fbpx Vaccini nel mondo: la sfida continua | Scienza in rete

Vaccini nel mondo: la sfida continua

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

La Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI) compie dieci anni e fa un bilancio in un articolo che abbiamo scritto per Nature Immunology (allegato). 4,5 miliardi di dollari distribuiti, 250 milioni di bambini vaccinati per le diverse malattie in 70 paesi in via di sviluppo: i risultati di questa prima decade sono certamente positivi. Si stima che questo sforzo si sia tradotto in 5,4 milioni di vite salvate, bambini, sottratti a malattie quali difterite, pertosse, epatite B, Haemophilus Influenzae di tipo B (HIB), morbillo, meningite, febbre gialla, tetano e polio. Un altro importante risultato del programma (supportato da OMS, Unicef, Fondazione Bill & Melinda Gates, il mondo accademico e dell'industria) è aver raggiunto, nei Paesi in via di sviluppo aiutati da GAVI, una copertura del 70% della diffusione del vaccino trivalente per difterite, tetano e pertosse.

Nella cornice dell'Alleanza sono inoltre stati messi a punto strumenti finanziari innovativi che hanno già garantito l'erogazione di 8 miliardi di dollari da parte dei Paesi donatori nei prossimi 5-20 anni, soprattutto per diffondere anche nelle nazioni povere i vaccini più recenti (polmonite pneumococcica e per la diarrea da rotavirus). Attraverso l'International Finance Facility for the Immunization (IFFIm), uno di questi strumenti, sono stati raccolti 2,6 miliardi di dollari per diffondere ulteriormente la copertura vaccinale nel mondo.

L'Advanced Market Commitment (AMC), invece, lanciato a Lecce nel 2009, punta sul finanziamento per lo sviluppo di vaccini per i quali non c'è un particolare interesse del mercato. Il programma pilota è stato indirizzato al vaccino pneumococcico per la sua rilevanza epidemiologica (circa 800mila morti potenzialmente evitabili all'anno), finanziato con 1,5 miliardi di dollari.

Nel 2008 il programma di GAVI ha esteso il suo portfolio di vaccini da offrire alle nazioni povere a quelli per la febbre tifoide (dai 200 ai 600mila morti all'anno), rosolia, papilloma virus (250mila morti all'anno per cancro alla cervice dell'utero nei paesi poveri), ed encefalite giapponese. Mentre in prospettiva si sta lavorando per realizzare vaccini efficaci perl'HIV-AIDS, malaria e tubercolosi. Quest'ultima malattia provoca 2milioni di morti all'anno ed è la principale causa di morte per i bambini di età inferiore ai 5 anni. Attualmente per la ricerca nel campo della tubercolosi si spendono all'anno 500 milioni di dollari, mentre GAVI stima che con 360mila dollari si potrebbe mettere in produzione un vaccino più efficace di quello attuale, con un"guadagno" di 7 milioni di vite.

La crisi economica attuale impone restrizioni e dolorose scelte di priorità anche a GAVI. Finora questo programma si è mostrato migliore di altri nel rafforzare i sistemi sanitari dei Paesi poveri, anche se deve vincere ancora una sfida: portare i vaccini fino ai villaggi più remoti. Finora GAVI si è concentrata nel provuovere l'acquisto e la diffusione dei vaccini, ma per il futuro va ripreso in seria considerazione l'obiettivo di promuovere maggiormente la ricerca e l'innovazione in campo vaccinale. A questo proposito riteniamo che per affrontare priorità come la lotta alla tubercolosi e alla malattie diarroiche sia necessario investire in ricerca. Solo così GAVI potrà risvegliare nuove energie nella lotta alle malattie evitabili. 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Diagnosi di HIV in crescita dopo il COVID: i numeri del 2023

Dopo la pandemia di Covid-19, per la prima volta da quasi dieci anni, sono aumentate in Italia le infezioni da HIV, molte delle quali diagnosticate in fase già avanzata (AIDS), soprattutto tra le persone eterosessuali. Sono alcuni dai dati che emergono dal report del Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità e che, in occasione della Giornata mondiale contro l'AIDS che si celebra il 1 dicembre, riportiamo in questo articolo.

Le diagnosi di infezione da HIV continuano ad aumentare, invertendo la decrescita che, prima della pandemia di Covid-19, durava da quasi dieci anni. Secondo i dati pubblicati dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023 sono stati registrati 2.349 nuovi casi, che arrivano a circa 2.500 tenendo conto delle segnalazioni ancora da registrare.