del secolo, quest’ultima ottenne i primi, pratici, risultati. E’ noto che gli artisti e i tecnologi si sono inizialmente adoperati con maggior impegno degli scienziati nella messa a punto di modalità pratiche per la caratterizzazione dei colori e loro valutazione quantitativa. Da questo punto di vista, proprio la Nomenclature of Colours, del pittore e decoratore David Ramsay Hay (1798-1866), è ritenuta una delle prime raccolte di campioni di colori. Un settore da cui sono venuti altri importanti contributi è, in primo luogo, quello dell’arte tintoria. Qui i chimici erano presenti da molto tempo e l’esempio di Michel Eugène Chevreul (1786-1889), dirigente alla Manufacture Royale des Gobelins e ideatore del cerchio cromatico, è forse fra i più illustri. Detto ciò, non sembra azzardato affermare che la colorimetria moderna si sviluppò tecnicamente, su basi empiriche, proprio grazie al citato Lovibond, il quale cercava un sistema per misurare il colore della popolare bevanda. Con l’opera The Measurement of Light and Colour Sensations pubblicata nel 1893 e la successiva integrazione, Lovibond propose il tintometro per misurare la sensazione di colore provocata da campioni di tipo diverso, introdusse le prime scale di valutazione comparativa e abbozzò una teoria. Il tintometro Lovibond trovò immediate applicazioni pratiche anche in campo medico, incluse le indagini sul colore del sangue in relazione alla salute degli individui. Ebbe un tale successo che nel 1896 Lovindon diede vita alla The Tintometer Ltd. per produrlo in serie. In versione comprensibilmente più evoluta rispetto all’originale, il tintometro è tuttora impiegato in vari settori tecnologici e per l’analisi delle acque.
Il tintometro di Lovibond