E' morto, improvvisamente, Giovanni Invernizzi, uno dei medici che più si è battuto per proteggere la salute dei cittadini da ogni forma di inquinamento. Lo ha fatto in molti modi: studiando gli effetti dello smog e del fumo sulla salute, andando a misurare la quantità di polveri e veleni nei posti più impensati – dalle strade, ai parchi, ai pub, agli stadi, fino alle aule dei congressi medici –, coinvolgendo in manifestazioni e iniziative i ragazzi delle scuole, perché era convinto che una prevenzione efficace dovesse necessariamante passare di lì. Lo ha fatto intervenendo in dibattiti pubblici in cui, con toni garbati e mai sopra le righe, ha tuttavia sempre denunciato fermamente quanto l'inquinamento sia nocivo e quante vite potrebbero essere risparmiate riducendolo anche di poco. Lo ha fatto, anche, pagando di persona un impegno che gli ha creato parecchie inimicizie. Giovanni ha lavorato a lungo all'Istituto dei Tumori di Milano, ma negli ultimi anni era tornato a fare il medico di base a Chiavenna, e continuava a svolgere gli studi sull'inquinamento con il Laboratorio di medicina ambientale della Società Italiana di Medicina Generale.
Giovanni Invernizzi è stato anche il medico che ha misurato gli effetti dell'Area C di Milano sul black carbon, dimostrando che la riduzione del traffico in centro ha determinato un calo importante dei livelli di questo micidiale inquinante, ritenuto dall'OMS responsabile della gran parte degli effetti nocivi delle polveri sottili. Il black carbon. Se ne parla da pochissimo, ma Giovanni è stato uno dei primi al mondo a intuirne l'importanza.
L'ultima immagine che ho di lui risale a non più di due mesi fa. Al circolo della Stampa di Milano siamo intervenuti in un seminario sugli effetti per la salute dell'inquinamento. Alla fine, quando il pubblico era ormai andato via, Giovanni ha voluto andare in una sala particolare del circolo, dove c'è un pianoforte a coda che – così mi disse – aveva un suono meraviglioso. Si è seduto e ha iniziato a suonare uno struggente Chopin. Ciao Giovanni.
Margherita Fronte (@mafronte)