Eccoci di nuovo qui ad occuparci del Blog, che per un bel po’ avevamo trascurato. Laura ha scelto per il “rientro” il recente articolo di Camilo Cela Conde sull’apprezzamento della bellezza nei due sessi, ed ha scelto bene, perché il tema offre spunti di grande interesse (si vede che la genetica conta, Cela Conde è figlio di un Premio Nobel per la Letteratura…). Naturalmente la differenza uomo/donna è uno di questi: Laura ne è entusiasta, mi perdonerà la malignità, ma mi vien da pensare che nell’entusiasmo ci sia forse un tocco di fierezza femminile: noi, poveracci, “sentiamo” la bellezza solo con un parietale, mentre “loro” lo fanno con entrambi…
La prima cosa che ho notato leggendo l’articolo di Cela Conde è che parla solo di bellezza visiva. Come fa, d’altronde, quasi sempre la Neuroestetica. A me, invece, piacerebbe estendere il discorso alla bellezza musicale. Perché se è vero, come dice Cela Conde, che le differenze uomo/donna nell’apprezzamento della bellezza visiva sono legate a quanto è successo nel nostro cervello nei 200.000 anni o giù di lì che sono trascorsi da quando le donne se ne stavano a casa (vicino alla caverna, si dovrebbe dire) per raccogliere bacche, mentre noi andavamo a caccia di cervi, come la mettiamo con l’apprezzamento della bellezza musicale? Domanda da girare naturalmente a Cela Conde, perché il tema della musica si presta ad estendere il discorso in una direzione diversa, ma allo stesso tempo correlata: e cioè, le differenze di sesso riguardano solamente l’apprezzamento della bellezza, o sono estendibili anche alla sua creazione? Si tratta in altre parole di capire se la creatività artistica ripeta le differenze, evolutivamente determinate, della percezione.
Mi riesce difficile capire come il problema della creatività possa essere affrontato usando la bellezza visiva, ma con la musica è forse possibile: uno studio molto interessante di qualche anno fa (Limb e Braun, PLoS One, 3(2):e 1679, 2008) ha usato l’NMR funzionale per esaminare la reattività neurale durante l’attività musicale spontanea, cioè durante l’improvvisazione jazzistica da parte di musicisti professionisti: si potrebbe immaginare qualcosa del genere per soggetti di tipo diverso.
Un punto dello studio di Cela Conde che anch’io, come Laura, ho trovato molto interessante è il discorso sui motivi della preferenza, nelle rappresentazioni pittoriche, per la guancia destra o sinistra a seconda del sesso. Laura mi dice che il suo test personale su persone che conosce conferma quanto scrive Cela Conde: io avevo letto qualcosa sulla questione per qualcos’altro che tempo fa avevo scritto, scoprendo con sorpresa che il tema, che mi sembrava così esoterico, era stato affrontato da molti da angolature diverse, anche religiose. Ecco, questo mi pare un aspetto del discorso uomo/donna che varrebbe la pena di approfondire.
Ernesto Carafoli
Biochimica, Università di Padova