fbpx Ecco perchè nell'economia mondiale è successo il patatrac | Scienza in rete

Ecco perchè nell'economia mondiale è successo il patatrac

Primary tabs

Read time: 3 mins

Qual è la notizia di maggior interesse pubblico che ha “aggredito” l’opinione pubblica nell’ultimo anno? Ma, ovviamente, la crisi economica mondiale, che è entrata nelle tasche di (quasi) tutti e ha frugato nei portafogli con grinta e prepotenza. Siete sicuri di avere capito tutto? Sapete che cosa sono i “derivati”? Sapete che cosa dicono gli economisti e perché non avevano previsto nulla, Nobel inclusi? Sapete che cosa hanno veramente fatto gli ipertruffatori (quelli scoperti, perché chissà quanti l’hanno fatta franca)? E sapete chi sono e come hanno fatto a guadagnarci su i manager di cui tanto si parla come delle peggiori sanguisughe del mercato contemporaneo? Eccetera. La maggior parte di noi ha seguito, attonita, il cataclisma delle notizie che svuotavano i conti in banca, dei mutui che si trasfomavano in trappole mortali per la povera gente che pensava di avere una casa, dell’aumento dei prezzi e così via senza capire “Perché” e senza saper valutare “Fino a quando”.

Ed ecco che Roberto Vacca, informato e lungimirante come sempre, si rende conto del fato che noi comuni mortali non siamo in grado di capire. E provvede, con questo libro chiarissimo come i suoi migliori. Perché Roberto è curioso e ha naso come un cane da tartufi; sicché le vicende dei sistemi complessi (e quale più di questo? Più del mondo dei debiti, dei soldi che saltano da una cassaforte a un’altra, dei capi delle banche e dei loromalcapitati clienti?) lo attraggono irresistibilmente e più la situazione è confusa, più lui si caccia nel torbido limaccioso della sofferna economica. Patatrac! È un bel titolo, azzeccato e minaccioso come pochi; e ci riguarda (quasi) tutti.

E’ mai possibile che in tempi, come quelli di guerra, in cui i beni materiali sono polverizzati senza riguardi o esitazioni, l’umanità riesca poi a cvarci le game e a ricostruire in fretta; e invece in tempi di florido sviluppo le cose improvvisamente si mettano al peggio con una speciale modalità di peggioramento, quella dell’apparente lentezza e possibile irreversibilità “locale”? Perché potrebbe benissimo essere che mentre noi, vecchi paesi ormai malavitosi, ne usciamo male e nuovi paesi, emergenti, compiano una invasione del mercato senza precedenti. I cinesi, gli indiani sono sotto gli occhi di tutti. Loro, sono abituati alla povertà, e la ripresa, anche a piccoli passi, è una manna provvidenziale. Non hanno le banche onnivore e senza pietà che abbiamo noi; lo scontro tra politici e manager non è incerto come da noi. Hanno persino buone idee che giovano alla solidarietà; e mentre da noi i soldi evaporavano e i prezzi salivano alle stelle, Mohammad Yunus attivava il microcredito mostrando che il denaro può produrre un’eua stabilità sociale. Difficile riassumere questo libro: leggetelo, non vi deluderà (mi riferisco a capire meglio i fatti, dalla crisi del ’29 alla legge Bush sui mutui dell’82; sono peggio i banchieri americani o quelli inglesi? E noi italiani, abbiamo veramente dei furbetti salvadanaio che ci proteggono?). Penso che Roberto Vacca si meriti almeno un ringraziamento: almeno da me che, fino a pochi giorni fa non sapevo che cosa fossero i CDS e i SIV, e ora lo ho capito – ma vi lascio la curiosità, come si fa per gli assassini nei libri gialli.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: «Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.