fbpx La bugia, anche nella scienza, è vizio antico | Scienza in rete

La bugia, anche nella scienza, è vizio antico

Primary tabs

Read time: 3 mins
Qualunque fossero i veri obiettivi dell’azione di pirateria telematica che violando i computer della University East Anglia (Gran Bretagna)  ha reso pubbliche centinaia di e-mail di alcuni noti studiosi dei cambiamenti climatici,  la credibilità di questi ultimi ne risentirà a lungo. Si tratta, com’è  noto, di autorevoli esponenti del gruppo che attribuisce alle attività umane e ai gas serra il cosiddetto riscaldamento globale. I messaggi che costoro si scambiavano, riprodotti dai giornali, rivelano una preoccupante noncuranza nei confronti dei dati sperimentali,  un’inadeguatezza dei mezzi d’indagine e il pronto ricorso alla menzogna. Gli scienziati “catastrofisti”  avrebbero forzato o manipolato i dati scientifici per combattere gli scettici. Gli accusati si sono difesi parlando di fraintendimenti e ricordando che la massa di dati a favore delle loro tesi resta preponderante. La losca vicenda, probabilmente, non influirà sull’opinione pubblica internazionale già schierata a favore dello sviluppo sostenibile, e (speriamo) sui governi. Resta comunque il dubbio che anche fra gli scienziati prevalga talvolta lo spirito di parte e la voglia di emergere ad ogni costo, piuttosto che l’aspirazione alla verità. A parte questo Climagate, negli ultimi anni non sono certo mancati casi clamorosi di frode scientifica e tanti restano nascosti. La menzogna, in campo scientifico, è un vizio antico, già denunciato da Robert Boyle ne Il Chimico Scettico (1661).

babbageIl primo scienziato che tentò una classificazione delle frodi fu Charles Babbage (Londra, 1791-1871). Viene ricordato come matematico ma, soprattutto, come padre del moderno calcolatore programmabile.  A lui si devono i progetti di due macchine alle differenze (Difference Engines) e di una macchina analitica (Analytical Engine), purtroppo mai compiutamente realizzati. Le sue opere e la sua autobiografia, tradotta anche in italiano, rivelano interessi multiformi, ben oltre la matematica. Fu un pioniere del management e la sua opera più nota, un vero best-seller, fu il trattato Sull’economia delle macchine e delle manifatture (1832).

 

macchina delle differenze

Due anni dopo aver conquistato la cattedra di matematica a Cambridge pubblicò, nel 1830, le  Riflessioni sul declino della Scienza in Inghilterra e su alcune delle sue cause. Spirito polemico e riformatore, Babbage denunciò gli errori dell’establishment politico, accademico e culturale. Fece una classificazione delle frodi scientifiche che verrà ripresa successivamente da tutti coloro che si occuperanno dell’argomento. Individuò quattro tipi di frode:

  1. l’imbroglio o mistificazione (hoaxing);
  2. i ragionamenti basati su osservazioni mai effettuate (forging);
  3. l’esclusione dei risultati più lontani dalla media (trimming);
  4. il ricorso a pochi valori concordanti, estratti arbitrariamente da insieme più ampio, per forzare le conclusioni nel senso desiderato (cooking).

L’esempio di hoaxing che riporta Babbage è curioso. Si tratta della presunta scoperta di un nuovo mollusco a opera di Giuseppe Gioeni (1747-1822), avvenuta sul litorale di Catania (1783) e che, meno di vent’anni dopo, si rivelò un imbroglio. Gioeni aveva rinvenuto alcune concrezioni minerali presenti nello stomaco della Bulla Liguaria e le aveva attribuite ai resti di un nuovo genere di mollusco di cui immaginò forma, movimenti e abitudini. Certo, l’alterazione del quadro sperimentale da parte del ricercatore non è automaticamente fraudolenta e l’eliminazione dei dati devianti può essere una scelta giusta se fondata su una seria ipotesi scientifica. Le frodi non sono tutte eguali ed esiste una zona grigia in cui è difficile orientarsi.

mertonNel 1942 il sociologo americano Robert Merton  formalizzò alcune fondamentali regole di condotta per gli scienziati. Se alcune ci appaiono antiquate occorre sostituirle con altre,  ma la bussola dell’etica scientifica non è oggetto da museo.

 

 

 

Babbage C., Passaggi dalla vita di uno scienziato, UTET, Torino, 2007
Babbage C., Reflections  on the Decline of Science in England and on some of its Causes, Fellowes and Booth, London, 1830; Nature, 1989, 340, 499
Merton R., J. Legal Political Sociol.,1942, 1, 115
Guzzetti L., La frode scientifica, Liguori, Napoli, 2002
Judson H.F., The Great Betrayal: Fraud in Science, Harcourt, Orlando, 2004


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: «Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.