Tempio di Horo, Idfu, Assuan, Egitto (foto di Luca Carra).
I modelli servono? Dipende. Covid-19 ci ha fatto toccare con mano l'importanza di elaborare modelli quantitativi per cercare di fornire scenari ai decisori. I primi modelli - a partire dai più famosi di Neil Ferguson dell'Imperial College - hanno avuto la funzione di allertare l'opinione pubblica e i politici sulla gravità della situazione e a spingere verso risposte decise come il lockdown, ma certamente partivano da dati molto parziali e, secondo i critici, hanno prodotto scenari eccessivamente pessimistici. Con l'avanzare della pandemia i modelli si sono via via raffinati. Quello che è mancato, in questo come in altri casi, è una chiara esplicitazione delle incertezze in gioco e una discussione che coinvolgesse mondo della ricerca, politica e società.
Questo ha spinto 22 scienziati di diversa estrazione a scrivere un manifesto per il buon uso dei modelli, pubblicato con grande evidenza su Nature il 24 giugno ("Five ways to ensure that models serve society: a manifesto"). Il documento sviluppa 5 punti considerati fondamentali per far sì che i modelli non ingannino e siano davvero utili alla società:
- attenzione alle ipotesi (Mind the assumptions)
- attenzione a strafare (Mind the hubris)
- attenzione a come si inquadrano i problemi (Mind the framing)
- attenzione alle conseguenze (Mind the consequences)
- attenzione alle incognite (Mind the unknowns)
Il manifesto è un invito a considerare i modelli come processi sociali, che devono controllare complessità e incertezze, e soprattutto che devono nascere da un patto chiaro fra chi richiede i modelli (in genere i policy maker, che dovrebbero esplicitare motivi, preferenze e finalità) e i ricercatori. I modelli dunque sono il frutto di negoziazioni alle quali le parti sociali dovrebbero partecipare attivamente e con la consapevolezza delle incertezze, del carattere condizionale e degli aspetti ancora sconosciuti che rendono questa attività ben diversa da una sfera di cristallo per leggere il futuro.
Succede invece che i modelli vengano spesso utilizzati dai decisori politici per scaricare la propria responsabilità sulla mera evidenza dei numeri, concepiti come verità assolute e indiscutibili, in un contesto di scarsa trasparenza e partecipazione.
Abbiamo discusso dei limiti e dell'utilità dei modelli con quattro autori italiani che si sono fatti promotori del manifesto. Ne emerge un quadro affascinante anche se non conclusivo su molti aspetti inerenti questa attività: dal fascino insidioso dei numeri all'etica della quantificazione, dai modelli come metafore morali alla crisi della scienza che li produce. (l.c.)
Salta ai singoli capitoli
- Come sono cambiati i modelli durante Covid - interazione fra scienza e policy
- Seduzione e performatività dei numeri e dei modelli - analisi di sensitività
- La complessità fa male ai modelli? Attenzione alla hubrys dei modellisti
- Il modello è un processo sociale
- Qualità dei dati e loro interpretazione: il caso Rt
- La scienza e le salsicce di Bismarck
- I modelli qualitativi e i modelli come metafore
- Modelli e scelte politiche: che fare adesso con Covid?
- Analisi Costi-Benefici: maneggiare con cura
- Crisi della scienza ed etica della quantificazione