Grazie a programmi
di vaccinazione efficaci ogni anno si ammalano di poliomielite poche centinaia
di persone nel mondo.
Scienziati dell’Università
di Bonn, assieme a colleghi del Gabon, hanno riscontrato che nell’epidemia di
poliomielite del 2010 in Congo il ceppo virale era mutato e il virus era in
grado di resistere al vaccino, un ostacolo da considerare nella strada verso l’eradicazione
totale della malattia?
Il caso dell’epidemia
in Congo del 2010 è stato particolare a causa dell’elevato tasso di mortalità e
del numero di ammalati che sono rimasti paralizzati. Si parla di 209 vittime
per 445 persone infettate, 390 nella sola città di Point Noire, con un tasso di mortalità del 47%.
Per capire la gravità
dell’epidemia basta pensare che nel 2012 in tutto il mondo sono stati riportati
223 casi e nel 2013 416. Un altro caso di epidemia consistente è stato tra il
2010 e il 2011 quando ci sono stati 463 contagiati in Tajikistan ma, in questo
caso, il tasso di mortalità è stato solo del 6%.
Un’altra
particolarità dell’epidemia del 2010 è stata che, mentre generalmente la
malattia lascia paralizzati i bambini più piccoli, nel caso del Congo l’età media
delle persone che riportavano paralisi acuta è stata di 20 anni.
L’alto tasso di
mortalità dell’epidemia in Congo è stato all’inizio spiegato con un basso tasso
di vaccinazione della comunità locale ma lo studio pubblicato su PNAS mostra che la maggior parte delle persone ammalate erano vaccinate.
I ricercatori hanno
isolato il virus da un caso fatale e hanno scoperto che il patogeno aveva una
mutazione che cambiava in modo determinante la sua forma, mostrava infatti una
combinazione finora sconosciuta degli amminoacidi nei siti antigenici. Il
risultato di questa mutazione? Gli anticorpi indotti dalla vaccinazione
riuscivano difficilmente a bloccare il virus e a renderlo innocuo.
Durante lo studio è stato
analizzato il comportamento del virus quando veniva a contatto con persone che
non avevano ricevuto il vaccino, con chi era stato vaccinato da poco, e con chi
aveva ricevuto le normali vaccinazioni da bambino. Proprio quest’ultimo caso è risultato
di particolare interesse: i ricercatori hanno infatti analizzato campioni di
sangue provenienti da 34 studenti di medicina dell’Università di Bonn, tutti
vaccinati da bambini secondo la prassi.
Gli anticorpi nel loro sangue non
avevano problemi a combattere il virus della polio “normale” ma la situazione
era molto diversa nel caso del virus mutato: la reazione immunitaria infatti
era molto più debole.
L’OMS ha come
obiettivo quello di eradicare completamente la poliomielite nei prossimi anni.
L’obiettivo sembra raggiungibile visto che può solo passare da uomo a uomo, che
non ci sono riserve patogene negli animali che potrebbero causare nuove
epidemie e, infine, che il vaccino, almeno fino a oggi, dava una copertura
altissima. Questo ovviamente cambia quando il virus muta come nel caso dell’epidemia
del Congo.
Felix Drexler, Institute for Virology dell’Università di Bonn e
primo autore dello studio ha commentato: “quando un patogeno così modificato
incontra una popolazione che non è sufficientemente vaccinata bisogna
cominciare a preoccuparsi, non possiamo sederci e non fare niente, dobbiamo
aumentare il tasso di vaccinazione e sviluppare un vaccino più potente per eradicare
definitivamente la malattia”.