fbpx Il gesuita che disegnò la Cina | Scienza in rete

Il gesuita che disegnò la Cina

Primary tabs

Read time: 2 mins

Immaginiamo un viaggio di anni su un veliero, tra tempeste, danneggiamenti, perdite della rotta, malattie, assalti di pirati: e, su questa nave, uno scienziato che continua appassionatamente a scrutare il cielo e a descrivere minuziosamente, nei suoi diari, i pesci e gli uccelli mai visti prima che incontra durante il viaggio.

No, non è Charles Darwin sul Beagle: è un sacerdote della Compagnia di Gesù che quasi duecento anni prima ha affrontato un’avventura estremamente rischiosa per lasciare la vecchia Europa e approdare nello sconosciuto e misterioso mondo della Cina. Il suo nome è Martino Martini: uno scienziato e un religioso che in quel paese lontano intendeva portare la buona novella cristiana, ma anche le conoscenze che - soprattutto con la rivoluzione scientifica del seicento – l’Europa aveva sviluppato.

Questo suo atteggiamento, che non nascondeva certo l’ambizione di far conoscere la religione cristiana, ma era sinceramente rivolto anche allo scambio culturale, gli valse onori fino a quel momento inimmaginabili: l’imperatore lo nominò infatti mandarino di prima classe, e la cultura cinese gli manifestò grandissimo apprezzamento. Egli continuò la sua attività scientifica in Cina, redigendo tra l’altro un completo e dettagliato Atlante geografico, che restò a lungo insuperato. E si adoperò anche a far conoscere in Europa  molteplici aspetti della ignota e sorprendente cultura cinese, oltre a narrare le complesse vicende storiche legate all’alternarsi delle dinastie.

In questo volume, Giuseppe O. Longo ci propone una affascinante biografia – la prima mai scritta - di Martino Martini, accompagnandoci nei suoi viaggi e nella sua attività scientifica, oltre che nella sua impresa missionaria, e facendoci partecipi della passione che ha animato la sua vita e la sua opera. E’ una storia di grande interesse, che documenta una vicenda lontana la quale, però, si pone all’origine di un fecondo dialogo tra culture così diverse, eppure ambedue animate da una grande ansia di conoscenza e di saggezza.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: «Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.