fbpx La Terra "vista" da Keplero | Scienza in rete

La Terra "vista" da Keplero

Primary tabs

Read time: 3 mins
La Luna, si sa, è l'astro preferito degli artisti di ogni epoca e cultura. Allo stesso tempo, in quanto corpo celeste più vicino alla Terra, non poteva che suscitare l'interesse di generazioni di astronomi, dall'antichità ai nostri giorni. Arte e scienza hanno unito le loro forze nell'osservazione della Luna più spesso di quanto si creda, con risultati importanti.

Il 2009 è stato proclamato l'Anno Internazionale dell'Astronomia dalle Nazioni unite per celebrare il quattrocentesimo anniversario della prima osservazione astronomica al cannocchiale di Galileo Galilei, nel 1609. Fino a quel momento il cielo era stato studiato solo a occhio nudo.

Galileo cominciò proprio guardando la Luna. Gli apparve uno spettacolo stupefacente: la sua superficie non era liscia, come si credeva da millenni, ma con valli e montagne come la Terra. Le illustrazioni nel Sidereus nuncius, il resoconto delle osservazioni pubblicato nel 1610, ci dicono che Galileo non era solo un grande scienziato, ma, da buon toscano, anche un abile disegnatore. Il tratteggio raffinato evidenzia giochi di luce e ombra che consentono di apprezzare la tridimensionalità delle strutture lunari, per esempio la profondità di un cratere.

Galileo si preoccupò che lo stampatore realizzasse incisioni fedeli dei suoi schizzi. Lo studioso pisano invitava i suoi contemporanei a guardare con il cannocchiale per verificare di persona la scoperta. Ogni discrepanza tra la visione e i disegni del Sidereus nuncius avrebbe minato la credibilità delle sue osservazioni, che alcuni ritenevano illusioni ottiche provocate dalle lenti. Per dare una rappresentazione affidabile della realtà fisica e comunicarla in modo chiaro a tutti, anche chi astronomo non era, la perizia dell'artista doveva sposarsi al rigore dello scienziato.

L'Anno Internazionale dell'Astronomia è dedicato anche a Giovanni Keplero, che sempre nel 1609 pubblicava il volume Astronomia nova in cui affermava per la prima volta che i pianeti si muovono intorno al Sole su orbite non circolari, ma ellittiche. Un moto analogo ha la Luna intorno alla Terra.

Come Galileo, anche Keplero era infatti un seguace di Copernico. Per difendere il modello eliocentrico dall'attacco dei suoi detrattori, appena conclusa l'Astronomia nova l'astronomo tedesco cominciò la composizione del Somnium, testo in cui immaginava un favoloso viaggio sulla Luna. Il protagonista la raggiungeva grazie all'intervento di un demone e così poteva ammirare dall'esterno i moti di rotazione e rivoluzione della Terra.

Keplero voleva permettere a chiunque, non solo agli esperti, di comprendere come i moti celesti dipendessero dal punto di vista e che quindi anche la Terra poteva essere in moto. Perciò scrisse un'opera di fantasia che definì «piacevolezza letteraria» perché concepita per essere accessibile a tutti. Oggi è considerato un romanzo di fantascienza ante litteram. Stesura e pubblicazione si rivelarono più complicate del previsto, a causa dell'audacità delle idee proposte. Comparve solo nel 1634, quattro anni dopo la morte dell'autore, e da poco ne è uscita una nuova traduzione italiana in edizione integrale (Il Sogno di Keplero, a cura di Anna Maria Lombardi, Sironi 2009).

I quarant'anni della missione Apollo 11 sono l'altro grande anniversario lunare del 2009. Lo sbarco avvenne infatti nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969, ora italiana. L'intero programma Apollo fu un capolavoro di organizzazione, scienza e tecnologia. Ma anche arti come pittura e letteratura ebbero un loro ruolo. Ne parleremo in una prossima occasione.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Perché ridiamo: capire la risata tra neuroscienze ed etologia

leone marino che si rotola

La risata ha origini antiche e un ruolo complesso, che il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi esplorano, tra studi ed esperimenti, nel loro saggio Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale. Per formulare una teoria che, facendo chiarezza sugli errori di partenza dei tentativi passati di spiegare il riso, lo vede al centro della socialità, nostra e di altre specie

Ridere è un comportamento che mettiamo in atto ogni giorno, siano risate “di pancia” o sorrisi più o meno lievi. È anche un comportamento che ne ha attirato, di interesse: da parte di psicologi, linguisti, filosofi, antropologi, tutti a interrogarsi sul ruolo e sulle origini della risata. Ma, avvertono il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi fin dalle prime pagine del loro libro, Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale (il Mulino, 2024):